Tutti pazzi per i BRICS

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  Michele Bodei
  01 giugno 2023
  5 minuti, 20 secondi

Il gruppo BRICS è stato fondato nel 2009 da Brasile, Russia, India e Cina: quattro paesi in via di sviluppo caratterizzati da un vasto territorio, una nomerosa popolazione e una forte crescita del PIL – ai quali si è aggiunto il Sudafrica nel 2011 – che ogni anno si riuniscono per discutere gli obiettivi comuni per proporre un commercio globale diverso da quello regolato dall’egemonia mondiale statunitense e basato sul petrodollaro, in quanto l’unica valuta accettata dagli esportatori di petrolio è il dollaro.

Nell’ultimo decennio il gruppo si è dimostrato promettente: i cinque a paesi in totale oggi rappresentano il 42% della popolazione mondiale, il 25% del territorio sulla Terra, il 23% del PIL mondiale e il 16% del commercio internazionale. Ma l’impesa di maggiore successo è stata l’istituzione nel 2014 della Nuova Banca di Sviluppo, l’istituzione finanziaria fondata come alternativa al Fondo Monetario Internazionale, e che si occupa di finanziare progetti di sviluppo tra gli stati membri – a cui si sono aggiunti negli anni successivi Bangladesh, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Uruguay.

La crescita del gruppo ha attratto diversi paesi in via di sviluppo, che negli ultimissimi anni hanno avanzato domande di adesione o comunque manifestato interesse al progetto.

A giugno del 2021 hannno chiesto di farne parte Iran e Argentina. Quest’ultima era già stata invitata come partecipante esterno al vertice BRICS del 2014. Nonostante abbia il secondo PIL più elevato dell’America Latina e con un indice di sviluppo alla pari con i membri fondatori, l’Argentina non era stata inclusa perché si temeva potesse cadere in un altro default finanziario come sucesse nel 2001. Cina e Russia hanno sempre guardano Buenos Aires con interesse, ma dopo l’elezione di Lula anche il Brasile ha dimostrato altrettanto, tant’è che negli ultimi mesi si è tornati a discutere dell’idea di una moneta unica in America Latina.

L’interesse che l’Iran ha manifestato verso i BRICS non dovrebbe sorprenderci: sotto il peso delle sanzioni economiche imposte da Washington, Teheran può solo sperare in un nuovo ordine decentrato dal dominio degli Stati Uniti. Xi Jin Ping aveva già criticato queste sanzioni in passato e la Russia di oggi, isolata dall’Occidente a causa della guerra in Ucraina, empatizza molto la posizione persiana. Un eventuale coinvolgimento dell’Iran potrebbe rimodellare l’organizzazione BRICS in un senso più ideologico, guidata dall’insofferenza verso il peso delle decisioni degli Stati Uniti nel mondo.

A novembre ha seguito l’Algeria con la domanda di adesione. Lo stato nordafricano ha avuto molta fortuna dall’invasione dell’Ucraina: principale esportatore di gas naturale in Africa, è riuscito ad aumentare notevolmente le vendite in Europa – ottenendo 50 miliardi di dollari di entrate lo scorso anno. Dall’altro lato si sta forenendo di armi per l’80% dalla Russia, diventando il suo terzo importatore di armi. L’ambizione di Algeri a far parte dei BRICS fa parte di una nuova politica estera del paese che vuole assumere una posizione di prestigio più alta, rimanendo neutrale, ma incontra comunque dei limiti. Per prima cosa, il governo algerino è di tipo autoritario e può essere indebolito dai movimenti sociali che si trova ad affrontare al suo interno, mentre dall’altra parte bisogna considerare la posizionedegli altri paesi nella stessa regione. Non è un caso che anche l’Egitto, che a marzo è entrato a far parte della Nuova Banca di Sviluppo, è altrettanto interessato. Il problema che si trova ad affrontare Il Cairo è la grave crisi economica – in cui pesa molto il debito estero e i prestiti passati del Fondo Monetario Internazionale – che portano il paese il rischio di un default. Per ora una sua futura membership – come quella dell’Algeria – è sostenuta dal Sudafrica, interessata ad avvicinare l’equilibrio dei BRICS verso l’Africa. In modo simile si può parlare di Senegal e Nigeria, da cui è attratta anche la Cina, che negli ultimi anni ha investito molto nella regione. Pechino ha esteso l’invito anhe all’Indonesia, che sarebbe interessata ad approfondire i rapporti con gli alrti BRICS, anche se la sua politica dimostra di essere maggiormente orientata agli scambi con i paesi vicini. Un ruolo fondamentale potrebbe essere ricoperto dall’Arabia Saudita, uno dei più importanti esportatori di petrolio. Al vertice tra Riyad e Pechino, Xi Jin Ping sperava di ottenere il permesso di comprare le risorse petrolifere in Yuan, ma così non è successo.

È importante notare che l'ammissione di nuovi membri nel BRICS non è un processo automatico o immediato. Richiede una valutazione approfondita degli interessi e dei benefici reciproci per tutti i membri esistenti e il potenziale candidato. Tuttavia, l'interesse da parte di questi paesi dimostra il riconoscimento del ruolo sempre più influente del BRICS nell'arena internazionale. Il boom di domande di adesione suggerisce di ridisegnare il progetto, in modo da svolgere le funzioni adatte per un tavolo di dialogo molto più multilaterale. A essere cambiati negli ultimi dieci anni sono stati anche i rapporti di potere tra gli stati membri, tra i quali spicca notevolmente l’economia cinese. Pechino potrebbe trainare la cooperazione tra gli stati emergenti, ma allo stesso tempo il timore verso una Cina troppo influente potrebbe frenare gli alleati.

Tutto sommato, i BRICS si stanno lentamente avvicinando ai loro obiettivi. La Cina ha promosso l'uso del suo yuan come alternativa al dollaro statunitense nelle transazioni internazionali. Ha anche firmato accordi bilaterali con altri paesi per bypassare l'uso del dollaro nelle transazioni commerciali. Allo stesso tempo, la Russia ha diversificato le sue riserve di valuta, riducendo la quota di dollari nel suo portafoglio. Nonostante questi sforzi, il petrodollaro rimane ancora dominante nel mercato energetico globale e il dollaro statunitense continua a essere la principale valuta di riserva internazionale. La dedollarizzazione è un processo complesso che richiede cambiamenti strutturali e accordi internazionali ampiamente accettati.


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Fonti consultate:


https://www.goldmansachs.com/insights/archive/building-better.html

https://www.geopolitica.info/argentina-scommessa-brics/

https://www.reuters.com/world/middle-east/iran-applies-join-brics-group-emerging-countries-2022-06-27/

https://www.reuters.com/world/china/chinas-xi-criticises-sanctions-abuse-putin-scolds-west-2022-06-23/

https://formiche.net/2023/01/algeria-ruolo-2023/

https://t.co/2mrp7TeLqS

https://formiche.net/2022/12/usa-africa-sall-vertice-biden/

https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/nuovo-ordine-globale-nel-cantiere-dei-brics-36287

https://amp24.ilsole24ore.com/pagina/AEUwkqkB

https://www.italiaoggi.it/amp/news/a-davos-l-arabia-saudita-si-schiera-con-la-cina-per-ridurre-il-ruolo-e-il-primato-del-dollaro-nel-commercio-2590417

https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/xi-arabia-saudita-la-cina-sbarca-medio-oriente-36964

https://stratsea.com/should-indonesia-join-brics/

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Michele Bodei

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BRICS Brasile India Cina Russia Sudafrica Argentina Iran petrodollaro Algeria Arabia Saudita