L'Europa di domani: spunti e orientamenti da parte di due ex Premier italiani

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  Tiziano Sini
  27 aprile 2024
  2 minuti, 54 secondi

Due notizie in particolare hanno alimentato in maniera marcata il dibattito pubblico a livello europeo nell’ultima settimana ed entrambe sono ricollegabili a uno sforzo compiuto da due ex Presidenti del Consiglio italiano: Mario Draghi ed Enrico Letta[1].

La pubblicazione, infatti, la scorsa settimana del rapporto redatto dall’ex Premier del Partito Democratico sul Mercato Unico, e l’esposizione, da parte dell’ex Governatore della Banca Centrale Europea, sul rapporto sulla competitività che uscirà a giugno, durante un incontro all’High-level Conference on the European Pillar of Social Rights, hanno scaturito in maniera relativamente importante una serie di discussioni sul sistema europeo e sulle criticità che esso presenta. Non una novità, ma sicuramente un imprinting importante per passare dalle parole ai fatti, concertando strategie per il futuro.

Per quanto riguarda il report frutto del lavoro di Enrico Letta, presentato proprio nei giorni dell’ultimo Consiglio europeo, già il titolo premette l’orientamento dell’iniziativa: Much More Than a Market.

È piuttosto evidente su quale perno il lavoro si appoggi: quello di un rilancio dell’eccezionale progetto del Mercato Unico Europeo, che ha garantito crescita, benessere e prosperità economica al Vecchio Continente, ma che attualmente sta affrontando crisi che ne mettono in discussione le basi e il funzionamento. Per attuare il suddetto rilancio, il rapporto si apre a una serie di temi: dall’unione del mercato dei capitali fino alle questioni spinosa delle armi, andando a delineare una prospettiva strategica per il futuro, che a livello interpretativo potrebbe essere accostata a una vera e propria cassetta degli attrezzi per i policy makers europei per affrontare le sfide del futuro.

In maniera analoga, anche la presentazione delle linee guida da parte di Mario Draghi del rapporto che uscirà nei prossimi mesi ha sollevato un acceso dibattito su uno dei temi più dibattuti dalla ripresa della crisi Covid: la competitività.

Se, infatti, il tema non è una novità, con i nuovi assetti globali e le politiche messe in atto da Usa e Cina, per l’Europa non è più possibile mantenere delle asimmetrie interne così marcate, che ne minano la stabilità e la crescita, quanto è piuttosto dirimente negoziare politiche comuni, che garantiscano maggiore coesione economica e competitività.

In base a questi orientamenti, il rapporto si focalizzerà su 10 macro-settori strategici dell’economia europea, con tre elementi che saranno la chiave di volta dell’intera iniziativa: capacità di fornire beni pubblici, i quali potranno garantire una leva finanziaria nei settori cardine, con un riferimento nemmeno tanto velato, anche in questo caso, all’Unione dei mercati dei capitali; capacità di garantire maggior vantaggio competitivo alle imprese europee, assicurando maggiore “scalabilità” e, di conseguenza, quote di mercato più vantaggiose[2]; e, per ultimo, la capacità di aumentare l’approvvigionamento delle materie prime critiche, rafforzando le catene del valore e focalizzandosi sull’ampliamento di strategie come il Critical Raw Materials Act[3].

Molti spunti di riflessione sul tavolo quindi, alcuni dei quali verranno ulteriormente chiariti nei prossimi mesi; nonostante questo, gli orientamenti sembrano già piuttosto chiari e spetterà al nuovo Parlamento e alla nuova Commissione raccoglierne gli input per portare avanti politiche efficaci per il futuro.



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Tiziano Sini

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