L’odio, gli incel e le donne

Quella rabbia che bolle sotto la superficie

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  Fabiana Cuccurese
  06 luglio 2025
  6 minuti, 15 secondi

Il 13 marzo 2023, su Netflix, sbarca la serie TV Adolescence, che in pochissimo tempo supera i 124 milioni di visualizzazioni.

I media non tardano a riportare l’enorme successo della serie: le recensioni si diffondono rapidamente e il pubblico, conquistato, si lancia a guardarla in massa.

La miniserie è diretta, brutale e incisiva.

Porta alla luce un problema silenzioso, ma sempre più dilagante nella nostra società: l’odio, la violenza che si annida su Internet, nei forum, sulle piattaforme nascoste, e che cattura giovani menti maschili fragili, trascinandole in un fenomeno complesso e molto più diffuso di quanto si pensi: quello degli incel.

Ma che cosa sono gli incel?

Il nome incel, ovvero “involuntary celibate” (involontariamente celibe), è la definizione di una persona di sesso maschile che non riesce a sviluppare rapporti affettivi e sessuali con l’altro sesso. Da questa condizione, queste persone sviluppano una forte frustrazione che si concretizza in pensieri e teorie di odio nei confronti delle donne.

Queste persone trovano forza e sviluppano queste teorie attraverso blog, siti web e gruppi sui social network, in cui condividono la rabbia e la sofferenza che provano per la loro incapacità di avere relazioni, sentendosi inferiori.

Com’è nato questo fenomeno?

Il termine incel nasce nel 1997 da un sito web intitolato Alana's Involuntary Celibacy Project, con lo scopo di poter condividere le proprie frustrazioni riguardo ad appuntamenti e sessualità. Creato da una donna e frequentato anche da donne, nel corso del tempo si è evoluto in siti web molto più misogini ed estremi, portando alla situazione attuale, in cui la comunità è unicamente di sesso maschile.

Il pensiero alla base?

Gli incel hanno sviluppato una serie di teorie che attribuiscono la colpa alle donne, celando le loro insicurezze e la loro scarsa autostima.

Credono di essere poco attraenti, a causa di fattori genetici e biologici, e ritengono l’aspetto fisico o il potere sociale, il fattore più importante per attrarre una donna, sviluppandone un’ossessione.

Sostengono che le donne siano selettive e siano attratte solo dalla ricchezza, dall’aspetto fisico etc. La donna viene dunque vista come insensibile, superficiale e incapace di provare empatia, che non sceglie il proprio partner sulla base della personalità e delle emozioni.

Questo aspetto viene accentuato anche dalla credenza che i maggiori diritti ottenuti dalle donne negli ultimi decenni abbiano dato loro il “potere” di scegliere con chi intraprendere un rapporto, e che è quindi colpa della modernità e della libertà delle società occidentali se si trovano ad essere esclusi e non avere alle relazioni.

Non si considerano in nessun modo responsabili della situazione in cui vivono: si ritengono vittime del comportamento delle donne e della società moderna.

Incel e violenza

I discorsi violenti sono molto comuni nei gruppi incel, da livelli bassi ad alti in base al tipo di gruppo in cui si entra.

Nei gruppi social (basso livello) si tratta prevalentemente di idee di suicidio, un tema molto comune che viene incoraggiato nei gruppi come modo per punire la società per essere stati esclusi. Nei siti web e nei forum (alto rischio) è più comune trovare discussioni di violenza sulle donne o violenze di massa. All’interno, gli argomenti di discussioni trattano di violenze che vanno dall’umiliazione all’intimidazione fino a molestie e comportamenti criminali violenti.

Seppur non tutti gli incel sostengano gli atti di violenza sociale, la comunità dichiara che non serva necessariamente dichiararsi incel per essere considerati parte del loro mondo: basta piuttosto incarnarne la condizione. È per questo che, in alcuni casi, vengono esaltati come “eroi” anche uomini esterni alla comunità, autori di violenze contro le donne o protagonisti di episodi legati al rifiuto.

Questo ci ricollega alla serie di commenti che leggiamo ogni volta sotto ai casi di femminicidio in Italia, che, ricevendo attenzione mediatica e sui social network, attirano molti utenti di sesso maschile che esprimono solidarietà, comprensione, e che arrivano a definire l’assassino come vittima. Un esempio è tra i commenti al femminicidio di Sara Campanella – 22 anni, uccisa il 31 marzo 2025 a Messina da Stefano Argentino, un collega che la tormentava almeno da due anni nonostante lo avesse rifiutato – dove si leggono frasi come: “Una che scrive ‘Mi amo troppo per stare con chiunque’ doveva essere un’esaltata della peggior specie. Non ci mancherà”, “La gente non riesce a comprendere che ha reagito male e la vittima è lui”, “Perché non parliamo pure di come si sentono gli uomini ad essere rifiutati”, e ancora “Grande Stefano”.

Il femminicidio viene quindi visto come un fenomeno “giustificabile” o “comprensibile” come reazione a un rifiuto, rivelando il fenomeno incel come parte di una comunità più grande, non solo dei sostenitori nei forum, ma ormai nello scenario quotidiano online.

A conferma di questa deriva, l’ultimo caso noto è quello di Martina Carbonaro, 14 anni, uccisa il 26 maggio 2025 ad Afragola dall’ex fidanzato di 18 anni, reo confesso. Anche in questo caso, il movente è stato il rifiuto. Sul web sono comparsi messaggi che minimizzano la responsabilità dell’assassino, accusando invece la ragazza di essersi fidanzata troppo presto o i genitori di averglielo permesso, come se la colpa non fosse dell’autore del delitto, ma dell’ambiente femminile libertino che lo avrebbe “provocato”.

Il disagio psicologico degli incel

Dietro a queste credenze, a queste teorie e questo costante incolpare le donne, si nascondono altissimi livelli di sofferenza mentale. Un sondaggio svolto nel 2020 da un gruppo di ricercatori statunitensi riporta percentuali molto alte di persone con sintomi depressivi, ansiosi o con disturbi dello spettro autistico. Inoltre, le risposte rivelavano un’alta percentuale di persone con traumi causati da bullismo o persecuzione per la loro identità incel. Dietro a questo fenomeno, dunque, si nascondono molte persone in difficoltà psicologica che non hanno accesso in molti casi ai percorsi psicoterapeutici.

È importante quindi chiarezza: non tutti i membri delle piattaforme incel sono estremisti o violenti. Generalizzare e stigmatizzare un intero gruppo rischia solo di alimentare ulteriormente la frustrazione e l’isolamento sociale. Nonostante questo però è innegabile il pericolo che questo fenomeno violento porta dietro di sé.

Per contrastare davvero il rischio di radicalizzazione servono interventi mirati, a partire dalle scuole: programmi di prevenzione e supporto psicologico capaci di intercettare il disagio e offrire alternative concrete prima che sia troppo tardi.

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L'Autore

Fabiana Cuccurese

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Società

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Donne Femminicidi Incels odio Online