L'ONU condanna il Ruanda per il finanziamento dell'insurgenza nella Repubblica Democratica del Congo

  Articoli (Articles)
  Chiara Cecere
  23 marzo 2023
  4 minuti, 34 secondi

Il conflitto nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo (RDC), che ha contrapposto l'esercito al gruppo ribelle del Movimento del 23 marzo (M23) e ha messo in crisi la tregua raggiunta appena il 7 marzo, ha spinto i Paesi vicini a mobilitarsi nel tentativo di contenere un'escalation che potrebbe destabilizzare l'area.

Domenica 12 marzo, al termine di una visita di tre giorni nella RDC, una delegazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha lanciato un appello per una negoziazione che possa porre fine alle atrocità sempre più cruente nell'est del Paese, flagellato dalla violenza da quando le milizie dell'M23 hanno preso le armi alla fine del 2021 e si sono impadronite di ampie porzioni di territorio. Negli ultimi giorni, i combattenti dell'M23 hanno preso e occupato la città di Goma, ovvero, la principale città della RDC orientale, non distante dal Ruanda e sede di oltre 1 milione di persone, minacciando di bloccarvi tutte le strade di accesso. Secondo le Nazioni Unite, i combattimenti tra le forze congolesi e l'M23, che secondo la RDC e altri Paesi è sostenuto dal Ruanda, hanno finora causato più di 800.000 sfollati.

La delegazione di ambasciatori del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite era arrivata nella RDC martedì 7 marzo e ha incontrato il Presidente Felix Tshisekedi; sabato 11 marzo, ha visitato Goma, dove ha incontrato alcuni funzionari locali e visitato un campo per sfollati. Tale visita arriva dopo il fallimento di un cessate il fuoco negoziato con l'Angola, mediatrice designata dall’Unione Africana, e interrotto martedì, lo stesso giorno in cui doveva entrare in vigore. Inoltre, non è la prima iniziativa di pace a non riuscire a vedere il sole. L'Angola ha successivamente annunciato l'invio di un contingente nel Paese dei Grandi Laghi per costringere le milizie a rispettare il cessate il fuoco ed evitare un'escalation. Intanto, il Kenya e il Burundi hanno già inviato alcune truppe, mentre l'Uganda e il Sud Sudan hanno in programma di farlo nei prossimi mesi.

Oltre a ciò, L’ONU segnala il governo del Ruanda come finanziatore dell’insorgenza: di maggioranza Tutsi, i ribelli riaccendono un conflitto che rimanda al 1994. Infatti, il Ruanda ha a lungo sostenuto l'M23 e il suo predecessore, il Congresso nazionale per la difesa del popolo (Congrès national pour la défense du peuple, CNDP). Quindi, le radici del conflitto si trovano nel genocidio del Ruanda del 1994, quando le forze governative e le milizie hutu assassinarono 1 milione di tutsi. Dopo il ritorno al potere del Fronte Patriottico Ruandese - di rappresentanza tutsi -, milioni di hutu fuggirono in Repubblica Democratica del Congo, dove il conflitto tra i gruppi continua. Invece, l’M23 è stato fondato nel 2012 in quanto erede della guerrilla tutsi che, con il sostegno ruandese, continua i combattimenti nel nord est della RDC. In realtà, una controffensiva del governo congolese nel 2012 aveva placato i combattimenti, ma fino al 2021, quando un gruppo ribelle è riapparso in un’offensiva contro le forze congolesi.

Human Rights Watch ha rilevato che, il 29 novembre, i ribelli dell'M23 hanno ucciso sommariamente almeno 22 civili a Kishishe in seguito a combattimenti con fazioni di Mai-Mai Mazembe, Nyatura e Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (Forces démocratiques de libération du Rwanda, FDLR). Inoltre, informazioni attendibili indicano che l'M23 abbia ucciso almeno altri 10 civili durante la ricerca dei membri della milizia. Ulteriori rapporti delle Nazioni Unite e di altri soggetti concludono che i combattenti dell'M23 potrebbero aver ucciso illegalmente molte più persone, tra i quali i combattenti catturati.

Ma, in una dichiarazione del 3 dicembre 2022, l'M23 ha risposto respingendo le accuse di omicidio. Nonostante ciò, Human Rights Watch ha recentemente documentato il coinvolgimento del Colonnello dell’Esercito Nazionale del Congo, Salomon Tokolonga, in una coalizione di gruppi armati congolesi che si fa chiamare 'Coalizione Patriottica'. Secondo l'organizzazione, gli ufficiali congolesi che assistono gruppi armati nel commettere abusi possono essere ritenuti responsabili di aver favorito crimini di guerra. In ogni caso, il Congo ha l'obbligo legale internazionale di indagare sui presunti crimini di guerra commessi sul suo territorio e di perseguire adeguatamente i responsabili.

Gli sforzi di mediazione dell'Unione Africana, guidati dall'Angola, tra i presidenti di Congo e Ruanda non hanno portato ad alcun progresso. L'Unione Africana e i suoi Paesi membri dovrebbero rendere chiaro al Ruanda, pubblicamente e privatamente, che il suo continuo sostegno militare all'M23 potrebbe coinvolgere il Ruanda stesso negli abusi dell'M23 come questione di responsabilità di Stato e che i funzionari ruandesi potrebbero essere ritenuti complici dei crimini di guerra dell'M23, ha affermato Human Rights Watch. Però, Il governo di Kigali continua a negare qualsiasi accusa. 

La EAC, Comunità dell’Africa Orientale, ha deciso l’invio di truppe dopo la fuga di 800.000 congolesi dalle proprie case. Quasi un migliaio di soldati kenioti e una trentina di soldati burundesi di trovano su quel territorio al momento. Inoltre, gli Stati Uniti, l'Unione Europea, la Francia, il Regno Unito e altri Paesi dovrebbero sospendere il sostegno militare al Ruanda finché questo supporterà l'M23. In particolare, l'UE dovrebbe garantire che la sua recente assistenza alla missione delle Forze di Difesa ruandesi nel nord del Mozambico sia adeguatamente monitorata per evitare che l'UE contribuisca indirettamente a operazioni militari abusive nel Congo orientale.

Mondo Internazionale APS - Riproduzione Riservata ® 2023


Fonti consultate per la stesura dell'articolo:

Immagine: https://www.pexels.com/photo/the-flag-of-the-democratic-republic-of-the-congo-13966976/

https://www.hrw.org/news/2023/...

https://elpais.com/internacion...

https://www.internazionale.it/magazine/2023/03/16/la-promessa-angolana

https://www.lemonde.fr/afrique/article/2023/03/13/une-delegation-de-l-onu-appelle-a-des-negociations-dans-l-est-de-la-republique-democratique-du-congo_6165250_3212.html

Condividi il post

L'Autore

Chiara Cecere

La mia passione per ciò che studio deriva dalla mia inappagabile curiosità, unita ad un briciolo di idealismo. Per quest’ultimo aspetto, le mie esperienze all’estero in precedenza sono state concentrate sui paesi scandinavi: ho trascorso un anno a Stoccolma lavorando come ragazza alla pari durante il mio gap year prima dell’università e ho vinto lo scambio con la prestigiosa università di Lund da gennaio a giugno 2020, durante la triennale in Diplomatic International Sciences all'Università di Bologna. La mia determinazione è confermata dal fatto che sia riuscita a raggiungere un buon livello di svedese in meno di un anno. Inoltre, il secondo semestre del primo anno (gennaio 2022), ho preso parte ad un secondo Erasmus presso l’università di Science Po Lyon, che ho vinto facendo domanda per la carriera futura, magistrale di International Relations - International Affairs. Sono appassionata ed entusiasta riguardo alla scelta del corso di studi triennale, per cui ho scelto di continuare con una magistrale in International Affairs all’università di Bologna. Ho scelto il curriculum di International Affairs proprio perché sono attratta da aree geografiche diverse dall’Europa, in particolare l’Africa. Considero la mia apertura mentale e la mia sensibilità culturale le mie migliori qualità, e la mia forza motrice è una grande curiosità unita a un pizzico di idealismo.

Tag

rdc congo Ruanda ONU angola m23 Repubblica Democratica del Congo conflitto insorgenza Organizzazione delle Nazioni Unite United Nations UN Africa uprising Crisi Escalation sfollati cessate il fuoco hutu tutsi human rights watch crimini di guerra