L'Unione Africana nella mediazione del conflitto Etiopia-Tigray

  Articoli (Articles)
  Chiara Cecere
  19 ottobre 2022
  4 minuti, 26 secondi

Dal 4 novembre 2020, il Tigray è il centro di una delle guerre più distruttive al mondo, che ha causato la fuga di più di 50,000 persone nell’Est del Sudan; mentre l’Unione Africana non riesce a trovare soluzioni al conflitto.

Cameron Hudson, analista ed ex-capo degli Affari africani per lo US National Security Council la definisce “the new Great War of Africa” - paragonabile alla tragica guerra del Congo di 25 anni fa in cui avevano preso parte sei stati africani. In questo conflitto è confermato il coinvolgimento di Eritrea, Somalia e Sudan come presenza di combattenti, e Turchia, Emirati Arabi Uniti, Russia, Iran e Cina per i rifornimenti di armi e munizioni. Il Presidente dell’Etiopia Abiy Ahmed - premio Nobel per la pace 2019 - ha imposto un blocco informativo, tagliando le linee telefoniche e internet nella regione, e bloccando l’accesso ai social media, coprendo la gravità degli scontri. Dopo più di un anno di conflitti, circa il 40% della popolazione del Tigray soffre di una estrema povertà e mancanza totale di cibo. Oltre all’insicurezza alimentare, si aggiunge la maggiore violenza di genere, che impedisce l’accesso di donne e bambini alla sanità, social welfare e risorse di giustizia.

“L’Unione Africana è uno scudo per i dittatori” è il messaggio della Global Society of Tigray Scholars and Professionals (GSTS) in occasione della giornata dell’Africa. Nata nel 1963, l’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA), con sede ad Addis Abeba, sancisce l’unione di 31 paesi contro il colonialismo, incaricandosi dello sviluppo socioeconomico del paese. Nell’atto costitutivo, l’OUA si faceva portavoce del principio di non-ingerenza e di inviolabilità territoriale, vietando quindi interventi a livello regionale nella risoluzione dei conflitti nel Continente. Nel 2002 nasce l’Unione Africana (UA), con un occhio verso il Panafricanismo, attenta ai principi stability e security. Dal principio di non-intervento alla non-indifferenza: viene quindi sancito il diritto di intervento in uno stato membro rispetto a gravi circostanze come crimini di guerra, genocidio e crimini contro l’umanità. Il Consiglio di Pace e Sicurezza, creato nello stesso 2002, già l’anno dopo autorizza una Missione di Peacekeeping in Burundi (AMIB), a intera guida africana.

La credibilità dell’UA, ma soprattutto la sua imparzialità, è messa a dura prova dalla questione. Nonostante i molteplici tentativi di raggiungere una soluzione condivisa, gli ultimi negoziati sono risultati come vani alla Comunità Internazionale. Il processo di pace ufficiale, promosso dall’Unione Africana (UA), è rimasto ad un punto fermo per questioni di mediazione e di fondi. Al contempo, da marzo, gli Stati Uniti hanno organizzato tre riunioni fuori dall’area del conflitto – a Gibuti e alle Seychelles – con i leader delle parti in guerra: il governo etiope e il Tigray People’s Liberation Front (TPLF). Gli sforzi statunitensi non sono stati sufficienti però ad evitare la ripresa della guerra, più sanguinaria e distruttiva di prima, che ha portato l’amministrazione Biden ad essere criticata per non aver fatto abbastanza pressione sulle parti coinvolte. L’ex presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, il mediatore incaricato finora, non è riuscito a ottenere dei compromessi, ed è particolarmente criticato dai tigrini per favorire il leader etiope Abiy.

Nei primi giorni di ottobre è arrivato un annuncio a sorpresa dell’UA, che invitava entrambe le parti a dialogare in Sudafrica, dal presidente della African Union Commission Moussa Faki Mahamat. In questo caso la proposta, per quanto complessa, era stata accettata da entrambe le parti. Ma lo stesso venerdì 7 ottobre – un giorno prima dell’inizio ufficiale dell’inizio dei dialoghi - l’incontro è stato rinviato a data da destinarsi per problemi logistici. Inoltre - secondo alcuni giornali, tra cui il SudanTribune - a far saltare l’incontro è stato l’ex presidente keniano Uhuru Kenyatta (che oggi è l’inviato del suo paese per la pace nel Corno d’Africa e nella regione dei Grandi laghi), che dichiarava di essere stato avvisato troppo tardi della riunione e di avere altri impegni che gli impedivano la partecipazione. Kenyatta, che preme di avere un ruolo di rilievo nella mediazione, ha dichiarato che la priorità per continuare i negoziati è il bisogno di entrambi le parti di cessare il fuoco. Metta-Alem Sinishaw, un analista politico esperto di Etiopia e East Africa, ha avanzato l’opinione che questa risposta tardiva di Kenyatta desta sospetti sulla sua sincerità, che dunque mette in discussione il suo ruolo come mediatore, soprattutto in quanto alla sua visita ufficiale in Etiopia.

Il leader dei TPLF, Debretsion Gebremichael, ha espresso il bisogno di chiarimenti in quanto il suo partito non è stato consultato prima dell’invito, e si augurano di ricevere spiegazioni prima dell’inizio dei trattati di pace. La richiesta rimane senza risposta. Un attivista tigrino, Million Gebremedhin, ha espresso il suo disappunto per la completa inabilità dell’Unione Africana di trovare una soluzione durabile per il conflitto, soprattutto per il mancato impegno di mediazione nei confronti della parte Tigrina.

L’Unione Africana è sempre stata criticata per la sua governance inefficiente e per la sua inabilità di promuovere una pace credibile, stabilità e sicurezza. Gli auspici non sono al momento favorevoli, in quanto l’AU non ha ufficialmente annunciato la nuova data per l’inizio dei trattati di pace o spiegato i veri motivi del rinvio.

Fonti:

https://www.nytimes.com/2022/1...

https://sudantribune.com/artic...

https://www.likequotidiano.it/...
https://www.geopolitica.info/u...

Immagine: https://pixabay.com/it/photos/...

Condividi il post

L'Autore

Chiara Cecere

La mia passione per ciò che studio deriva dalla mia inappagabile curiosità, unita ad un briciolo di idealismo. Per quest’ultimo aspetto, le mie esperienze all’estero in precedenza sono state concentrate sui paesi scandinavi: ho trascorso un anno a Stoccolma lavorando come ragazza alla pari durante il mio gap year prima dell’università e ho vinto lo scambio con la prestigiosa università di Lund da gennaio a giugno 2020, durante la triennale in Diplomatic International Sciences all'Università di Bologna. La mia determinazione è confermata dal fatto che sia riuscita a raggiungere un buon livello di svedese in meno di un anno. Inoltre, il secondo semestre del primo anno (gennaio 2022), ho preso parte ad un secondo Erasmus presso l’università di Science Po Lyon, che ho vinto facendo domanda per la carriera futura, magistrale di International Relations - International Affairs. Sono appassionata ed entusiasta riguardo alla scelta del corso di studi triennale, per cui ho scelto di continuare con una magistrale in International Affairs all’università di Bologna. Ho scelto il curriculum di International Affairs proprio perché sono attratta da aree geografiche diverse dall’Europa, in particolare l’Africa. Considero la mia apertura mentale e la mia sensibilità culturale le mie migliori qualità, e la mia forza motrice è una grande curiosità unita a un pizzico di idealismo.

Tag

Unione Africana etiopia TIGRAY African Union