Negli ultimi anni si sente spesso parlare di microplastiche, e in particolare del fatto che riescono a entrare nell'intera catena alimentare e, quindi, anche nel nostro corpo. Se da una parte questo scatena preoccupazioni riguardo agli effetti negativi che le microplastiche potrebbero avere sulla nostra salute, dall'altra si riflette ancora poco sulla loro pericolosità per l’ambiente. Le microplastiche inquinano, anche tanto, ma forse non ci rendiamo ancora conto del reale impatto che hanno su piante e animali.
Secondo una definizione ampiamente riconosciuta dagli esperti, le microplastiche si possono suddividere in primarie e secondarie, ognuna con un ruolo preciso:
- “Le microplastiche primarie sono plastiche prodotte intenzionalmente in dimensioni ridotte, per essere usate, ad esempio, nei cosmetici (prodotti per il trucco, detergenti, dentifrici), nelle vernici, nelle paste abrasive e nei fertilizzanti, per le loro proprietà abrasive, esfolianti e leviganti o per il mantenimento dello spessore, aspetto e stabilità del prodotto”.
- "Le microplastiche secondarie sono originate dall’usura, deterioramento e frammentazione di materiali in plastica di dimensioni maggiori, compresi tessuti sintetici e copertoni delle ruote. Infatti, la plastica presente nell’ambiente, spesso derivante dallo smaltimento non corretto dei prodotti di consumo, viene sottoposta a processi di degradazione molto lenti a opera della luce, a processi termo-ossidativi o di biodegradazione che indeboliscono l’integrità del materiale di origine, portando alla frammentazione in pezzi inferiori ai 5 mm. Le microplastiche secondarie costituiscono la quota maggiore delle microplastiche disperse nell'ambiente”.
Inoltre, le microplastiche entrano effettivamente anche nel nostro cibo, indipendentemente dal fatto che mangiamo a casa o al ristorante. I frammenti di plastica fanno ormai parte della nostra alimentazione... Non si salva nemmeno chi vive fuori città e possiede un piccolo terreno adibito a orto: la plastica, infatti, è ormai troppo diffusa negli ecosistemi che abitiamo per non intaccare ciò che si può coltivare autonomamente. “Il cibo fresco, per esempio, può essere plasticfree quando è raccolto o catturato, ma contenere plastiche nel momento in cui è maneggiato, confezionato e arriva nelle nostre mani. Macchinari, taglieri, imballaggi di plastica possono tutti depositare micro- e nano plastiche sul cibo che poi consumiamo. Questo studio evidenzia la necessità di capire quale plastica può finire nel cibo per gestire la sicurezza alimentare”, spiega Joost Nelis, ricercatore dello Csiro.
Per cercare di rendere conto di quanto la plastica sia presente nel cibo che consumiamo, secondo uno studio molto rilevante del 2018, “con ogni piatto andiamo ad ingerire circa 114 particelle di plastica in modo involontario, in seguito al consumo di un piatto di cibo. Queste particelle sarebbero derivate dall'ambiente in cui viviamo e consumiamo i pasti, anche in ambito familiare”.
Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP), il mondo "sta annegando sotto il peso dell'inquinamento da plastica, con oltre 430 milioni di tonnellate di plastica prodotte ogni anno e le microplastiche si trovano negli oceani, negli alimenti e nell'acqua potabile, alcune delle quali provengono da indumenti e filtri di sigarette”.
La consapevolezza della fragilità del nostro pianeta così come di tutti i danni, anche irreparabili, che le microplastiche gli procurano, ci impone di agire adesso se non vogliamo che si arrivi al punto di non ritorno. Considerando che la maggior parte degli imballaggi è in plastica, che i rifiuti di plastica sono i più numerosi e inquinanti, che il mondo è pieno di plastica dispersa e nei paesi più poveri si stanno creando discariche illegali molto pericolose per la salute, è evidente quanto sia necessario cercare di limitare il più possibile i nostri scarti in modo da rendere più sano il nostro ambiente, per noi e per le generazioni future.
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L'Autore
Valeria Fraquelli
Mi chiamo Valeria Fraquelli e sono nata ad Asti il 19 luglio 1986. Ho conseguito la Laurea triennale in Studi Internazionali e la Laurea Magistrale in Scienze del governo e dell’amministrazione presso l’Università degli Studi di Torino. Ho anche conseguito il Preliminary English Test e un Master sull’imprenditoria giovanile; inoltre ho frequentato con successo vari corsi post laurea.
Mi piace molto ascoltare musica in particolare jazz anni '20, leggere e viaggiare per conoscere posti nuovi ed entrare in contatto con persone di culture diverse; proprio per questo ho visitato Vienna, Berlino, Lisbona, Londra, Malta, Copenhagen, Helsinki, New York e Parigi.
La mia passione più grande è la scrittura; infatti, ho scritto e scrivo tuttora per varie testate online tra cui Mondo Internazionale. Ho anche un mio blog personale che tratta di arte e cultura, viaggi e natura.
La frase che più mi rappresenta è “Volere è potere”.
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