Migranti reclutati per respingere migranti: la "soluzione" della Grecia mentre continuano i naufragi

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  Laura Rodriguez
  12 luglio 2023
  5 minuti, 13 secondi

Dalle testimonianze delle vittime ai rapporti di varie Ong, diverse sono le prove della nuova strategia escogitata per rendere il lavoro della polizia greca più semplice. Quest'ultima avrebbe iniziato a reclutare migranti irregolari per deportare altri migranti, anch'essi irregolari, verso la Turchia: è questo l'escamotage pensato da Atene per evitare il problema dell’attraversamento del confine turco, segnato dal fiume Evros, con le proprie imbarcazioni.

Nel rimpatriare illegalmente i migranti in territorio turco mettendoli su barche e gommoni, le forze dell’ordine greche commettono esse stesse un illecito, ovvero l’attraversamento illegale del confine. Per ovviare a questo problema, la nuova strategia greca è ormai da mesi quella di costringere gruppi di migranti a rimpatriare altri compagni. "Ho visto questi respingimenti nelle prime ore del mattino perché sono un agricoltore", ha spiegato un residente di Orestiada, a sei chilometri dal confine turco. "Vedi arrivare furgoni senza targa. Nessuno li ferma o li denuncia perché tutti sanno che appartengono alla polizia", ha riferito.

È una pratica che sta diventando sempre più diffusa, ma che non è del tutto nuova. Infatti, il Border Violence Monitoring Network (Bvmn), una rete di Ong che monitora violazioni dei diritti umani alle frontiere esterne dell'Ue, ha iniziato a ricevere segnalazioni di queste attività alla fine del 2020. "Prima si trattava di uomini greci con passamontagna, ma poi c'è stato un cambiamento ed è diventata una pratica standard". "I membri del gruppo sono costretti a guidare le imbarcazioni", ha spiegato Hope Barker, portavoce del Bvmn. Nel suo primo rapporto sui rimpatri forzati dello scorso gennaio, la Commissione nazionale per i diritti umani (Nchr) ha reso noto che in 20 dei 50 incidenti registrati erano presenti "stranieri" come "responsabili della parte fisica del trasferimento".

L'anno scorso, Human Rights Watch (una Ong per la difesa dei diritti umani) ha pubblicato uno studio basato sulle interviste fatte a 23 afghani che sono stati deportati illegalmente dalla Grecia alla Turchia. "Ho parlato con uno di loro. Ha detto che la polizia greca ha scelto lui e lo ha usato per attraversare il fiume in modo da non essere direttamente coinvolto nel respingimento" ha detto Morad riferendosi ai due afghani che lo hanno portato da una riva all’altra del fiume. Zayan, un altro di loro, è riuscito a parlare con uno dei "piloti" reclutati dalla polizia greca che ha raccontato: "Facciamo questo lavoro per tre mesi e poi otteniamo un documento di tre pagine. Con questo documento possiamo muoverci liberamente in Grecia e possiamo comprare un biglietto per un altro Paese".

Chiaramente questo è solo uno dei diversi scenari che configurano il fenomeno delle migrazioni nel Mediterraneo e, in particolare, il ruolo giocato dal governo greco in queste dinamiche. Quanto ai fatti più recenti, ha fatto molto discutere il naufragio avvenuto nella notte tra il 13 e 14 giugno, giudicato dall'agenzia delle Nazioni Unite per la migrazione come il secondo più letale che si sia mai registrato. Il più mortale si è verificato nell'aprile 2015, quando un peschereccio si è rovesciato al largo delle coste libiche mentre era in rotta verso l'Italia, causando la morte di circa 1.100 persone. Nel caso in questione, invece, il peschereccio che "ospitava" circa 750 persone è affondato al largo di Pylos lasciando più di 500 migranti presumibilmente annegati. “Da tre giorni erano senza cibo e acqua, in sette erano già morti di fame prima che la barca si rovesciasse”, ha raccontato un ragazzo siriano ai cui racconti si sono aggiunti anche quelli di altri testimoni che hanno spiegato come gli scafisti minacciassero le persone con dei machete. Come se non bastasse, le immagini riportate da vari giornali hanno rivelato che, al momento del naufragio, circa un centinaio di bambini si trovavano stipati nella stiva dell'imbarcazione.

Certo è che, come ha sostenuto il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, "questo non è un problema greco, ma un problema europeo". Se infatti non vi sono dubbi sul fatto che la ricerca e il soccorso in mare siano un imperativo legale e umanitario, è anche vero che l'attuale approccio al Mediterraneo sia impraticabile, così com'è ad oggi strutturato. Queste considerazioni non vogliono discolpare la Grecia, anche perché sarebbe difficile farlo di fronte a quelli che sono i continui eventi in cui il governo ellenico si trova coinvolto e per cui viene accusato spesso e volentieri di lasciar morire queste persone. Vi è senza dubbio il bisogno di una risposta collettiva perché è giunto il momento di definire una politica migratoria efficace affinché questo tipo di situazioni non si ripetano.

In particolare, nell'ambito del lavoro svolto dall'Agenzia dell'Unione europea per la tutela dei diritti fondamentali nelle procedure di asilo e di rimpatrio (FRA), un rapporto pubblicato il 6 luglio ha chiesto in maniera esplicita una protezione più efficace per i sopravvissuti ai naufragi e indagini rapide e indipendenti. Il rapporto contiene le misure che gli Stati membri dell'UE dovrebbero adottare per migliorare gli sforzi di ricerca e salvataggio e, parallelamente, fornire percorsi legali di sicurezza per prevenire le morti in mare.

Pur non menzionandoli, il rapporto punta il dito in maniera velata contro Paesi come Italia, Grecia e Malta, i principali protagonisti dei respingimenti in mare per sfuggire agli impegni che spetterebbero loro circa l'accoglienza dei migranti sul proprio territorio. "La tendenza a ritardare la ricerca e il salvataggio è legata alla mancanza di solidarietà nella presa in carico delle persone sbarcate" è quanto si legge nell'analisi dell'agenzia europea. A questo proposito, la Commissione esecutiva dell'UE ha dichiarato che il blocco europeo è vicino ad un accordo su come i Paesi membri possano condividere le responsabilità nell'assistenza ai migranti e ai rifugiati che intraprendono il pericoloso viaggio attraverso il Mediterraneo, mentre è in corso anche un'indagine giudiziaria sulle cause dell'ultimo di questi naufragi.

Le fonti utilizzate per la stesura dell'articolo sono consultabili ai seguenti link:

https://www.rainews.it/articoli/2023/06/naufragio-in-grecia-guterres-non-e-un-problema-greco-e-un-problema-europeo-10470f37-c524-4fb4-8d97-a214b410ab80.html

https://apnews.com/article/greece-missing-migrants-kalamata-8d9e8284e27880468d524eb934bb3f2a

https://www.rainews.it/articoli/2023/06/grecia-strage-di-migranti-nello-ionio-confessa-uno-degli-scafisti-video-mostra-nave-ferma-arrestati-trafficanti-pakistan-ad43bd12-b1a8-4a12-9269-099074ae4b31.html

https://fra.europa.eu/en/publication/2023/fra-deaths-sea-paper Report FRA

https://europa.today.it/attualita/migranti-morti-mare-vergogna-ue-operazioni-salvataggio.html

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Diritti Umani

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Migranti grecia naufragio Salvataggio morti in mare