La recente elezione dell'Arabia Saudita alla presidenza della Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne ha sollevato molte critiche e preoccupazioni a livello internazionale. La scelta di questo paese per un ruolo così significativo appare contraddittoria, considerando le ben documentate violazioni dei diritti delle donne nel regno saudita.
In Arabia Saudita, le donne continuano a essere vittime di discriminazioni legali e sociali, rafforzate dal sistema del tutore maschile. Questo sistema richiede alle donne di ottenere il permesso di un tutore maschile per molte attività fondamentali della vita quotidiana, come viaggiare, lavorare o sposarsi. Nonostante alcune riforme introdotte negli ultimi anni, il quadro giuridico e sociale rimane profondamente iniquo. Per esempio, la Legge sullo Statuto della Persona del 2022, presentata dalle autorità saudite come un passo in avanti verso l'uguaglianza, perpetua invece la discriminazione di genere in molti ambiti, tra cui il matrimonio, il divorzio, la custodia dei figli e l'eredità.
La situazione è ulteriormente aggravata dalla dura repressione contro le donne attiviste e difensore dei diritti umani. Il caso di Salma al-Shehab, una dottoranda condannata a 27 anni di carcere per aver sostenuto i diritti delle donne su X, è emblematico della repressione che le donne saudite devono affrontare. Manahel al-Otaibi, istruttrice di fitness e blogger, è un altro esempio: arrestata per aver pubblicato foto senza l'abaya e contenuti critici contro il sistema del tutore maschile, attende il processo davanti al Tribunale Penale Speciale per accuse legate alla sua attività sui social media.
La bozza del nuovo codice penale saudita, recentemente analizzata da Amnesty International, rappresenta un ulteriore peggioramento della situazione. La bozza non solo non offre protezioni adeguate contro la violenza di genere, ma criminalizza anche comportamenti che sono considerati normali in molte parti del mondo, come le relazioni sessuali consensuali tra persone adulte dello stesso sesso e quelle extramatrimoniali. Inoltre, garantisce l'impunità per i "crimini d'onore" e non riconosce lo stupro coniugale come reato, perpetuando così pratiche altamente repressive e discriminatorie.
La decisione di affidare la presidenza della Commissione sullo status delle donne all'Arabia Saudita sembra quindi in netto contrasto con gli obiettivi della Commissione stessa, che dovrebbe promuovere i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere a livello globale. Gli organismi delle Nazioni Unite dovrebbero garantire che i loro membri non solo partecipino alle discussioni sui diritti umani, ma rispettino e promuovano attivamente questi diritti sia a livello nazionale che internazionale. Affidare un ruolo così cruciale a un paese con un record così negativo in materia di diritti delle donne rischia di minare la credibilità della Commissione e di legittimare pratiche repressive.
Nonostante alcune recenti riforme, come il permesso di guidare concesso alle donne nel 2018 o l'aumento della loro partecipazione alla forza lavoro, l'Arabia Saudita continua a essere criticata per il suo record negativo sui diritti umani. Le donne saudite, pur avendo ottenuto alcuni diritti, continuano a guadagnare meno dei loro colleghi maschi e a essere soggette a severe restrizioni e punizioni per comportamenti che in altri paesi sarebbero considerati normali.
Le riforme promosse dal principe ereditario Mohammad bin Salman, parte del programma Vision 2030, mirano a modernizzare il paese e ridurre la sua dipendenza dal petrolio, ma queste riforme non hanno eliminato le profonde disuguaglianze di genere. Gli attivisti per i diritti umani denunciano che, nonostante l'apparente apertura, le donne continuano a essere oppresse sia dallo Stato che dalle loro stesse famiglie.
In conclusione, la nomina dell'Arabia Saudita a presiedere la Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne è stata accolta con scetticismo e preoccupazione, mettendo in luce l'apparente ipocrisia delle promesse di riforma del governo saudita e la necessità di un maggiore impegno da parte degli organismi internazionali per garantire che i diritti umani siano realmente rispettati e promossi.
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L'Autore
Chiara Del Prete
Tag
Diritti umani Diritti delle donne Arabia Saudita