Pericolo escalation in Israele

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  Tiziano Sini
  31 gennaio 2023
  3 minuti, 8 secondi

È passato solamente un mese dal giuramento del nuovo Governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu[1], che la situazione nel Paese sembra aver raggiunto livelli di tensione talmente elevati da far presagire una imminente escalation nell’area.

Che la situazione negli ultimi mesi non fosse tranquilla non era difficile notarlo, a partire dai violenti incidenti accaduti l’Aprile scorso, i cui strascichi sono giunti fino alla data odierna[2].

A rendere la situazione ancora più critica ci hanno, infine, pensato le nuove elezioni indette nel Paese e la costituzione della nuova maggioranza di Governo, composto oltre che dal Likud, da cinque formazioni politiche caratterizzate da posizioni di spiccato nazionalismo ed ortodossia religiosa, i cui leader hanno preso posto in dicasteri chiavi per la vita politica nel Paese.

Per quanto le premesse per una contrapposizione nell’area erano abbastanza palesi, tendono in considerazioni anche gli slogan e gli episodi che avevano caratterizzato la campagna elettorale, lo scenario è peggiorato in brevissimo tempo.

Venerdì 27 gennaio si è, infatti, verificato un pesante attentato davanti a una sinagoga a Neve Yaakov, nei pressi di Gerusalemme Est, una zona storicamente particolare, occupata dopo il 1967 ed abitata in prevalenza da israeliani ultraortodossi. Nell’attentato sono morte 7 persone, mentre altre 10 sono rimaste gravemente ferite[3].

Un’ondata di violenza che, però, non è da leggere come episodio isolato, soprattutto, alla luce di quanto successo negli ultimi giorni nell’area, dove l’esercito israeliano durante un blitz a Jenin, in Cisgiordania, aveva ucciso 10 palestinesi. Vittime che vanno a sommarsi alle circa venti che dall’inizio dell’anno sono state uccise durante gli scontri con le forze di sicurezza.

A questo episodio ha fatto seguito nella notte fra giovedì e venerdì il lancio di tre razzi verso Israele, a cui ha risposto Tel Aviv, lanciandone a sua volta 15, che sono andati a colpire il campo profughi di Al-Maghazi, il quartiere di Al-Zaitoun ed un’area ad est di Beit Hanoun. Secondo i primi bilanci non ci sarebbero state vittime nei bombardamenti, anche se la situazione stenta a placarsi, visto che nella giornata di sabato si è verificato un nuovo episodio di terrorismo che a Gerusalemme[4].

Il Paese, proprio durante la festività di Al-Shabbat, si trova così a fronteggiare una situazione quanto mai esplosiva, che sta di fatto minando degli equilibri mai per altro stabili.

Nelle ultime ore numerosi sono state le prese di posizione dai vertici del governo, a partire dal Ministero della Difesa Yoav Gallant, che ha dichiarato la massima allerta, fino a quando non sarà ripristinata la calma.

Sicuramente un aspetto non secondario della vicenda solo le tempistiche in cui sta accadendo.

Di fronte ad un periodo di forti turbamenti interni nel Paese, a seguito della discussa riforma della magistratura, varata dal Ministro della Giustizia Yariv Levin, “che stanno lacerando la nazione” come ha definito il Presidente Herzog, la situazione attuale potrebbe consentire un compattamento del fronte interno, almeno temporaneamente[5].

Dinamiche che gli Stati Uniti stanno osservando con estrema cautela, come dimostra anche la visita di Bill Burns, Direttore della CIA, già programmata, ma che acquista un ruolo specifico in vista delle prossime ore e giorni[6].

Fonti consultate per il presente articolo:

[1] https://mondointernazionale.org/post/una-nuova-era-politica-in-israele

[2] https://www.ilpost.it/2022/04/21/israele-palestina-escalation/

[3] https://www.jpost.com/breaking-news/article-729860

[4] https://www.rainews.it/articoli/2023/01/attentato-alla-sinagoga-gerusalemme-polizia-arresta-42-persone-elevato-lo-stato-di-allarme-in-tutto-israele-896e599a-3439-4376-b006-8e08ac69674e.html

[5] https://it.euronews.com/2023/01/22/israele-un-altro-weekend-di-proteste-contro-il-governo

[6] https://www.axios.com/2023/01/27/cia-bill-burns-israel-palestinians-visit-netanyahu-abbas

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