Prevenzione e terapia delle infezioni da herpesvirus

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  Redazione
  15 novembre 2023
  3 minuti, 52 secondi

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, Specialista in Otorinolaringoiatria e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

Il gruppo degli herpesvirus patogeni per l'uomo comprende cinque sottogruppi: virus Herpes simplex di tipo 1 (HSV-1), virus Herpes simplex di tipo 2 (HSV-2), virus varicella zoster (VZV), citomegalovirus (CMV) ed Epstein-Barr virus (EBV). Gli Herpes virus sono ubiquitari nel mondo e nessun popolo ne è esente.

L'infezione primaria causata dagli herpesvirus si verifica solitamente durante l'infanzia oppure nell’età dell’adolescenza e spesso rimane inapparente per cui l’infezione rimane misconosciuta. In altri casi clinici può dar luogo a quadri clinici di diversa forma e gravità clinica.

Le più importanti manifestazioni cliniche delle infezioni da herpesvirus sono: lesioni cutanee, per lo più lungo il decorso dei nervi sensitivi periferici (HSV-1, HSV-2, VZV), malattie linfoproliferative (CMV, EBV) e malformazioni congenite (CMV).

L'infezione primaria determina un'affezione a carattere persistente dell'ospite. Questa condizione di latenza, clinicamente silenziosa, può essere interrotta e può causare la ricomparsa di sintomi patologici mediante la riattivazione biologica degli herpesvirus latenti, anche a distanza di numerosi anni.

Un classico esempio della manifestazione clinica della riattivazione dell'herpesvirus è rappresentata dall'herpes zoster che consegue alla guarigione di una varicella. Il meccanismo di riattivazione dell’herpesvirus non è stato ancora del tutto chiarito. La riattivazione clinica degli herpesvirus potrebbe essere attribuibile verosimilmente ad un indebolimento del sistema immunitario.

Per il controllo immunitario generale delle infezioni virali sono deputati e responsabili fondamentalmente due sistemi cellulari, effettori della misura qualitativa sia immunitaria che difensiva, tra cui :

  1. Le linfocellule “natural killer” (NK) non specifiche, citotossiche
  2. I linfociti timo-dipendenti, citotossici specifici (linfociti T).
  3. Entrambi sono presenti nel sangue circolante che perfonde tutti gli organi e tessuti.

Altri dati sperimentali accertati

E’ ampiamente dimostrato che il deterioramento funzionale di queste cellule attive e citotossiche può facilitare la riattivazione biologica dell'herpesvirus in pazienti già affetti da deficit vari del sistema immunitario.

L'interferenza con la funzione della sorveglianza immunologica può anche contribuire alla genesi di alcuni specifici tumori, associati all'herpesvirus.

Si presume che tale associazione tra herpesvirus e tumori umani esista soprattutto nel caso dell'Epstein Barr virus.

La gravità delle infezioni da herpesvirus, locali o diffuse, talvolta pericolose per la vita, richiede misure adeguate che garantiscano una profilassi e una terapia efficaci.

Negli ultimi anni lo sviluppo di farmaci antivirali ha tratto grande beneficio dall'introduzione di nuovi agenti (Aciclovir) e dalla produzione di quantità sufficienti di preparati a base di interferone (IFN).

Risultati positivi sono stati ottenuti con il farmaco nucleosidico Aciclovir sia nella prevenzione che nella terapia delle infezioni primarie o riattivate da HSV-1 o HSV-2.

L'uso di Aciclovir come agente profilattico ha prodotto anche l'effetto che i riceventi di trapianti di midollo osseo non erano più affetti da infezioni da HSV-1.

Il vaccino contro l’Herpes in Italia ?

In Italia esiste uno nuovo vaccino di tipo ricombinante, più specifico e completo, utile nella prevenzione del “Fuoco di Sant’Antonio” o come reazione della recrudescenza (aggravamento) dell’Herpes zoster.

Questo vaccino si esegue in 2 somministrazioni. La seconda dose va somministrata a distanza tra i 2 e i 6 mesi.

L’efficacia del vaccino specifico

L’efficacia del vaccino, riportata da studi clinici randomizzati e controllati, si è dimostrata molto alta secondo i dati scientifici donati per l’approvazione da parte degli principali enti sanitari, in primis alla FDA degli USA.

I risultati basati sull’evidenza sono i seguenti:

  • 91% di successi clinici contro l'herpes zoster;
  • 89% contro la nevralgia post-erpetica (fuoco di Sant’ Antonio)

Il tutto è stato studiato e dedotto su un campione esteso a ben 16.596 partecipanti nella sperimentazione clinica di fase 4; tutti di età superiore ai 70 anni.

L'effetto protettivo del vaccino si mantiene per numerosi anni dopo la somministrazione primaria : si tratta del 91% di successi dopo un follow-up medio di 7,1 anni.

La vaccinazione è indicata dai 50 anni in poi, poiché il fuoco di Sant’Antonio è tipico nella fascia di età più alta, e il Servizio Sanitario Nazionale la copre dai 65 anni.

La vaccinazione verso l’Herpes non ha interazioni negative con altro genere di vaccinazioni; dunque è possibile praticarla in concomitanza con la vaccinazione influenzale stagionale.

Le ricadute dell’Herpes zoster

Il fuoco di Sant'Antonio presenta un 5% di ricadute sulla totalità dei pazienti colpiti e una buona quota di questa percentuale, circa il 10%, sperimenta mialgie e dolori vari che possono proseguire anche per 1 anno o 2.

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