Può la realtà virtuale diventare quotidianità? I due film trattati sembrano dirci di si

Sword Art Online Progressive: Scherzo of a Deep Night e The Man Who Couldn't Leave

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  Jacopo Cantoni
  16 novembre 2022
  4 minuti, 6 secondi

Ayako Kuono, torna nei cinema d’Italia, 14 - 15 e 16 novembre, con il film dal titolo Sword Art

Online Progressive: Scherzo of a Deep Night, secondo dei due film ispirati dal light novel scritto da Reki Kawahara. Non è, però, la prima visione in Italia, in quanto grazie al progetto promosso da Nexo Digital e la distribuzione di Dynit, era già stato nelle nostre sale, in anteprima, al Lucca Comics and Games lo scorso 31 ottobre.

La pellicola si propone di ricalcare il racconto intrapreso dalla serie anime attraverso gli occhi non più di Kirito ma di Asuna. Durante l’anno 2022 un numero molto alto di giocatori si collega a Sword Art Online, un VRMMORPG (Virtual Reality Massive Multiplayer Online Role-Playing Game) di nuova generazione, scoprendo successivamente di non potersi disconnettere e di essere intrappolati al suo interno. L’unica opzione per uscire è quella di finire il gameplay.

Diviso in piani, permette ai giocatori di procedere a quello successivo solo sconfiggendo il “boss” di livello. Scherzo of a Deep Night parte della vittoria contro il “boss” del quarto piano e l’accesso al quinto. Come di consueto però la collaborazione tra le gilde, ovvero le associazioni di persone che tentano di superare ogni piano, non è delle più rosee. Un'alta ricompensa attende chi sconfiggerà il boss del quinto e prenderla per primi darà dei grossi vantaggi al proprio gruppo.

Kirito e Asuna vengono a conoscenza, dopo aver origliato una discussione segreta tra due PK, che uno dei capi delle due gilde vuole sgominare il boss prima dell’altra organizzazione durante la festa di capodanno dove dovrebbero partecipare tutti gli iscritti ai clan. Decidono quindi di fermare il piano che, se messo in atto, potrebbe sconvolgere gli equilibri del mondo virtuale. Viene così alla luce anche la presenza dei PK ossia i player killer, già comunque presentati durante la serie, giocatori che hanno deciso di non dedicare i propri sforzi alla vittoria del gioco per la liberazione di tutti ma alla ricerca di piacere e serenità nell’uccisione degli altri.

Fondamentale già dalla prima apparizione con SAO Progressive: Aria of Starless Night, primo dei due film; la serie “Progressive” di SAO sdogana e ci aiuta ad immergerci nel mondo degli Isekai, ovvero il sottogenere anime, di solito fantasy, che si concentra su protagonisti catapultati in mondi paralleli.

A partire dalla sua 75esima edizione, il Festival del cinema di Venezia, ha introdotto il “Venice VR Expanded” che si propone di “accogliere la crescita dei media immersivi al di là delle tecnologie di Virtual Reality e includere tutti i mezzi di espressione creativa XR” in cui sono inseriti opere come quelle a 360°, XR, live performance e/o mondi virtuali.

L’edizione appena passata, la 79esima, ha proposto questo speciale riconoscimento cambiando denominazione, da “Venice VR Expanded”, a “Venice Immersive” e situandolo sull’Isola del Lazzaretto Vecchio.

Il progetto ha visto concorrere 44 diverse opere da 19 registi provenienti da tutto il mondo e ha premiato come miglior esperienza “The man who couldn’t leave” di Chen Singing. Ambientato a Taiwan, racconta dei soprusi e delle vessazioni subite da alcuni detenuti politici durante gli anni Cinquanta, il periodo del Terrore Bianco, sulla Green Island, isola adibita a prigione. Come detto dalla regista, all’inizio del corto è come se venissimo guidati all’interno al museo delle cere presente sulla Green Island per poi lasciare il core della narrazione ai personaggi principali, che ovviamente racconteranno le loro storie come indicative di molte altre. I protagonisti sono quindi sintomatici di una fase storica di Taiwan e sono intrappolati nella realtà virtuale proprio come le statue di cera sono rinchiuse nel museo. Allo stesso modo però anche chi decide di prendere parte all’esperienza virtuale sarà confinato in un mondo parallelo che è quello proprio del cortometraggio.

La regista afferma che buona parte della sua ricerca sia stata fatta intorno al problema dell’immedesimazione dello spettatore, l’obiettivo è quello di far davvero sentire il fruitore all’interno della storia, psicologicamente come in un film “classico”, e fisicamente grazie anche allo sfruttamento dell’apparecchiatura VR.

Se paragonassimo “SAO” e “The man who couldn’t leave” scopriremmo che sono due prodotti sovrapponibili, o meglio che il primo racconta ciò che nella realtà si sta cercando di sviluppare attraverso Venice Immersive e gli apparecchi tecnologici che ci permettano di entrare in realtà differenti dalla nostra.

Si potrebbe quindi dire che questa “nuova arte”, quella creata da e per la realtà virtuale, sia una nuova frontiera dello sviluppo dell’apparato tecnologico al servizio delle arti e che già in oriente questa possibilità era presente con gli Isekai. 


Sarà quindi possibile in futuro prossimo compiere un tale passo? SAO ha già fatto si che ci sia, una maggior attenzione nei confronti del mondo virtuale? Può essere, dunque, il responsabile di una “corsa” verso lo sviluppo di tali tecnologie?

Meta ci sta già promettendo qualcosa in merito, speriamo solo di non rimanerci bloccati dentro anche noi.

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L'Autore

Jacopo Cantoni

Laureato in Cinema presso l'Alma mater Studiorum di Bologna, mi cimento nella scrittura di articoli inerenti a questo bellissimo campo, la Settima Arte. Attualmente frequento il corso Methods and Topics in Arts Management offerto dall'università Cattolica del Sacro Cuore.

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Cultura

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