Il 23 aprile la Commissione Affari Giuridici (JURI) del Parlamento europeo ha bocciato l’iter accelerato proposto dalla Commissione europea per l’approvazione del regolamento del Consiglio che istituisce lo strumento Safe, una delle basi economiche del piano Rearm Ue di Ursula von der Leyen.
La proposta, fortemente sostenuta da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, mirava ad adottare il regolamento non tramite la procedura ordinaria, ma tramite una procedura d’urgenza prevista dall’articolo 122 del TFUE, bypassando l’Eurocamera.
L’utilizzo dell’articolo 122 TFUE, concepito per rispondere a situazioni straordinarie emergenziali, è risultato inadeguato per la materia in questione.
Art. 122 TFUE
1. Fatta salva ogni altra procedura prevista dai trattati, il Consiglio, su proposta della Commissione, può decidere, in uno spirito di solidarietà tra Stati membri, le misure adeguate alla situazione economica, in particolare qualora sorgano gravi difficoltà nell'approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel settore dell'energia.
2. Qualora uno Stato membro si trovi in difficoltà o sia seriamente minacciato da gravi difficoltà a causa di calamità naturali o di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo, il Consiglio, su proposta della Commissione, può concedere a determinate condizioni un'assistenza finanziaria dell'Unione allo Stato membro interessato. Il presidente del Consiglio informa il Parlamento europeo in merito alla decisione presa.
La Commissione JURI ha affermato che la procedura accelerata proposta fosse inadeguata sia giuridicamente che politicamente. La necessità di preservare la trasparenza e il ruolo democratico del Parlamento europeo e quindi, di conseguenza, dei cittadini europei, su decisioni che incidono direttamente sulla natura stessa dell’Unione risulta di fondamentale importanza.
La questione del riarmo europeo solleva interrogativi profondi sul futuro dell’Unione e sulla sua identità. L’UE è ancora la Normative Power Europe promotrice di valori come la pace, il multilateralismo e la cooperazione, o sta assumendo sempre più il profilo di un attore geopolitico tradizionale?
Già la creazione dell’European Peace Facility nel 2021 ha segnato un primo importante passo in questa direzione. Per la prima volta, l’UE si è dotata di un fondo off-budget finalizzato a finanziare forniture di armi letali a paesi terzi. Anche in questo caso però, il Parlamento europeo ha un ruolo marginale, di informed spectator, mentre la governance di questi strumenti resta fortemente intergovernativa, con un ruolo marginale del Parlamento Europeo e scarso coinvolgimento dell’opinione pubblica.
Il rischio è che la corsa al riarmo avvenga senza adeguate garanzie democratiche, in un contesto in cui i cittadini europei appaiono sempre più preoccupati da una possibile militarizzazione dell’Unione.
Di fronte a un quadro internazionale sempre più instabile, e con la minaccia di un disimpegno degli Stati Uniti, l’Unione Europea è chiamata a ridefinire il proprio ruolo. Il dibattito tra chi auspica un’Europa più forte e militarmente autonoma e chi teme la perdita della sua identità pacifista riempie le piazze.
La sfida sarà trovare un equilibrio tra il rafforzamento delle capacità di difesa e di conseguenza la sua maggiore indipendenza da altri attori internazionali e il mantenimento dei valori fondanti dell’Unione, sanciti nell’art. 21 TEU.
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L'Autore
Giorgia Savoia
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