Immagina.
Sei una donna in India, la vita non è certamente facile. Ma hai 31 anni e stai facendo il lavoro dei tuoi sogni: sei un medico e salvi vite. Hai iniziato da poco, quindi i turni sono veramente massacranti e dopo 36 ore ti assicuri che papà prenda le medicine e poi decidi di riposare un attimo in uno stanzino. E non ti svegli più.
Tutto è iniziato il 9 agosto, quando una dottoressa dell’ospedale di Calcutta è stata trovata senza vita in una stanza. Secondo una prima ricostruzione, la donna si era suicidata dopo un turno di 36 ore. Solo l’autopsia ha rivelato come sono andati realmente i fatti. Fratture, gravi ferite e coltellate riportate dal corpo hanno fatto pensare a una sola cosa: un’aggressione brutale. Un agente di sorveglianza dell’ospedale è stato arrestato, ma si teme lo stupro di gruppo.
L’IMA (Indian Medical Association) ha definito questo omicidio “un crimine di portata barbarica a causa della mancanza di spazi sicuri per le donne”. E in un paese in cui la maggior parte dei medici sono donne è sicuramente un problema rilevante. Un problema rilevante che tuttavia è emerso solamente in questo mese, in seguito a questo omicidio. E non si può certo dire che non ha radici profonde.
La violenza sessuale in India è infatti un problema sistematico, come in gran parte del mondo. Gli stupri in India sono in costante aumento: nel 2022 ci sono state 31516 denunce (20% in più rispetto al 2021), in media 90 denunce al giorno. A questi dati mancano ovviamente le violenze taciute e non denunciate che quindi finiscono direttamente nel dimenticatoio.
La sfiducia nella polizia, la paura dell’umiliazione e la mancanza di giustizia porta molte donne a non denunciare quanto accade. Ma dove si vuole andare se manca la giustizia e se i crimini contro le donne non vengono indagati a dovere?
Le proteste nel paese sono scoppiate sin da subito, a scatenarlo anche il tentativo da parte dell’ospedale di nascondere la verità, parlando infatti di suicidio in un primo momento. A ciò si aggiunge la più classica delle affermazioni quando si ha a che fare con una violenza sessuale “la dottoressa non si sarebbe dovuta avventure da sola, nel corso della notte, in un reparto isolato”. Ancora una volta davanti all’evidenza delle prove si assiste alla colpevolizzazione della vittima. Non poteva essere altrimenti: è un gran classico del XXI secolo.
L’IMA ha quindi indetto uno sciopero nazionale, garantendo solamente i servizi più urgenti. Migliaia di persone sono scese per strada e hanno marciato sotto il grido di “Reclaim the Night” ovvero "riprendiamoci la notte". Immediato il riferimento alle dichiarazioni del direttore dell’ospedale. Poche ma fondamentali le richieste di queste manifestazioni: giustizia e sicurezza nei luoghi di lavoro, affinché questa giovane donna uccisa sia l’ultima.
Considerando i trascorsi in India, tuttavia, non si può garantire che questa sarà l’ultima. Non è la prima volta, infatti, che in India uno stupro porta a un’ondata di manifestazioni e scioperi. Nel 2012 una studentessa di 23 anni è stata stuprata e uccisa da un gruppo di uomini su un autobus di Nuova Delhi. E fu proprio questo fatto che indusse il governo indiano ad aumentare le pene per gli stupratori l'anno successivo, infatti venne introdotta la pena di morte per i recidivi e lo stalking venne reso reato. Doveva essere l’ultima anche questa ragazza di 23 anni, eppure.
A cosa ha portato questo inasprimento delle pene? A un altro stupro a distanza di 12 anni e chissà quanti altri non denunciati in questo decennio. È fondamentale che le donne indiane possano vivere tranquillamente la loro vita, andare in autobus e al lavoro senza il timore di non fare più ritorno a casa.
Non si può continuare a portare alla luce questo problema solo quando una donna perde la vita a causa di uno stupro. Si tratta dell’ennesima giovane donna trovata uccisa, con segni di violenza sessuale. L’ennesima.
È il momento di agire concretamente: educare, prevenire e punire.
Mondo Internazionale APS - Riproduzione Riservata ® 2024
Condividi il post
L'Autore
Giorgia Milan
Giorgia Milan, classe 1998, ha conseguito una laurea triennale in “scienze politiche, relazioni internazionali e governo delle amministrazioni”, con una tesi riguardo la condizione femminile in Afghanistan, e successivamente una laurea magistrale in “Human rights and multi-level governance”, con una tesi riguardo la condizione delle donne rifugiate nel contesto dell’attuale guerra Russo-Ucraina, il tutto presso l’Università degli studi di Padova.
I suoi interessi principali sono i diritti umani, in particolare i diritti delle donne. È proprio il forte interesse per questi temi che l’ha spinta a intraprendere un tirocinio universitario presso il Centro Donna di Padova, durante il quale ha avuto la possibilità di approcciarsi al mondo della scrittura e della creazione di contenuti riguardanti la violenza di genere e le discriminazioni.
In Mondo Internazionale Post Giorgia Milan è un'autrice per l'area tematica di Diritti Umani.
Categorie
Tag
violenza sessuale India manifestazioni Proteste