Soft power e pop culture nelle relazioni internazionali: il ruolo dello sport nei rapporti tra Stati Uniti e Cina

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  Redazione
  27 ottobre 2023
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A cura di:

Matteo Caoduro, collaboratore per i progetti istituzionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e giornalista

Fausto Colombo, Prorettore con delega alle attività di comunicazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e professore ordinario di Teoria e tecniche dei media

Secondo il politologo americano Joseph Nye, il potere (nel senso della capacità di indurre gli altri ad agire in termini per sé convenienti) si può esprimere più pienamente nella convinzione che nell’uso della forza. Questo tema, nato dalla riflessione di Nye sul finire della guerra fredda, è squisitamente geopolitico e trova nella storia molteplici dimostrazioni. Dai grandi imperi del passato, capaci di essere insieme centri di comando e diffusori culturali, fino alle grandi potenze della contemporaneità, e in particolare agli Stati Uniti, così abili nell’esportare anche materialmente i prodotti della propria produzione simbolica in tutto il mondo dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Declinando la questione nel campo del grande sport spettacolare moderno, con le sue inestricabili connessioni con l’economia, la cultura, i sogni e le passioni di miliardi di persone, e naturalmente con quelle narrazioni nazionali e sovranazionali che creano continuamente nuove identità collettive o semplicemente rafforzano le esistenti, è interessante concentrarsi su un caso scuola par excellence di questo ambito: il ruolo giocato dallo sport nei rapporti tra Stati Uniti e Cina a partire dalla seconda metà del ventesimo secolo. Dagli anni Settanta fino ad oggi, infatti, lo sport si è rivelato lo specchio, in senso sia positivo sia negativo, delle relazioni bilaterali tra Washington e Pechino, nonché uno strumento diplomatico che è servito per accelerare il conseguimento di obiettivi politici e per favorire l’interdipendenza economica.

La sport diplomacy tra Stati Uniti e Cina si inaugurò con la diplomazia del ping-pong, apertasi in occasione del 31° Campionato mondiale a Nagoya, Giappone, nel 1971. L’incontro fortuito tra i giocatori della nazionale americana e di quella cinese capitò in una situazione nella quale i negoziati segreti tra i due Paesi, ancora privi di relazioni diplomatiche ufficiali, si trovavano in una fase di stallo per questioni relative allo status di Taiwan. A seguito degli eventi del torneo a Nagoya, l’opinione pubblica di entrambe le Parti giocò un ruolo cruciale per favorire l’ingresso della Repubblica Popolare Cinese nelle Nazioni Unite e la visita di Nixon a Pechino nel 1972. In seguito, una serie di scambi sportivi bilaterali, verificatisi in coerenza con quanto previsto dal Comunicato congiunto di Shangai, contribuirono al miglioramento della reciproca comprensione tra Stati Uniti e Cina.

Questo tipo di diplomazia pubblica interstatale si traspone anche nel quadriennio 1980-84. All’inizio degli anni Ottanta, Washington e Pechino erano accomunate dall’interesse di contenere le ambizioni dell’URSS, esemplificate al meglio dall’invasione sovietica dell’Afghanistan nel dicembre del 1979. Il boicottaggio congiunto delle Olimpiadi di Mosca fu un’azione mossa da questa comunione d’intenti e, anche in questo caso, l’opinione pubblica si rivelò decisiva per far convergere le due parti verso questa presa di posizione. Il quadriennio in questione si conclude con le Olimpiadi di Los Angeles, che rappresentano il coronamento dell’asse Usa-Cina in funzione antisovietica. In entrambi i periodi trattati, la diplomazia sportiva, strumento di soft power, agì a completamento del corpo diplomatico tradizionale, impegnato nelle negoziazioni su questioni relative al potere coercitivo.

Approfondendo il tema della diplomazia sportiva sino-americana sotto la prospettiva economica e culturale e nell’ottica del contributo degli attori non statali, sono di particolare rilevanza i percorsi di successo in Cina della Nike e della National Basketball Association (NBA). Grazie alla politica di riforma e apertura cinese, avviata nel 1978 da Deng Xiaoping e articolata in cinque ondate di riforme economiche, Nike e NBA, simboli della pop culture americana, hanno potuto costruire le basi della loro popolarità nel gigante asiatico. Per quanto riguarda Nike, l’ascesa è stata favorita da due dimensioni: l’esternalizzazione della produzione in Cina e la strategia di differenziazione del prodotto, favorita dagli investimenti sulla pallacanestro cinese e dalle campagne pubblicitarie in cui sono stati coinvolti atleti come l’ostacolista cinese Liu Xiang e le superstar NBA americane Michael Jordan e Kobe Bryant. In merito all’NBA, le strategie commerciali di David Stern, commissioner della Lega dal 1984 al 2014, unite all’efficace azione di diplomazia pubblica propiziata dalla carriera di Yao Ming nel campionato americano, hanno avuto un impatto decisivo e positivo.

Nell’ottobre del 2019, Daryl Morey, al tempo general manager degli Houston Rockets, pubblicò un tweet a sostegno dei manifestanti pro-democrazia a Hong Kong, Regione Amministrativa Speciale della Cina. L’azione di Morey, in un arco di tempo molto breve, ha avuto delle conseguenze rilevanti nei rapporti commerciali tra l’NBA e la Cina, aprendo, al tempo stesso, un caso diplomatico tra quest’ultima e gli Stati Uniti. La brusca frenata della diplomazia pubblica dell’NBA in Cina evidenzia come anni di progressi commerciali e culturali siano stati compromessi da un singolo tweet, poi cancellato, confermando l’impatto cruciale che possono avere le tecnologie dell’informazione e della comunicazione in relazione alla diplomazia pubblica.

La decisione degli Stati Uniti di boicottare diplomaticamente le Olimpiadi invernali di Pechino del 2022 ha ‘raccolto’ l’eredità degli altri esempi di diplomazia sportiva sino-americana. In relazione a quest’ultima si possono notare due costanti. In prima battuta, la crucialità dei media, tradizionali e non, nel favorire od ostacolare il soft power di una o dell’altra parte. Infine, il fatto che dalla diplomazia del ping-pong fino alla disputa tra NBA e Cina e il boicottaggio americano dei Giochi olimpici invernali del 2022, lo sport si sia rivelato, positivamente ma anche in maniera negativa, un accurato specchio delle relazioni politiche ed economiche tra Stati Uniti e Cina. In virtù delle criticità odierne nei rapporti bilaterali tra Washington e Pechino - la guerra commerciale e tecnologica, il dossier Taiwan, il rispetto dei diritti umani - sarà interessante verificare che direzione prenderà la diplomazia sportiva sino-americana, osservando in che misura essa possa contribuire ad allentare, oppure ad accentuare, le tensioni attuali.

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