Spagna: tutto pronto per l'avvento del nuovo Governo, ma i malumori restano molti

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  Tiziano Sini
  13 novembre 2023
  2 minuti, 51 secondi

Le notizie che giungono dalla Spagna danno ormai per prossima la formazione di un nuovo governo nel Paese iberico.

Lo stallo che coinvolge il Paese ormai da alcuni mesi, a seguito delle elezioni tenutesi lo scorso 23 luglio, sembra infatti in procinto di concludersi, come dimostrano gli incessanti negoziati fra il Partito Socialista, guidato dal Premier uscente Pedro Sanchez, ed i leader del Partito indipendentista catalano Junts.

Ricapitolando brevemente, la situazione attuale è figlia di decisioni che per molti aspetti sono risultate spiazzanti, a partire proprio dalla scelta, a questo punto considerabile vincente, da parte del Premier Sanchez di indire le elezioni anticipatamente[1].

Dalla campagna elettorale, fino al giorno delle elezioni la partita è sembrata piuttosto aperta anche se il favorito rimaneva il leader del Partito Popolare Alberto Núñez Feijóo, con la grande incognita del Partito di estrema-destra Vox, guidato da Santiago Abascal, che negli ultimi anni ha avuto un’ascesa molto importante.

L’esito delle urne è stato in linea con i pronostici; per quanto, infatti, il Partito Popolare sia uscito vincente con il 33%, a discapito del PSOE che ha raggiunto il 31%, i numeri non sono risultati sufficienti per la formazione di un nuovo Governo nonostante l’appoggio di Vox, grande delusione della tornata elettorale[2].

L’incapacità di formare un nuovo esecutivo ha così fatto propendere Re Felipe VI ad affidare l’incarico di formare un nuovo Governo proprio al secondo classificato alle elezioni, Pedro Sanchez, che sin da subito ha tentato di intessere un nuovo Patto di coalizione con il cartello elettorale Sumar, rappresentante di alcune delle sigle di sinistra che hanno fatto parte dell’ultimo Governo, come per l'appunto Podemos.

La trattativa durata alcune settimane ha portato al naturale avvicinamento delle parti, creando i presupposti per una nuova “coalizione progressista”, come è stata presentata, che programmaticamente riuscisse a proseguire i lavori iniziati nella scorsa legislatura attraverso una serie di iniziative dalla forte connotazione identitaria, come premesso dalla leader di Sumar Yolanda Díaz[3].

Nonostante gli sforzi, i voti non risultavano ancora sufficienti per ottenere una maggioranza ed è proprio per questa ragione che si è verificato un progressivo avvicinamento con il Partito indipendentista catalano Junts, grazie anche al lavoro di raccordo di alcune figure politiche di spicco di Sumar.

Per quanto sul piano negoziale la questione risultasse complessa, proprio per le condizioni imposte inizialmente da Junts, fra cui la promozione dell’amnistia per gli attivisti catalani condannati e l’autodeterminazione della Catalogna, alla fine solamente la seconda proposta è stata ritenuta totalmente inaccettabile. Per l'amnistia, che per alcuni soggetti era già stata promossa dallo stesso Sanchez durante l’ultima legislatura, invece, è stato raggiunto un accordo.

Il momento sembra quindi propizio per la nascita di un nuovo Governo, ma questo sicuramente dovrà fare i conti con un clima turbolento interno al Paese, come mostrano le manifestazioni, a volte anche violente, da parte dei Partiti di destra fortemente contrari a questa apertura nei confronti degli indipendentisti catalani[4].

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Tiziano Sini

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