Tensioni in Kosovo dopo la sparatoria a Nord

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  Valentina Ruaro
  29 dicembre 2022
  2 minuti, 56 secondi

Circa 50.000 serbi vivono nella parte settentrionale del Kosovo, a maggioranza albanese, rifiutandosi di riconoscere il governo di Pristina e lo Stato del Kosovo. Le tensioni tra i due gruppi etnici risalgono alla autoproclamata indipendenza dello Stato kosovaro nel 2008. Dal 10 dicembre 2022, gli scontri tra serbi e kosovari albanesi si sono inaspriti con numerosi blocchi stradali ed erezioni di barricate da parte dei serbi nel nord del Kosovo, i quali stanno avendo ricadute negative sul funzionamento dei trasporti e del sistema di comunicazione. Queste ultime tensioni tra Pristina e Belgrado scaturiscono da una disputa circa il divieto delle targhe serbe in Kosovo risalente allo scorso agosto.

Le proteste hanno interessato maggiormente la città di Mitrovica, divisa tra i due gruppi etnici e luogo in cui i serbi hanno eretto nuove barricate. Le ultime sono state erette poco dopo la dichiarazione del governo di Belgrado di mettere il suo esercito in massima allerta dopo settimane di crescenti tensioni tra Serbia e Kosovo e la volontà di Belgrado di schierare le truppe al confine. Il ministro della difesa serbo Milos Vucevic ha dichiarato: “il presidente della Serbia ha ordinato all’esercito serbo di rimanere al combattimento, cioè al livello dell’uso della forza armata”. Inoltre, il capo dello Stato serbo ha ordinato di rafforzare la presenza militare serba dagli attuali 1500 soldati a 5000 componenti.

Dall’altra parte, il governo del Kosovo ha chiesto alle forze della NATO di togliere i blocchi stradali serbi. Il 25 novembre il premier kosovaro Albin Kurti, denunciando la grave situazione, ha chiamato in causa la forza NATO in Kosovo (KFOR), il cui mandato originario ricevuto dall’ONU consiste nel garantire la sicurezza e la libertà di movimento su tutto il territorio del Kosovo. Il premier kosovaro ha affermato “se la KFOR non è in grado di rimuovere le barricate, o non vuole farlo per motivi che non conosco, allora dovremo farlo noi”.

Ad aumentare ulteriormente il livello delle tensioni, il 26 dicembre la KFOR ha confermato la notizia di una sparatoria avvenuta a Zubin Potok, uno dei quattro comuni del nord composto da maggioranza serba e coinvolto nelle attuali proteste portate avanti dalla locale popolazione serba con barricate e blocchi stradali. Gli spari, avvenuti non lontano da una pattuglia della forza NATO, non hanno causato né feriti né danni materiali. Il movente della sparatoria sarebbe stato lo smantellamento di una delle barricate erette due settimane fa dai serbi locali in segno di protesta contro l’arresto di svariati ex agenti serbi dimissionari della polizia kosovara, e contro l’invio nel nord a maggioranza serba di numerose unità della polizia speciale del Kosovo. La NATO non ha fornito ulteriori dettagli sulla sparatoria in quanto sta ancora investigando sul caso. L’organizzazione ha reagito all’accaduto aumentato la propria presenza nel Kosovo del nord ottenendo più di 3700 truppe nel Paese per mantenere la pace nello Stato.

La Serbia non riconosce l’indipendenza del Kosovo proclamata nel 2008. Incoraggia i 120.000 serbi del Kosovo a sfidare le autorità locali, mentre Pristina vuole stabilire la propria sovranità su tutto il territorio. Le tensioni con il Kosovo sono “sull’orlo di un conflitto armato”, ha dichiarato la settimana scorsa il primo ministro serbo Ana Brnabic.

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L'Autore

Valentina Ruaro

Sono laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna e attualmente sto frequentando il corso di laurea magistrale in Studi sulla Sicurezza, l'Intelligence e la gli studi strategici, con un percorso accademico che include prestigiose istituzioni come l'Università di Glasgow, l'Università di Trento e l'Università Karlova di Praga.

Nel campo accademico, collaboro come autrice per Mondo Internazionale, affrontando temi fondamentali sul ruolo delle organizzazioni internazionali, con particolare attenzione all’Unione Europea e alla NATO. Inoltre, per coinvolgere un pubblico più ampio, produco anche contenuti su Instagram per MI Post. Attualmente, sto svolgendo un tirocinio presso il NATO Defense College a Roma, dove approfondisco le mie competenze nell'ambito dell'educazione, della sicurezza e della difesa.

Ho maturato esperienza nel settore della ricerca lavorando per l'European Army Interoperability Centre di Bruxelles, concentrandomi sull'interoperabilità degli stati membri e sul ruolo esterno dell’UE.

I miei interessi ruotano attorno alla geopolitica, alla CSDP dell'UE, alla difesa NATO, con un focus geografico sulla regione Euro-Atlantica e il Medio Oriente, in particolare la Siria.

Motivata dall'empatia e da una determinazione incessante per il cambiamento, sono pronta a continuare a plasmare conversazioni e azioni nel campo della sicurezza internazionale e della difesa.

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I hold a Bachelor's degree in International Relations and Diplomatic Affairs from the University of Bologna, and I am currently pursuing a Master's degree in Security, Intelligence, and Strategic Studies. My academic journey includes esteemed institutions such as the University of Glasgow, the University of Trento, and Charles University in Prague.

Within the academic realm, I collaborate as an author for Mondo Internazionale, addressing pivotal topics concerning the roles of international organisations, particularly focusing on the European Union and NATO. Additionally, I engage a broader audience by creating content on Instagram for MI Post. I am currently interning at the NATO Defense College in Rome, further honing my skills in the education, security, and defence sectors.

I have gained research experience while working at the European Army Interoperability Centre in Brussels, where I focused on member states' interoperability and the EU's external role.

My interests revolve around geopolitics, EU Common Security and Defence Policy (CSDP), and NATO defence, with a geographical focus on the Euro-Atlantic region and the Middle East, specifically Syria.

Driven by empathy and an unwavering determination for positive change, I am prepared to continue shaping discussions and actions in the field of international security and defence.

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