Usa e Messico per una soluzione alla questione migratoria

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  Alessandro Dowlatshahi
  30 dicembre 2023
  5 minuti, 41 secondi

Nella giornata di mercoledì 27 dicembre, il segretario di Stato americano Antony Blinken e altri funzionari statunitensi hanno incontrato il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador a Città del Messico. Sul tavolo la pressione migratoria esercitata da migliaia di sudamericani e centroamericani sulle frontiere meridionali degli Usa. Come riportato da un report pubblicato il 21 dicembre dall’agenza Customs and Border Protection, nel 2023 gli arrivi irregolari nel Paese sono stati più di 3,2 milioni. Una cifra che segna un record rispetto agli anni precedenti (2,7 milioni nel 2022) e che ha obbligato le autorità dei due Paesi a cercare delle soluzioni a questa crisi umanitaria.

Una questione spinosa

L’incontro tra Blinken e López Obrador era stato concordato una settimana prima durante una chiamata tra il presidente messicano e quello americano, Joe Biden. Nel colloquio telefonico, il capo di Stato Usa si era mostrato interessato a portare avanti un’azione congiunta con il governo di Città del Messico sulla questione dei migranti provenienti dai Paesi dell’America Latina.

Negli ultimi anni, il tema della gestione dei flussi ha spaccato in due l’opinione pubblica statunitense. Al fronte dell’accoglienza, composto per lo più da democratici, se n’è opposto uno ostile alla permeabilità della frontiera meridionale, a maggioranza repubblicana. Per Biden il tema dei migranti rappresenta una prova decisiva in vista delle elezioni presidenziali del prossimo anno. Come messo in luce dal The New York Times, la sfida contro l’avversario repubblicano – che molto probabilmente sarà Donald Trump – vedrà nella questione dell’accoglienza un nodo fondamentale per orientare gli elettori.

Il braccio di ferro con i repubblicani sulla questione migratoria ha già avuto degli effetti sulle politiche di Biden. In particolare, nelle ultime settimane il Congresso americano, a maggioranza repubblicana, ha bloccato il pacchetto di aiuti umanitari per Ucraina, Israele e Taiwan, sostenendo l’urgenza di introdurre misure d’intolleranza al confine meridionale. Un ricatto che rischia di limitare la capacità d’azione dell’esecutivo in ambito internazionale. Per questo motivo, un accordo di partnership con il Messico assume una rilevanza decisiva in un’ottica di risoluzione del problema.

L’incontro tra Blinken e López Obrador

Al meeting di mercoledì gli alti funzionari di Washington hanno presentato alcune richieste a López Obrador, come riportare parte dei migranti giunti alla frontiera verso il sud del Messico, o aumentare i controlli sui treni che varcano il confine con gli Stati Uniti. A riguardo, come confermato da varie fonti, i convogli ferroviari risultano il mezzo privilegiato per arrivare in terra americana senza documenti. Per questo motivo, il 18 dicembre il governo statunitense aveva chiuso i valichi di Eagle Pass e di El Paso e bloccato la via d’accesso di Lukeville, salvo poi riaprire tutto cinque giorni più tardi.

L’obiettivo delle richieste è quello di allentare la pressione dei flussi sugli stati del sud, come Texas e Arizona. Secondo dati riportati da Associated Press, a dicembre la Polizia di Frontiera texana ha arrestato ogni giorno fino a 10mila migranti che hanno varcato irregolarmente il muro di Tijuana, la barriera di separazione tra i due stati lunga circa 930 chilometri.

Sponda Messico, l’avvio degli accordi con gli americani ha aperto a scenari ottimistici. López Obrador, in particolare, si augura che gli Stati Uniti diano seguito alle relazioni con Cuba e Venezuela, due dei Paesi da cui parte il 20 per cento dei migranti diretti in Usa. Sostiene infatti che il suo Paese non abbia più risorse per accogliere temporaneamente le migliaia di persone respinte oltre il muro di Tijuana; al momento sono 11mila i trattenuti presso centri di accoglienza, attivi dal maggio scorso per via un accordo siglato proprio da López Obrador. Investire nello sviluppo e nella democratizzazione dei Paesi di partenza, secondo il capo di stato messicano, fornirebbe a Biden una chiave per rallentare la pressione migratoria sui propri confini.

El “exodo de la pobreza”

Mentre a Città del Messico si tenevano i colloqui tra la delegazione americana e le autorità governative messicane, nel sud del Paese una folla di circa 10mila persone marciava verso la frontiera settentrionale. Alcuni osservatori hanno denominato questo episodio “exodo de la pobreza”. La carovana, formata da migranti latinoamericani provenienti da diverse città dell’area, domenica 24 dicembre ha lasciato Tapachula alla volta degli Stati Uniti. Fenomeni del genere si verificano di frequente durante l’anno in Messico: dal momento che giungere negli Usa in maniera legale è praticamente impossibile, la gente si organizza in gruppi numerosi per evitare di cadere nelle mani della criminalità organizzata locale, e poter così completare l’ultimo tratto della propria peregrinazione con più sicurezza. Ma la marcia partita la Vigilia di Natale è stata degna di nota sia per le dimensioni che per la concomitanza con l’incontro tra Blinken e López Obrador.

Come segnalato dal giornale El Comercio, gli organizzatori della carovana hanno protestato contro la lentezza dei processi di regolamentazione migratoria nella città di frontiera di Tapachula e la mancanza di possibilità di una vita degna e di lavoro. Da settembre, infatti, l’Istituto Nazionale di Migrazione del Messico ha chiuso le porte alla concessione di permessi per circolare nel Paese agli stranieri che rimangono a Tapachula. In precedenza, i documenti forniti dalle autorità competenti permettevano agli stranieri di muoversi in tutto il Messico. Secondo un partecipante alla marcia, «forse fu un ordine che diedero gli Stati Uniti», responsabili di aver contrastato la mobilità dei migranti verso i propri confini.

L’“exodo de la pobreza” stenta ad arrestarsi. Tuttavia, fino ad ora nessuna carovana è riuscita a percorrere i 1600 chilometri che separano il sud del Messico dal muro di Tijuana. Spesso questi gruppi finiscono per scorporarsi lungo il cammino e rinunciano alla meta. Inoltre, la Customs e Borders Protection statunitense ha affermato che “i migranti che tenteranno di entrare senza autorizzazione verranno espulsi”, e ha aggiunto di stare monitorando con attenzione l’andamento della carovana partita la Vigilia di Natale.

Nelle prossime settimane ci si attende una risposta da parte delle istituzioni su tale fenomeno. Una crisi umanitaria di grandi dimensioni, con notevoli ripercussioni in termini economici e politici sia per il Messico che per gli Stati Uniti. All’indomani dell’incontro a Città del Messico, Antony Blinken ha condensato in un tweet il suo ottimismo sulla questione: «Come abbiamo chiarito oggi a Città del Messico, siamo impegnati a collaborare con il Messico per affrontare le sfide comuni, tra cui la gestione di una migrazione irregolare senza precedenti nella regione». Gli ha fatto eco la frase postata su X da López Obrador poco dopo: «Importanti accordi sono stati raggiunti a vantaggio dei nostri popoli delle nostre nazioni».

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Alessandro Dowlatshahi

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