Il muro tra USA e Messico

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  Redazione
  16 luglio 2020
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A cura di Licia Signoroni


Il confine tra Stati Uniti e Messico misura 3.145 chilometri. È proprio attraverso questi due Paesi che si registra la maggior quantità di passaggi legali al mondo, considerando automobili e camion, ma anche un gran numero di passaggi clandestini. La frontiera tra Messico e Stati Uniti è varcata ogni anno da cinquecentomila migranti ed è diventata un luogo simbolo per l’enorme quantità di latinoamericani deceduti durante l’attraversamento, 5.513 solo negli ultimi 15 anni.

A rendere netta la separazione tra i due Paesi vi è un muro che, ad intermittenza, percorre buona parte della frontiera, la lunghezza complessiva dei vari muri e barriere è di 1000 chilometri. Da un lato si trova l’America Latina, dove la vita umana, troppo spesso, non ha valore. Dall’altro c’è il benessere, il lavoro, le opportunità: “il sogno americano”. In alcuni punti del confine, come vicino a San Diego, il muro è di cemento, in altri si trasforma in una barriera di legno e metallo, con l’aggiunta di filo spinato o elettrificato. Recentemente, complice il progresso tecnologico, si sono aggiunti sistemi di vigilanza tecnologicamente avanzata. Così, alla barriera fisica, si è unita anche quella virtuale.

L’avviamento della costruzione del muro ebbe origine con la presidenza di George H. W. Bush, il quale nel 1990 inaugurò i primi 23 chilometri lungo il confine tra San Diego e Tijuana. La struttura venne poi continuata dall'amministrazione Clinton, che nel 1994 ordinò di costruire barriere in California, Arizona e Texas, con il fine di diminuire il traffico illegale di droga e i flussi migratori. Inoltre, Clinton aggiunse una presenza fissa di forze di polizia sul confine. Un’altra figura politica che ha fortemente contribuito alla costruzione del muro è Donald Trump. Il suo obiettivo di perseguire in maniera massiccia gli immigrati con la costruzione del muro è stato recentemente supportato dalla Corte Suprema, la quale ha deciso che il presidente potrà utilizzare i fondi del Paese per costruire 160,9 chilometri di muro lungo il confine.

È importante sottolineare che, nonostante gran parte del confine non abbia muri o barriere, spesso è la natura stessa a rendere difficoltoso il passaggio di frontiera. Ne sono un esempio il monte Baboquivari, il Rio Grande e il deserto di Sonora, uno tra i punti più caldi del Nord America.

Oggi, il numero delle vittime, in gran parte collegate al clima e agli annegamenti nei corsi d’acqua, rimane ancora troppo alto. A parlare più forte delle parole sono i numeri. Nel corso dei primi dieci anni della presenza del muro, sono state all’incirca duemila le persone morte tentando di attraversare il confine. Nello stesso periodo, circa 700 mila migranti sono stati arrestati dalla polizia di confine. Osservando sviluppi più recenti, durante gli ultimi tre anni dell'amministrazione Obama, i morti sono aumentati da 307 nel 2014, fino a raggiungere quota 396 nel 2016. Successivamente, con l’insediamento di Trump, per via delle misure sempre più restrittive, si è verificata la riduzione dei passaggi di confine. Di conseguenza, gli immigrati morti nel 2017 sono stati 375, il 5% in meno rispetto al 2016. Nonostante ciò, i dati restano implacabili. La Human Rights Coalition dell’Arizona ha registrato 137 vittime solo nel 2015, 260 nel 2018.

Oltre ai tristi dati delle morti, un altro aspetto preoccupante è quello che riguarda il traffico di esseri umani. Sono svariate le inchieste condotte da giornali e da associazioni umanitarie locali che hanno dimostrato come i narcos e i cartelli della droga abbiano assunto il controllo di questi redditizi traffici. Questi ultimi, secondo l'United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC), hanno prodotto un giro d'affari enorme, pari a 6,6 miliardi di dollari, solo nel 2015.

A tal proposito, sono diverse le denunce da parte della Caritas e della Pastorale sociale del Messico e del Centroamerica contro la sciagura della tratta di persone, definita dalle stesse come “crimine contro l’umanità”. Le bande dei trafficanti, meglio conosciute come “Coyote”, spesso non si limitano a sfruttare economicamente le persone spinte a migrare ma le truffano. Infatti, come sottolineato in un’inchiesta di Repubblica da Jose Moreno Mena, presidente de “Coaliciòn pro defensa del migrante”, i migranti vengono abbandonati nel nulla e, per questo, molti di loro muoiono prevalentemente per il freddo e l’ipotermia. Il tutto è inconcepibile se si pensa che queste persone intraprendono tale viaggio con la speranza di raggiungere un nuovo mondo pieno di opportunità.

Ad ostacolare il viaggio verso gli USA si aggiunge il rischio di incontrare la “border patrol”, ovvero la polizia di frontiera. In questo caso, la probabilità di essere espulsi dagli USA è alta. Così, il viaggio, di per sé estenuante, si interrompe e inizia la deportazione. Come afferma un migrante, intervistato in uno dei tanti centri d’accoglienza a Tijuana durante un’inchiesta di Repubblica: “Se ti becca la polizia di frontiera perdi tutto, tutte le illusioni e tutto il danaro”.

A questo punto, è importante sottolineare che per un migrante che non sia in possesso di una Green Card (un’autorizzazione rilasciata dalle autorità degli Stati Uniti che consente ad uno straniero di risiedere sul suolo degli Usa illimitatamente), risulta sempre più difficoltoso ottenere un permesso e spesso basta una semplice infrazione per mettere in atto un’espulsione dal suolo statunitense. Basti pensare che, tra il 2014 e il 2016, sarebbero stati 10.142 gli ordini di espulsione emanati a carico di bambini privi di documenti che provengono da generalmente da Honduras, Nicaragua ed El Salvador, paesi molto poveri e ad alto tasso di violenza.

Così, alle condizioni gravose nelle quali i migranti si trovano ad affrontare questo viaggio, si aggiungono inevitabilmente le separazioni forzate di numerose famiglie, che sognavano una vita migliore in un altro Paese. Il tutto dettato da un contesto in cui vigono leggi che rovinano quotidianamente la speranza di un futuro migliore di uomini, donne, anziani e bambini.

Queste violazioni dei diritti umani sono reali e si stanno svolgendo sotto i nostri occhi, agli albori del terzo millennio.

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