Il 7 ottobre 2001 vi è stato l’inizio dell’operazione “Enduring freedom” che viene definita una delle campagne più lunghe condotte dagli Stati Uniti nel dopoguerra. In risposta all’attacco terroristico dell’11 settembre 2001, gli USA attaccarono i talebani in Afghanistan con l’accusa di fornire coperture ad Al Qaeda. I risultati si videro subito. Dopo pochi attacchi, le truppe occidentali e i loro alleati afghani conquistarono il regime che cadde nel dicembre del 2001, con la resa di Kandhar e la fuga di Mullah Omar. Questo fu solo l’inizio di un’opera di stabilizzazione difficile, perché i talebani continuarono a controllare molte zone e il terrore era permanente, a causa delle milizie fedeli ad al-Qaeda. Nell’agosto 2003 iniziò la missione della NATO, dopo che il capo del pentagono aveva dichiarato finita la fase dei “combattimenti su larga scala”. Mentre il paese provava a rinascere dalle macerie, Bin Laden continuava a diffondere messaggi negativi e in poco tempo la violenza riemerse, toccando il suo apice nel 2006. Alcuni stati iniziarono ad esprimere la volontà di tirarsi fuori dagli eventi e i talebani acquisirono consenso grazie alle vittime civili create dalle operazioni occidentali. Nel 2009 Obama promise di risolvere la situazione in Afghanistan. Infatti, l’allora presidente inviò 17mila soldati, che si aggiungevano ai 37mila già presenti. A fine anno ne inviò altrettanti per tenere sotto controllo l’insorgenza talebana. La svolta arrivò con la morte di Bin Laden nel maggio 2011, che cambiò l’obiettivo di dibattito, ovvero focalizzarsi sulla fine della missione, nonché il ritiro delle truppe americane. Nel gennaio 2015, l’operazione “Enduring Freedom” fu sostituita dall’operazione “Freedom’s Sentinel”, la quale aveva come obiettivo quello di antiterrorismo e di addestramento delle forze locali. Già con l’elezione di Donald Trump le truppe erano arrivate a nove mila e il ritiro era quasi del tutto concluso. Il problema si ripropose a causa dell’offensiva, lanciata dai talebani, nel 2018, che causò 115 morti. A quel punto, Trump optò per il prosciugamento delle risorse finanziarie delle milizie e per il ritiro dell’assistenza militare dal Pakistan, accusato di sostenere l’estremismo. Momento cruciale da non dimenticare, perché i talebani, per la prima volta, decidono di entrare in trattativa. I negoziati iniziarono a Doha, nel febbraio del 2019, ma da allora non ancora conclusi. Dopo vent’anni di guerra, l’Afghanistan è tornata in mano ai talebani. L’avanzata islamica, a sorpresa, non ha trovato ostacoli e ha proseguito la sua conquista. La stessa Kabul nel giro di poche ore è caduta. Il presidente Ashraf Ghani ha abbandonato il paese, i civili hanno iniziato ad abbandonare la capitale e le missioni diplomatiche si sono ritirate. Una sconfitta senza precedenti, che ha concluso 20 anni di guerra, con un numero elevatissimo di morti, di soldi stanziati per addestrare gli eserciti e di sfollati. Il segretario di stato americano ha affermato che gli Stati Uniti “hanno portato a termine la loro missione”, nonostante Biden è stato accusato di essere responsabile di questa disfatta. La vicenda tragica ha mostrato come il “sogno” americano, di essere lo stato prediletto per creare un mondo rispettoso dei diritti civili, di emancipazione femminile e di tolleranza religiosa, può rimanere solo che un sogno. Un duro colpo per le donne e le ragazze che avevano iniziato ad emanciparsi, iniziando dall’introduzione di misure di uguaglianza. Di seguito all’accaduto, i membri delle Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per la situazione umanitaria ed economica del paese. Inoltre, hanno rilasciato una dichiarazione in cui emettono “profonda preoccupazione per la crescente erosione del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle donne e delle ragazze in Afghanistan da parte dei talebani”. Nell’esprimersi, l’Onu fa riferimento alle restrizioni che impongono dei limiti all’istruzione, al lavoro, alla libertà di una partecipazione equa delle donne nella vita pubblica, specificando che tali divieti sono contro i principi guida della comunità internazionali e i compiti che i talebani si sono assunti nei confronti della popolazione. Le preoccupazioni non mancano nemmeno per le imposizioni del velo integrale negli spazi pubblici e per le restrizioni introdotte nell’uscita della donna, “solo in caso di necessità”. Gli stati membri hanno richiamato l’attenzione dei talebani, chiedendo loro di “invertire le politiche che limitano i diritti umani e le libertà fondamentali delle donne e ragazze afghane”, insistendo sul rispetto degli impegni di riaprire le scuole per tutte le studentesse. Le preoccupazioni dei membri del Consiglio di Sicurezza di rivolgono anche alla situazione instabile all’interno dell’Afghanistan, a partire dalle sfide politiche fino a quelle economiche e a tutte le conseguenze di queste sui civili. Inoltre, hanno sottolineato la necessità di aumentare gli sforzi per “fornire assistenza umanitaria e altre attività che sostengono i bisogni umani fondamentali nel paese”. Perciò l’obiettivo è quello di continuare a monitorare la situazione in Afghanistan e continuare ad impegnarsi sulle questioni sollevate, “conformemente al mandato dell’Umania”.
Agenzia Nova. 2022. "Afghanistan: Il Consiglio di Sicurezza ONU chiede ai Talebani il rispetto dei diritti umani". Agenzia Nova, 25 maggio 2022.
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Sky Tg24. 2021. "Afghanistan, in vent'anni dalla campagna militare degli USA al ritorno dei talebani". Sky Tg24. 15 agosto 2021.
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L'Autore
Sofia Termentini
Sofia Termentini, class 2000, is a student of a Master’s triple degree in International Management-MIEX program. She is interested in international relations that keeps alive the world,especially the economic dimemsion and she has always been interested in the area of China. In the context of Mondo Internazionale she holds the position of Junior Researcher MI G.E.O. - Economic Area.
Sofia Termentini, classe 2000, è una studentessa del Master’s triple degree in International Management-programma MIEX.
Interessata alle relazioni internazionali, in particolare alla dimensione economica e da sempre appassionata all’area della Cina. All'interno di Mondo Internazionale ricopre la carica di Junior Researcher MI G.E.O. - Area Economia.
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