Africa: dal colonialismo al corteggiamento delle grandi potenze

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  Chiara Cecere
  17 gennaio 2023
  3 minuti, 31 secondi

La storia del rapporto tra Africa e potenze europee è un passato dibattuto e sofferto, dove le grandi potenze rivaleggiavano per conquistare parti del continente da poter amministrare e per sfruttarne le risorse. Oggi, dopo più di 60 anni dalla fine del periodo coloniale, le potenze – non più solo europee – si sfidano per corteggiare i Paesi africani e ottenere il loro sostegno. I 55 stati africani esercitano un’attrattiva globale sotto vari aspetti: quello economico, quello politico, quello demografico e di sicurezza. Gli americani sono tornati in gioco e Turchia, India, Giappone e Brasile coltivano grandi ambizioni.

La Russia, le cui relazioni con alcuni stati africani risalgono a prima della decolonizzazione - e, in alcuni casi, durante il periodo di decolonizzazione - sfrutta le truppe mercenarie del gruppo Wagner, che al momento sono presenti in Mali, Repubblica Centrafricana, Mozambico, Libia e Sudan. Sebbene il Cremlino neghi qualsiasi legame, pare chiaro che Wagner sia uno strumento non ufficiale per l’espansione delle ambizioni della Russia in Africa. Lo stesso Gruppo Wagner è stato sanzionato nell’UE dal 2020. Secondo le indagini delle Nazioni Unite, inoltre, pare che in Africa Wagner abbia iniziato a dare supporto a dittatori vacillanti, conducendo campagne di disinformazione sui social media e a schierando squadre di falsi osservatori elettorali. Nel caso della Repubblica Centrafricana, i mercenari di Wagner hanno ucciso civili, saccheggiato case e sparato a fedeli in una moschea. In Sudan, Wagner ha ottenuto concessioni sull’estrazione dell’oro e su una miniera di diamanti, ma nel 2019 ha fallito nel sostegno al leader autocratico del paese Omar Hassan al-Bashir. La guerra in Ucraina di febbraio 2022 ha esasperato questa corsa all’influenza africana, soprattutto a causa della reticenza di alcuni paesi di condannare l’invasione della Russia. In questa valutazione è necessario tenere in considerazione che la Russia è stata per alcuni paesi un sostegno fondamentale per i movimenti indipendentisti, per esempio per due giganti dell’Africa Australe, Angola (con i fondi dati al MPLA, il Movimento Popolare di Liberazione dell'Angola) e Mozambico (sostegno al FRELIMO, il Fronte di Liberazione del Mozambico). È evidente che gli africani non intendono essere considerati come alleati dell’occidente, soprattutto comparando il sostegno massiccio dato all’Ucraina dall’UE quando invece i problemi africani sono stati spesso ignorati.

Anche i rapporti tra Cina e alcuni Stati africani risalgono a prima della decolonizzazione e negli ultimi due decenni la Cina è diventata il primo partner del continente, superando le vecchie potenze coloniali. L’11 gennaio 2023 la prima visita del nuovo ministro degli esteri cinese Qin Gang all’estero è stata proprio in Africa, ad Addis Abeba, sede dell’Unione Africana (AU). Il ministro Qin ha auspicato di aumentare la presenza e la voce dei Paesi in via di sviluppo all’interno dell’assemblea dell’ONU, siccome l’avvento di un secolo asiatico e un secolo africano non è più un sogno lontano data la crescita irreversibile dei paesi in via di sviluppo. In questo discorso la Cina, seconda economia mondiale, criticata per il carattere predatorio delle sue iniziative (che spesso generano indebitamento massiccio dei paesi coinvolti), si compara con i Paesi del sud globale in un “noi”.

In questa corsa all’Africa, l’Europa si scontra inevitabilmente con il suo passato coloniale e con la sua passività, ma anche con le politiche di “allontanamento” degli ultimi decenni. Nel 2022, pochi giorni prima dell’invasione dell’Ucraina, a Bruxelles – durante la presidenza francese – era stato organizzato un vertice tra l’Unione Europea e l’Africa, dove i 27 Paesi europei avevano presentato il fondo “Global gateway”, in concorrenza alla nuova via della seta cinese. Il fondo non è mai stato creato perché l’Unione europea non ha né la flessibilità né i mezzi di Pechino. Le nuove dinamiche dovrebbero spingere l’Europa e reinventare i suoi rapporti con il continente africano in maniera credibile, per superare la diffidenza degli Stati africani, a cui è indissolubilmente legata.

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L'Autore

Chiara Cecere

La mia passione per ciò che studio deriva dalla mia inappagabile curiosità, unita ad un briciolo di idealismo. Per quest’ultimo aspetto, le mie esperienze all’estero in precedenza sono state concentrate sui paesi scandinavi: ho trascorso un anno a Stoccolma lavorando come ragazza alla pari durante il mio gap year prima dell’università e ho vinto lo scambio con la prestigiosa università di Lund da gennaio a giugno 2020, durante la triennale in Diplomatic International Sciences all'Università di Bologna. La mia determinazione è confermata dal fatto che sia riuscita a raggiungere un buon livello di svedese in meno di un anno. Inoltre, il secondo semestre del primo anno (gennaio 2022), ho preso parte ad un secondo Erasmus presso l’università di Science Po Lyon, che ho vinto facendo domanda per la carriera futura, magistrale di International Relations - International Affairs. Sono appassionata ed entusiasta riguardo alla scelta del corso di studi triennale, per cui ho scelto di continuare con una magistrale in International Affairs all’università di Bologna. Ho scelto il curriculum di International Affairs proprio perché sono attratta da aree geografiche diverse dall’Europa, in particolare l’Africa. Considero la mia apertura mentale e la mia sensibilità culturale le mie migliori qualità, e la mia forza motrice è una grande curiosità unita a un pizzico di idealismo.

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