Il report pubblicato negli ultimi giorni dall’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (Aiea) sullo sviluppo tecnologico raggiunto dall’Iran in materia di nucleare, ha generato moltissime preoccupazioni. In un momento di grandissima instabilità internazionale in Medio Oriente, come quello attuale, la possibilità di dotarsi di un ordigno nucleare da parte della Repubblica Islamica dell’Iran potrebbe inesorabilmente aumentare il livello dell’escalation nella zona.
Proprio per questa ragione il report dell’Aiea ha la finalità di porre l’accento sulla gravità della questione, spingendo il più possibile per una riapertura, nel più breve tempo possibile, dei negoziati nel formato del Joint Comprehensive Plan of Action: ultimo tavolo negoziale, che faticosamente aveva portato ad un accordo per proprio sul contenimento degli sforzi da parte dell’Iran in materia di nucleare.
Con l’uscita unilaterale dall’Accordo da parte degli Usa, sotto la guida dell’Amministrazione Trump nel 2018, la situazione si è rapidamente deteriorata come evidenza, infatti, il rapporto pubblicato dall’Agenzia. Nel giro di circa sei mesi lo stoccaggio di uranio arricchito al 60% del Paese è aumentato davvero rapidamente, raggiungendo i 274,8 chilogrammi, rispetto ai 182,3 chilogrammi di novembre, ben 92,5 chilogrammi rispetto all’ultimo rilevamento.
Quest’ultimo dato risulta altrettanto allarmante, proprio perché evidenzia il forte incremento tecnologico, che sta portando in pochissimo tempo alla soglia del 90% di uranio, livello di arricchimento per armi.
Il rapporto trimestrale, infine, si chiude evidenziando quanto negli ultimi 3 mesi le scorte complessive di uranio arricchito dell’Iran, nella sua totalità, siano aumentate, raggiungendo gli 8.294,4 chilogrammi, con un aumento di 1.690,0 chilogrammi rispetto all’ultimo rapporto di novembre[1].
Di fronte a queste evidenze, la palla passerà nuovamente alla politica, nonostante il ruolo venga sempre dirimente rivestito dall’Aiea, che, dalla sua fondazione negli anni’50 del Novecento, continua a lavorare per favorire un uso pacifico dell’energia atomica, ricoprendo anche il prezioso ruolo di organizzazione indipendente deputata alla verifica attraverso il proprio sistema di ispezioni, dell’ottemperanza da parte dei Paesi membri degli obblighi derivanti dal Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari (TNP) e da altri accordi di non proliferazione che regolano e limitano l’uso dei materiali e degli impianti nucleari a scopi esclusivamente pacifici.
Senza dimenticare gli sforzi in materia di non-proliferazione nucleare, proprio in virtù delle attività di verifica sugli accordi di salvaguardia siglati con gli Stati Non Nucleari parte del TNP. Ai sensi di tale Trattato, infatti, gli Stati Non Nucleari detengono il legittimo diritto di sviluppare programmi ai fini di un utilizzo civile dell’energia e il TNP attribuisce proprio all’AIEA il compito di assicurarsi che tali stati non dirottino l’utilizzo di energia nucleare verso fini non pacifici[2].
Un ruolo prezioso che però sta rischiando di essere messo in crisi dalla scelta politica di numerosi Paesi di limitare il multilateralismo in molti settori strategici.
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