L’esito della prima tornata elettorale
Nella giornata di domenica 22 ottobre si sono tenute le elezioni generali in Argentina per decretare il nuovo Presidente del Paese. Ad aggiudicarsi il maggior numero di voti è stato Sergio Massa, leader del partito di ascendenza peronista Unione per la Patria, a cui appartiene anche l’attuale capo di stato Alberto Fernandez: il traguardo del 36,6 per cento di consensi al primo turno, tuttavia, non è stato sufficiente per il diretto ottenimento dei pieni poteri, essendo obbligatoria una maggioranza qualificata del 45 per cento, oppure del 40 per cento dei voti e 10 punti di vantaggio sul partito successivo; il candidato dovrà dunque riconfermare il primato al ballottaggio del 19 novembre, sfidando in un testa a testa il secondo candidato più votato, Javier Milei, capogruppo della coalizione La Libertà Avanza, che ha accumulato il 29,9 per cento dei favori popolari. Sul terzo gradino del podio, con un bottino pari al 23,8 per cento dei consensi, invece, si è attestata Patricia Bullrich di Uniti per il Cambiamento, una coalizione di orientamento conservatore che contempla al proprio interno il partito dell’ex Presidente Mauricio Macri, Proposta Repubblicana, e il gruppo Unione Civica Radicale, guidato dal capo del governo della città di Buenos Aires, Horacio Rodriguez Larreta. Di scarso successo, da ultimo, le candidature di Juan Schiaretti di Facciamo per il Nostro Paese (6,8 per cento) e di Myriam Bregman di Fronte di Sinistra e dei Lavoratori (2,7 per cento).
Il leader del partito peronista
Avvocato e ministro dell’economia, il cinquantunenne Sergio Massa è stato la grande rivelazione della prima tornata di votazioni. Il leader di Unione per la Patria è riuscito a ribaltare le aspettative dei sondaggi del 19 ottobre e a conquistare la fiducia di parecchi cittadini. Secondo gli esperti, due fattori hanno concorso al suo inaspettato gradimento. In primo luogo, una strategia elettorale di distanziamento rispetto all’attuale governo, responsabile di un dissesto socio-economico molto grave: stando ai dati del centro di analisi Fundación Capital, l’inflazione argentina si aggira attorno al 150 per cento – ed è data in aumento per la fine dell’anno - e il 40 per cento della popolazione vive sotto la soglia della povertà. Di fatto, Massa ha più volte manifestato la volontà di invertire rotta rispetto alla gestione politica attuale: in quest’ottica, l’avversione alla proposta peronista, incarnata in particolar modo dalla vice-presidente Cristina Fernandez de Kirchner, potrebbe essere stato un elemento dirimente per la scelta di molti elettori di centro-sinistra. In secondo luogo, è da considerare il fallimento del partito di Patricia Bullrich, il cui avvicinamento ai binari del libertario Javier Milei potrebbe aver calamitato molti voti tipicamente di destra verso una candidatura più moderata.
L’uomo con la motosega
Definito da molti giornali il Trump argentino, l’ultraliberalista antisistema Javier Milei ha deluso le attese dei pronostici iniziali, fermandosi a più di 6 distanze dal vincitore del primo turno. Con un programma elettorale all’insegna del populismo, il leader di La Libertà Avanza ha conquistato le simpatie di milioni di argentini, soprattutto giovani e poveri, delusi dalle vacue promesse dei politici precedenti e stufi delle inefficienze di una casta apicale corrotta e inaffidabile. In questi anni, i suoi discorsi in merito ai tagli fiscali e all’apertura all’economia del dollaro hanno fatto breccia in una vasta fetta dell’opinione pubblica desiderosa di un cambiamento drastico a livello sociale ed economico; i proclami a favore della libertà di portare armi e della liberalizzazione del mercato degli organi hanno toccato i tasti giusti in aree del Paese pervase da delinquenza e degrado civile. Oltre a ciò, all’aumento del gradimento popolare ha senza dubbio contribuito la creazione di un personaggio eversivo e dirompente: la scelta di brandire una motosega durante un comizio in piena campagna elettorale, ad esempio, è emblematica del suo atteggiamento estremamente anticonvenzionale e fuori dagli schemi. Che cosa, dunque, è andato storto il 22 ottobre? Alcuni esperti hanno riconosciuto nella campaña del miedo portata avanti dal partito al governo un fattore decisivo per lo speronamento del candidato outsider: la lista peronista, mettendo in allarme la popolazione sulle pericolose derive di un personaggio come Milei, avrebbe così riplasmato le intenzioni di voto di migliaia di cittadini. Illuminando l’inquietante stravaganza del rivale, quindi, Unione per la Patria ed alleati hanno squalificato il piccolo Trump agli occhi di una buona fetta dell’opinione pubblica, facendo così sfiorire il suo trionfalismo narcisista.
Previsioni di voto
In vista del ballottaggio di metà novembre, i due leader rivali hanno già avviato le campagne elettorali. Sergio Massa ha dichiarato l’intenzione di formare un governo di unità nazionale, accorpando partiti estranei alla sua coalizione di partenza e dando vita a un esecutivo basato sulla meritocrazia e non sulle alleanze politiche. In particolare, tra i partner su cui il ministro dell’economia potrà contare ci sono Juan Schiaretti, peronista di ferro che non rinnegherà il suo sostegno al partito di testa, e Myriam Bregman, capogruppo della sinistra nazionale. Javier Milei, invece, si è detto ottimista, nonostante il secondo posto, dal momento che due terzi degli elettori hanno votato contro il kirchnerismo e a favore del cambiamento. Tale positività ha trovato sostegno, alcuni giorni dopo la prima tornata elettorale, nella decisione di Patricia Bullrich di spalleggiare il leader di La Libertà Avanza: la scelta di campo del capogruppo di Uniti per il Cambiamento potrebbe provocare una frattura all’interno della coalizione in vista del ballottaggio. L’ala radicale, guidata dall’ex Presidente anti-kirchneriano Mauricio Macri, potrebbe prendere le distanze da Massa e strizzare l’occhio a Milei; quella moderata capeggiata da Horacio Rodriguez Larreta, invece, si è manifestata poco incline a un gemellaggio con la fazione populista, discostandosi dalla posizione ufficiale del macrogruppo. E sarà proprio questo duplice bacino di elettori ad avere un ruolo decisivo nell’inclinare l’ago della bilancia verso uno dei due concorrenti: a Massa basterebbe incamerare il sì di una piccola quota del partito Uniti per il Cambiamento per tagliare il traguardo del 50 per cento più uno dei voti; a Milei, diversamente, servirebbe un appoggio più consistente per accumulare più consensi del rivale entro e non oltre il 19 novembre.
Mondo Internazionale APS - Riproduzione Riservata ® 2023
Condividi il post
L'Autore
Alessandro Dowlatshahi
Categorie
Tag
Argentina Buenos aires Massa Milei Politica Elezioni America Latina Trump populismo Crisi crisi politica crisi economica crisi finanziaria Inflazione Economia Economy fernandez peronismo