La Turchia e il suo presidente: tra tempesta e opportunità

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  Michele Magistretti
  03 ottobre 2022
  3 minuti, 26 secondi

Ankara si muove con estrema abilità tra fronti opposti della politica internazionale: pensa da grande potenza, pur essendo un attore di stazza media. Sembra però che il suo presidente debba comunque fare i conti con i limiti della propria potenza e con i suoi stessi errori.

Vediamo quindi come si sta muovendo la dirigenza turca sui vari dossier internazionali e quali sono le sfide interne a meno di un anno dalle elezioni.

Tra Oriente e Occidente: un fragile equilibrismo


Dallo scoppio della guerra in Ucraina, le capacità diplomatiche del presidente turco hanno catapultato Ankara al centro della politica internazionale nel ruolo di pontiere, non senza una buona dose di spregiudicatezza. Mentre la Turchia lavora per mantenere aperto un canale di comunicazione tra Kiev e Mosca, tenta alacremente di assicurarsi le commesse per la ricostruzione dell’Ucraina e non impone sanzioni alla Russia, anzi si propone come “porto sicuro” per capitali e oligarchi russi.

Contemporaneamente, Ankara si muove per aumentare la propria influenza in Caucaso e nelle steppe centro-asiatiche. Da una parte sostiene Baku nelle sue mire espansioniste a detrimento dell’Armenia, unico alleato regionale di Mosca, dall'altra - in Asia centrale - invece tenta di inserirsi come attore politicamente rilevante, traendo vantaggio dall’implosione dello status quo geopolitico favorevole a Mosca, provando a competere con le mire egemoniche di Pechino. Questa strategia è perseguita sia attraverso il "soft power" etnico-culturale - tramite lo strumento ideologico del panturchismo - sia attraverso la diplomazia della difesa e quindi l’export di armamenti, in particolare i famosi droni Bayraktar TB2. Durante i recenti scontri militari tra Tagikistan e Kirghizistan i droni turchi si sono mostrati nuovamente incisivi nell’aiutare la repubblica kirghisa a resistere e hanno permesso un riequilibrio dei rapporti di forza.

Ankara continua però anche a testare la pazienza e la tolleranza di molti alleati occidentali. Nonostante i diversi round diplomatici per appianare la tensione, persiste a mantenere una postura aggressiva con Atene. Durante un viaggio a Sarajevo, il presidente turco è arrivato addirittura a minacciare direttamente la Grecia affermando di essere pronto ad attaccare anche di sorpresa, qualora lo considerasse necessario. Inoltre, Ankara è sempre più propensa ad approfondire la cooperazione con Pechino e Mosca attraverso l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, al cui ultimo summit ha partecipato come partner esterno a Samarcanda, in Uzbekistan. Questo corso d’azione in realtà può essere spiegato anche dalle difficoltà economiche che vive il paese, con l'inflazione che continua a crescere. La dirigenza turca deve comunque mantenere un modus vivendi con Mosca e desiderare ampliare le opportunità di scambio economico con il regime cinese. Con la stessa chiave di lettura deve essere interpretato il riavvicinamento con Israele. La distensione prosegue con la nomina da parte di Israele di un nuovo ambasciatore ad Ankara, carica rimasta vacante dal 2018.

Le difficoltà interne: la strada minata verso le elezioni


Mentre l’inflazione continua a galoppare, i sondaggi per le elezioni presidenziali sono ormai costantemente sfavorevoli al leader del partito islamista Akp. Contro tutti e tre i probabili contendenti Erdogan è dato perdente. In particolare, se a sfidarlo dovessero essere i sindaci di Ankara e Istanbul, Mansur Yavaş ed Ekrem İmamoğlu, la sconfitta è certa, mentre contro il leader del Partito Popolare Repubblicano, Kemal Kılıçdaroğlu, lo svantaggio è più ridotto. Le opposizioni sono galvanizzate dalla cattiva gestione della crisi economica e puntano anche a catalizzare lo scontento per l’accoglienza di milioni di rifugiati siriani. Inoltre, anche il partito ultra-nazionalista alleato dell’Akp è particolarmente in sofferenza nei sondaggi, molto probabilmente a favore del Buon Partito, formazione conservatrice costituita da transfughi del partito di Devlet Bahçeli. Anche per questi motivi il presidente turco ha alzato il livello della tensione contro il vicino ellenico, nel tentativo di giocare la carta nazionalista e distrarre l’elettorato dalla disastrosa gestione dell’economia.

Fonti consultate per il seguente articolo:

https://www.ispionline.it/it/p...

https://www.al-monitor.com/ori...

https://www.al-monitor.com/ori...

Immagine: https://pixabay.com/it/images/...

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Michele Magistretti

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Turchia Presidente elezioni Elections Turkey