Bangladesh al Bivio

Crisi politica e sfida del Cambiamento

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  Francesco Oppia
  06 ottobre 2024
  5 minuti, 21 secondi

Il panorama politico del Bangladesh ha vissuto un periodo di forte instabilità in seguito alle elezioni parlamentari del 2024. La Lega Awami, guidata da Sheikh Hasina, ha ottenuto la quarta vittoria consecutiva, ma il risultato è stato accolto con scetticismo sia a livello nazionale che internazionale. Le elezioni sono state criticate per non essere state libere, con l'opposizione, incluso il Partito Nazionalista del Bangladesh (BNP), che ha boicottato le votazioni denunciando l’iniquità della competizione. Anche il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha espresso preoccupazione per gli arresti di migliaia di oppositori e per le irregolarità segnalate durante il giorno delle elezioni.

Il rifiuto del governo di istituire un esecutivo ad interim, una consuetudine consolidata in periodo elettorale, ha ulteriormente rafforzato l'impressione di un processo elettorale alterato che ha permesso alla Lega Awami di conquistare 222 seggi su 298. La rielezione di Hasina ha determinato un ulteriore arretramento delle istituzioni democratiche nel paese, essendosi il suo governo reso protagonista della repressione dell'opposizione, della libertà di stampa e della libertà di associazione. Tarique Rahman, leader in esilio del BNP, ha definito le elezioni una "farsa" e ha esortato ad una lunga stagione di proteste.

La situazione si è ulteriormente complicata quando, in giugno, la Corte Suprema ha ripristinato il controverso sistema delle quote di accesso alla pubblica amministrazione, su impulso del governo, provocando una massiccia ondata di proteste studentesche. Questo sistema prevedeva che circa il 30% dei posti di lavoro pubblici fosse destinato ai discendenti dei veterani della guerra d’indipendenza del 1971. Le proteste, inizialmente pacifiche, si sono presto trasformate in scontri violenti a causa della dura repressione governativa. Più di 100 manifestanti sono stati uccisi e il coprifuoco imposto, accompagnato dall'ordine di sparare a vista, ha ulteriormente aggravato la situazione. Nonostante un tentativo tardivo del governo di modificare il sistema delle quote, il malcontento ha continuato a crescere.

Le proteste si innestano su un diffuso malcontento contro il sistema politico ed economico del paese. Il governo di Hasina, caratterizzato da un crescente carattere autoritario, si è progressivamente alienato ampie fasce della popolazione, a causa del suo disinteresse verso i bisogni del popolo. Il diffuso uso della forza e il costante ricorso alla violenza hanno minato la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Violazioni della libertà di stampa e attacchi a giornalisti e attivisti sono divenuti fatti quotidiani, alimentando la percezione di un regime sempre più simile a una "autocrazia competitiva".

Le difficoltà economiche sono state parzialmente colmate attraverso un prestito di 4,7 miliardi di dollari ottenuto dal Fondo Monetario Internazionale nel 2023 per stabilizzare l’economia. Tuttavia, i benefici non si sono estesi alla popolazione più giovane, nonostante la crescita del settore tessile, che continua a soffrire di alti tassi di disoccupazione, soprattutto tra i laureati.

La svolta è arrivata nell'agosto del 2024, quando l'esercito, tradizionalmente alleato di Hasina, si è rifiutato di eseguire l'ordine di reprimere le proteste. Di fronte all’insubordinazione militare, Hasina non ha avuto altra scelta che dimettersi e fuggire in India, dove ha chiesto asilo. La sua fuga ha segnato la fine di un governo ventennale e un cambiamento significativo nella scena politica del Bangladesh.

In seguito alla fuga, il Premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus è stato nominato alla guida di un governo provvisorio volto a riportare stabilità nel Paese e organizzare nuove libere elezioni. Yunus, figura rispettata a livello internazionale, è percepito come un leader neutrale in grado di ristabilire la fiducia nelle istituzioni. Tuttavia, il governo provvisorio deve affrontare numerose sfide, tra cui la frammentazione del sistema politico, con partiti come il BNP e gruppi islamisti come Jamaat-e-Islami che sono desiderosi di accrescere la loro influenza.

Il ruolo dell'esercito, che inizialmente ha sostenuto Yunus, è un altro nodo critico, in quanto si teme che possa cercare di espandere la propria influenza sugli affari civili. Le forze armate sono state dispiegate per mantenere l'ordine, dato che le forze di polizia sono state indebolite da attacchi e defezioni. In tale contesto la sicurezza delle minoranze religiose, in particolare degli indù, è diventata un problema scottante, in seguito ad una serie di attacchi contro templi e comunità religiose.

Oltre alla sicurezza, il governo deve affrontare sfide economiche gravissime. Pur avendo registrato una crescita in alcuni settori, come quello dell'abbigliamento, l'economia del Bangladesh è fragile, con milioni di giovani che non hanno accesso né a un lavoro né a un’istruzione adeguata. Anche se il FMI ha garantito il proprio sostegno, il governo provvisorio dovrà adottare riforme economiche per attrarre investimenti e stabilizzare il Paese.

Sul piano internazionale, i rapporti del Bangladesh con l’India sono stati messi a dura prova. Il BNP e altri gruppi di opposizione hanno criticato Dehli per aver concesso asilo a Hasina, di cui era sostenitrice. La Cina, invece, ha mantenuto una posizione più cauta, auspicando stabilità e proseguendo con i propri investimenti strategici nel Paese, specialmente nelle infrastrutture e nella difesa. Infine, gli Stati Uniti hanno accolto con favore il nuovo governo ad interim, ma rimangono cauti riguardo all'influenza dell’esercito. Washington ha espresso il proprio sostegno agli sforzi di Yunus, ma teme che l'ascesa di gruppi islamisti come Jamaat-e-Islami possa minacciare la laicità del Bangladesh.

Il successo del governo provvisorio dipenderà dalla capacità di ristabilire l'ordine pubblico e preparare il Paese a elezioni libere e regolari. Allo stesso tempo, i giovani, protagonisti nella destituzione di Hasina, probabilmente continueranno a spingere per riforme politiche ed economiche. Sia che decidano di formare un nuovo partito politico, sia che rimangano un potente movimento sociale, avranno un ruolo cruciale nel plasmare il futuro del Bangladesh.

In conclusione, il Paese si trova a un bivio: se riuscirà a spezzare il ciclo di violenza politica e autoritarismo, con una leadership forte e un sostegno internazionale, il Bangladesh ha il potenziale per emergere da questa fase turbolenta più unito e democratico. I prossimi mesi saranno decisivi per il futuro del Paese e per il suo ruolo nella regione.

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L'Autore

Francesco Oppia

Autore di Mondo Internazionale Post

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Asia Orientale

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