Base spia cinese a Cuba: paure e dubbi in America

  Articoli (Articles)
  Lorenzo Graziani
  20 giugno 2023
  4 minuti, 25 secondi

L'8 giugno il Wall Street Journal (WSJ) ha pubblicato un report riguardante la possibilità che il governo cinese abbia proposto un accordo segreto con il governo cubano per stabilire sull'isola, distate dalla Florida appena 160 chilometri, un'infrastruttura di intercettazione. Il complesso, permetterebbe a Pechino di raccogliere un gran numero di comunicazioni elettroniche dal territorio del sud-est americano, dove sono peraltro installate un gran numero di basi militari, e di monitorare il traffico navale.

Secondo il WSJ, l'accordo avrebbe corrisposto il pagamento da parte del governo cinese di diversi miliardi di dollari, a dir poco ben graditi per l'economia cubana che da anni si trova in grandi difficoltà a causa della forte inflazione, della carenza del petrolio e del crollo della produzione agricola.

La risposta alla pubblicazione del report non si è però fatta attendere: John Kirby, portavoce del Consiglio di Sicurezza della Casa Bianca, ha espresso la sua sfiducia nell'articolo, secondo lui "inaccurato", e ha tranquillizzato i cittadini americani assicurando la grande attenzione che l'amministrazione Biden sta rivolgendo alle relazioni tra Cina e Cuba.

Il portavoce del Dipartimento di Difesa ha dichiarato di "non essere a conoscenza dell'installazione di una nuova base spia cinese a Cuba" e il Viceministro degli Esteri cubano, Carlos Fernandez de Cossio, ha definito il report come "totalmente mendace e infondato" e l'ha attribuito alla volontà americana di creare un pretesto per perpetrare l'embargo imposto verso l'isola ormai da anni. Infine, un portavoce dell'ambasciata cinese a Washington ha confermato il fatto che il governo cinese "non sia al corrente del caso e che quindi non sia in grado di commentare l'accaduto".

Sabato 10 giugno un ufficiale dell'amministrazione americana, che ha preferito rimanere anonimo, ha però ridestato l'interesse dell'opinione pubblica confermando che la base di spionaggio cinese a Cuba sia già stata costruita e sottolineando come lo spionaggio cinese stia rappresentando un grande problema per il governo americano da ormai diversi anni: "quando l'amministrazione Biden ha iniziato il suo mandato ci sono stati presentati i vari metodi con cui la Cina sta cercando di espandere la propria influenza globale, incluse le strutture dell'intelligence che ha costruito a Cuba e delle quali è stato documentato un upgrade ancora nel 2019".

Per quanto l'anonimo ufficiale abbia assicurato che la politica di Biden stia indubbiamente rallentando la veloce espansione cinese, gran parte dell'opinione pubblica ha reagito in maniera piuttosto sconcertata: il repubblicano Mike Turner, membro del House Intelligence Committee, ha accusato l'amministrazione Biden di prendere sotto gamba la minaccia cinese e di essersi contraddetta più volte, definendo il comportamento come "inaccettabile". Altri figure politiche americane, soprattutto rappresentanti del partito repubblicano, hanno definito l'azione del governo viziata da una eccessiva leggerezza e da una grave mancanza di trasparenza.

In risposta alle accuse il 12 giugno, durante la regolare conferenza stampa della Casa Bianca, il portavoce John Kirby ha difeso la scelta dell'amministrazione Biden, dicendo di aver fatto il possibile per dare una risposta semplice e concisa il più celermente possibile e riconfermando il report originale come "inaccurato". Si è poi scagliato contro i promotori della notizia: "chiaramente ci sono delle fonti là fuori che pensano che sia benefico rendere pubbliche queste informazioni. Ma non lo è. Il fatto che qualche giorno dopo [rispetto alla prima dichiarazione] abbiamo fornito delle chiarificazioni non deve essere interpretato, come dichiarato da alcuni report giornalistici, come un dietrofront".

La questione rimane quindi accesa ed è esplosa proprio quando Washington e Pechino sembravano decisi a lasciarsi alle spalle l'incidente diplomatico del pallone spia, avvenuto in febbraio, che aveva portato all'annullamento della visita ufficiale di Blinken in Cina.

Per supportare questa "distensione" è infatti stata organizzata una nuova visita diplomatica di Blinken, in programma per il 18 e il 19 giugno, durante la quale verrà sicuramente discussa anche questa nuova questione. Il volo di Blinken può però dirsi turbolento e accompagnato da un clima quanto meno sfiduciato: i commenti ricevuti sono stati poco ottimisti sia da parte americana, con dichiarazioni come quelle di Jonathan Ward, autore americano che descrive la relazione tra i due stati come indirizzata verso un "futuro pericolo", o della professoressa dell'Università di Cornell Jessica Chen Weiss che dice di non aspettarsi grandi risultati dall'incontro in quanto le posizioni sono al momento troppo distaccate; che da parte cinese, con i media che non hanno mancato di rimarcare i comportamenti "viziosi" che gli Stati Uniti hanno avuto nei confronti della Cina.

Bisogna infatti ricordare come, indipendentemente dall'indignazione e la preoccupazione dei cittadini americani, anche gli Stati Uniti abbiano una lunga storia di spionaggio verso la Cina, soprattutto utilizzando il territorio di Taiwan come postazione di ascolto o facendo volare diversi aerei spia sul mare della Cina meridionale.

Non resta che attendere con interesse l'arrivo di Blinken in Cina per vedere se l'amministrazione Biden riuscirà a superare quella che secondo gli esperti potrebbe rappresentare una crisi capace di raffreddare nuovamente i rapporti tra le due superpotenze.

Mondo Internazionale APS - Riproduzione Riservata ® 2023

Fonti consultate per questo articolo:

https://www.theguardian.com/wo...

https://www.theguardian.com/wo...

https://www.wsj.com/articles/c...

https://www.aljazeera.com/news...

https://www.reuters.com/world/...

https://www.politico.com/news/...

https://www.politico.com/news/...

https://www.theguardian.com/us...

Foto: https://unsplash.com/it/foto/u...

Condividi il post

L'Autore

Lorenzo Graziani

Categorie

America del Nord

Tag

FramingtheWorld Stati Uniti d'America Cuba Cina Basi spia Blinken Kirby America del Nord