Cambiamenti climatici e diritti umani

Le numerose ripercussioni della crisi climatica

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  Flora Stanziola
  22 ottobre 2023
  5 minuti, 31 secondi

È universalmente riconosciuto come il cambiamento climatico riversi i suoi effetti negativi sui diritti umani fondamentali e a pagarne il prezzo più alto sono maggiormente i Paesi più poveri. Le grandi aziende nei Paesi più ricchi non agiscono per ridurre le loro emissioni di gas serra e di conseguenza non riescono a far fronte alle esigenze dei più poveri e dei più deboli. Sono, infatti, i membri del G20 ad essere responsabili del 78% delle emissioni dell’ultimo decennio.

Nel sesto report dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) si legge che le comunità più vulnerabili, che appunto hanno contribuito meno agli attuali cambiamenti climatici, sono colpite in modo sproporzionato rispetto al loro impatto sul clima, proprio a causa della fragilità di tali paesi in cui la mancanza di organismi e normative statali che possano intervenire all’interno della questione, così come una mancanza dei mezzi per poter fronteggiare le seguenti avversità, si riflette in una minore possibilità di resilienza e adattamento. In questi Paesi l’impatto dei cambiamenti climatici sui diritti umani di queste persone sarà devastante. Ma non saranno gli unici ad essere colpiti, si stima che 3,3-3,6 miliardi di persone vivono in contesti altamente vulnerabili. Come si è registrato nel corso degli ultimi anni, l’aumento degli eventi meteorologici e climatici estremi ha esposto milioni di persone a una grave insicurezza alimentare e a una ridotta sicurezza idrica. Le località dove l’intensità di questi eventi ha comportato impatti negativi dal punto di vista ambientale e sociale vengono riscontrati in molte località e/o comunità in Africa, Asia, America centrale e meridionale, Paesi meno sviluppati, Piccole Isole e Artico e a livello globale.

Diritto alla salute

Secondo l’IPCC, i maggiori impatti dei cambiamenti climatici sulla salute includeranno un maggior rischio di lesioni, malattie e morte a causa di ondate di calore e incendi più intensi; un aumento del rischio di malnutrizione a causa della riduzione della produzione alimentare nelle regioni povere; e l’aumento dei rischi di malattie trasmesse da cibo e acqua. Le persone che vivono nelle comunità esposte a eventi come catastrofi naturali, accentuate dai cambiamenti climatici, potrebbero soffrire di disturbi post traumatici da stress. Gli impatti dei cambiamenti climatici rappresentano una minaccia ai sistemi sanitari, quindi alla sicurezza di miliardi di persone nonché al raggiungimento degli obiettivi fondamentali della salute globale. Oltre agli eventi visibili, i cambiamenti climatici sono una grave minaccia anche dal punto di vista della diffusione e scoppio di epidemie e malattie, l’Organizzazione mondiale della sanità prevede che i cambiamenti climatici causeranno 250.000 morti all’anno tra il 2030 e il 2050, a causa di malaria, malnutrizione, diarrea e stress da calore.

I cambiamenti climatici stanno impattando e impatteranno sempre di più anche sul diritto alla salute delle persone e ciò è evidente anche nella nostra penisola. In tutte le regioni italiane gli scienziati hanno osservato un aumento delle morti legate agli eventi di calore estremo, così come l’insorgenza di malattie di origine alimentare e idrica legate al clima e da altri vettori.

Il Consiglio d’Europa ha elaborato negli anni una serie di norme giuridiche internazionali rispetto ai problemi ambientali, tra cui in particolar modo la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, la Carta sociale europea e la Convenzione di Berna sulla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa. Nel 2021 l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha emanato una risoluzione Combating inequalities in the right to a safe, healthy and clean environment in cui si sottolinea come l’accesso al diritto fondamentale a un ambiente sicuro, pulito e sano non sia uniformemente rispettato a livello delle regioni, dei paesi e degli individui, evidenziando che gli effetti dei cambiamenti climatici hanno un impatto sproporzionato sui paesi poveri, come pure sui gruppi svantaggiati, le minoranze, le donne e i bambini.

Migranti climatici

Il Centro di monitoraggio per gli sfollati interni (IDMC) ha calcolato che 23,9 milioni di persone hanno dovuto trasferirsi nel 2019 a causa di disastri connessi al cambiamento climatico. Questa cifra comprende tutto il mix di eventi estremi, siccità e ondate di calore che stanno già travolgendo la parte più vulnerabile del mondo.

Oggi, dunque, un essere umano su due è in immediato pericolo per il clima. Il 2021 è stato il terzo anno più costoso di sempre per i disastri causati dal clima: si sono concretizzati in 329 miliardi di dollari in danni e perdite. Secondo i dati riportati da Oxfam ricorda, già vent’anni fa il 35,7% delle richieste di aiuto umanitario aveva tra le cause principali o parziali uno o più eventi meteorologici estremi. Nel 2021 questa percentuale si è alzata a 78%.

Ancora più allarmanti sono le previsioni contenute nel rapporto “Migration and Climate Change” dell’IOM, che parlano di 200 milioni di migranti climatici entro il 2050, una persona su 45 tra quelle che vivono sulla terra. Nel 2018, l’Assemblea generale dell’ONU ha approvato (con voto contrario degli Stati Uniti) il “Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration”, in cui viene attribuito alla crisi climatica l’incremento del movimento delle persone nei prossimi anni, sollecitando i governi a formare dei piani per prevenire le migrazioni climatiche e aiutare le persone che saranno costrette a spostarsi per questi motivi. Tuttavia, questi accordi non sono giuridicamente vincolanti né sufficientemente elaborati per affrontare la complessità del fenomeno e i Paesi ricchi approfittano di ciò per restare indifferenti.

Aumento della popolazione

Un aspetto importante per che incide indirettamente sugli effetti del cambiamento climatico è rappresentato dal rapporto tra demografia e crisi climatica: il numero di persone che vivono in un determinato territorio influenza sia la produzione di anidride carbonica, sia le politiche di mitigazione della crisi climatica. L’aumento della popolazione riguarda prevalentemente i Paesi che inquinano di meno, ovvero i Paesi più poveri, quelli colpiti maggiormente da eventi climatici catastrofici la cui popolazione in aumento sarà costretta a scappare. Dall’altra parte, la produzione di gas serra è più elevata nelle zone del mondo, come l’Europa, in cui la popolazione non cresce o cresce poco e quindi gli effetti si riverseranno su una popolazione più anziana, meno incline ai cambiamenti che andrebbero attuati e quelli che inevitabilmente avverranno come le ondate di rifugiati climatici. Per questo è importante anche considerare le caratteristiche demografiche per valutare non solo l’esposizione e la vulnerabilità di una popolazione agli effetti del climate change, ma anche le misure di adattamento più efficaci nel lungo periodo.

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Fonti utilizzate per il presente articolo:

https://www.duegradi.eu/news/migranti-climatici/

https://energycue.it/altra-faccia-cambiamento-climatico-rifugiati-ambientali/32216/?ac_cmd=show

https://cild.eu/blog/2023/03/21/i-cambiamenti-climatici-distruggeranno-i-nostri-diritti/

https://www.pexels.com/it-it/foto/terra-blu-banner-segno-3039036/

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L'Autore

Flora Stanziola

Autrice da giugno 2022 per Mondo Internazionale Post. Originaria dell'Isola d'Ischia e appassionata di lingue e culture straniere ha conseguito nel 2018 il titolo di Dott.ssa in Discipline per la Mediazione linguistica e culturale. Dopo alcune esperienze all'estero e nel settore turistico, nel 2020 ha intrapreso la strada delle relazioni internazionali iscrivendosi al corso di laurea magistrale in Politiche per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo, appassionandosi alle tematiche relative alla tutela dei diritti umani. Recentemente ha concluso il suo percorso di studi con la tesi dal titolo: "L'Uganda contemporaneo: dalle violenze ai processi di sviluppo".

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climatechange Diritti umani Migrazioni