Cambiamenti climatici e frutti esotici

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  Valeria Fraquelli
  27 gennaio 2023
  3 minuti, 54 secondi

Tutti noi amiamo mangiare i frutti esotici, ci piacciono, sono molto gustosi e hanno proprietà benefiche. Questa frutta venuta dai Paesi caldi ci invoglia, siamo curiosi e ci piace provare gusti nuovi.

Da qualche anno i frutti esotici non vengono più dall’estero dopo un lunghissimo viaggio in nave o in aereo ma a causa dei cambiamenti climatici sono coltivati anche nella nostra Italia, soprattutto nelle regioni del sud. Mango, avocado, banane e tanti altri frutti esotici di origine sudamericana o asiatica infatti sembrano avere trovato anche in Italia il terreno ideale in cui vivere e stanno quasi soppiantando le colture tradizionali.

Clima sempre più caldo, poche piogge con giorni secchi negli ultimi anni da eccezione sono diventati la regola e adesso vediamo sempre più spesso ulivi in Valtellina, pomodori da conserva nella Pianura Padana, vigneti sulle Alpi. Il cambiamento climatico degli ultimi decenni ha modificato radicalmente l’agricoltura italiana e stanno già cominciando ad arrivare sui nostri mercati banane e avocado con la scritta “Made in Italy”, molto gustosi e sempre più apprezzati dai consumatori che li scelgono perché li ritengono più sicuri e più sostenibili, a km 0.

Se da un lato le coltivazioni di frutti esotici hanno permesso il recupero di zone considerate ormai depresse e abbandonate e hanno consentito di creare nuovi posti di lavoro, dall’altro questa è una dimostrazione dei cambiamenti climatici a cui non possiamo voltare le spalle. Il 10 novembre 2021 l’ISPRA, istituto che si occupa dell’ambiente e della lotta ai cambiamenti climatici ha presentato il suo dossier “Gli indicatori del clima in Italia”, in cui è dimostrato con studi scientifici e statistiche “che il 2020 è stato il quinto anno più caldo dal 1961, registrando un’anomalia media di +1.54 °C. A partire dal 1985, le anomalie sono state sempre positive, ad eccezione del 1991 e del 1996. Il 2020 è stato il 24° anno consecutivo con anomalia positiva rispetto al valore normale; il decennio 2011-2020 è stato il più caldo dal 1961”.

I cambiamenti climatici ci stanno obbligando a cambiare modo di mangiare, i nostri prodotti tradizionali che in un certo senso hanno costruito la fortuna dell’Italia come patria del buon cibo e dei buoni vini stanno per essere soppiantati da colture di tipo tropicale, colture che meglio sopportano il clima caldo e la siccità. L’estate dell’anno scorso in cui le piogge sono state molto scarse ha dimostrato bene il cambiamento del clima e quanto l’agricoltura può essere danneggiata, e allora non si può fare altro se non adattarsi e impiantare vegetali più resistenti.

Infatti, il boom dei frutti esotici sulle nostre tavole è sostenuto “grazie all’impegno di giovani agricoltori che, ci ricorda la Coldiretti, hanno scelto questo tipo di coltivazione, spesso recuperando e rivitalizzando terreni abbandonati proprio a causa dei mutamenti climatici e in precedenza destinati alla produzione di arance e limoni“ Quello della frutta tropicale Made in Italy, sottolinea sempre la Coldiretti, “è un fenomeno destinato a modificare in maniera profonda i comportamenti di consumo nei prossimi anni. Ma anche le scelte produttive delle stesse aziende agricole per gli effetti del surriscaldamento determinati dalle mutazioni del clima”.

Sempre più spesso nelle regioni del Sud, e questo succede in tutti i Paesi mediterranei, dice ancora la Coldiretti, “prima si sperimentano e poi si avviano vere e proprie coltivazioni di frutta originaria dell’Asia e dell’America Latina. Dalle banane ai manghi, dall’avocado al lime, dal frutto della passione all’anona, dalla feijoa al casimiroa, dallo zapote nero fino al litchi. Per un consumo totale stimato in oltre 900mila tonnellate a livello nazionale”.

Il clima sempre più caldo ha avuto effetti sia positivi che negativi, perché se da un lato fa piacere avere frutti nuovi nati e cresciuti in Italia, dall’altro ci sono rischi significativi per le colture e un conseguente aumento spropositato dei prezzi, rischi che ovviamente si estendono anche alla concreta possibilità di vedere private anche le nostre tavole di moltissimi alimenti ad oggi già ampiamente compromessi. 


La frutta esotica italiana è più sostenibile e più sicura, ma siamo sicuri che se il clima continuerà a riscaldarsi riusciremo ancora ad avere cibo sano per tutti?

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L'Autore

Valeria Fraquelli

Mi chiamo Valeria Fraquelli e sono nata ad Asti il 19 luglio 1986. Ho conseguito la Laurea triennale in Studi Internazionali e la Laurea Magistrale in Scienze del governo e dell’amministrazione presso l’Università degli Studi di Torino. Ho anche conseguito il Preliminary English Test e un Master sull’imprenditoria giovanile; inoltre ho frequentato con successo vari corsi post laurea.

Mi piace molto ascoltare musica in particolare jazz anni '20, leggere e viaggiare per conoscere posti nuovi ed entrare in contatto con persone di culture diverse; proprio per questo ho visitato Vienna, Berlino, Lisbona, Londra, Malta, Copenhagen, Helsinki, New York e Parigi.

La mia passione più grande è la scrittura; infatti, ho scritto e scrivo tuttora per varie testate online tra cui Mondo Internazionale. Ho anche un mio blog personale che tratta di arte e cultura, viaggi e natura.

La frase che più mi rappresenta è “Volere è potere”.

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