Cambiamento climatico e Disuguaglianza di genere: le donne come agenti di resilienza

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  Adele Mutti
  08 aprile 2025
  4 minuti, 10 secondi

Il cambiamento climatico è ormai riconosciuto come una delle sfide globali più urgenti e gravi per l'umanità. Non solo sta mettendo a dura prova gli ecosistemi e le economie mondiali, ma agisce anche come un moltiplicatore di minacce, intensificando le disuguaglianze sociali, politiche ed economiche già esistenti. Mentre il fenomeno interessa tutta la popolazione mondiale, i Paesi in via di sviluppo sono tra i più colpiti e tra i più vulnerabili ci sono le donne e le bambine. Le crisi climatiche, infatti, amplificano le disuguaglianze di genere, mettendo a rischio la vita e il benessere delle donne, che sono meno preparate a fronteggiare gli impatti devastanti del cambiamento climatico. Le donne, in particolare, affrontano maggiori difficoltà nell'accesso agli aiuti umanitari e sono più esposte a ferite, malattie e mortalità, in gran parte a causa delle discriminazioni sociali e delle barriere strutturali che ne limitano la capacità di resistere alle emergenze. Inoltre, le donne costituiscono la fetta più ampia della popolazione mondiale che vive in povertà e molte di esse dipendono direttamente dalle risorse naturali per il proprio sostentamento. Queste risorse, però, sono sempre più minacciate dai cambiamenti climatici, creando un circolo vizioso di povertà e vulnerabilità, che rende difficile ogni tentativo di resilienza.

I cambiamenti climatici hanno infatti impatti devastanti su quattro dimensioni fondamentali della sicurezza alimentare: disponibilità, accessibilità, utilizzo e stabilità dei sistemi alimentari. In questo contesto, le donne rappresentano una parte significativa della forza lavoro agricola nei paesi in via di sviluppo essendo responsabili di circa il 45% e l’80% della produzione alimentare. In molte aree africane, oltre il 90% delle donne lavora in agricoltura. Quando si verificano eventi climatici estremi, le donne che devono affrontare barriere sociali, economiche e politiche sono maggiormente vulnerabili, sia per la scarsità delle risorse che per le disuguaglianze di genere che limitano l’accesso alle informazioni, alla mobilità e alla capacità decisionale. Le donne, in particolare quelle nelle aree rurali, sono anche responsabili di procurare cibo, acqua e legna per la famiglia. In periodi di siccità e piogge irregolari, il loro lavoro aumenta notevolmente, esponendole a maggiori rischi di violenza di genere, mentre cercano di ottenere risorse vitali per il sostentamento delle loro famiglie.

Tuttavia, non bisogna dimenticare che le donne non sono solo vittime dei cambiamenti climatici, ma sono anche attori efficaci nel contrastare e adattarsi agli effetti di questo fenomeno. In particolare, quelle nelle aree rurali, possiedono un vasto repertorio di conoscenze e competenze che possono essere cruciali per le strategie di adattamento e mitigazione del cambiamento climatico. Le loro responsabilità all’interno delle famiglie e delle comunità, come custodi delle risorse naturali e domestiche, le pongono in una posizione privilegiata per contribuire a strategie di adattamento in grado di rispondere ai cambiamenti ambientali. Le donne indigene sono in prima linea nella conservazione ambientale, mettendo a disposizione conoscenze ancestrali e pratiche che costituiscono la resilienza ai cambiamenti climatici. Tuttavia, anche loro affrontano limitazioni all’accesso a risorse fondamentali come i diritti sulla terra, il credito, l’educazione e la tecnologia. Se le donne avessero lo stesso accesso alle risorse produttive degli uomini si stima che la produzione agricola potrebbe aumentare dal 20 al 30%, contribuendo a nutrire 100-150 milioni di persone in più.

Oltre a svolgere lavori cruciali per la sussistenza delle proprie famiglie, le donne sono anche protagoniste di cambiamenti sostenibili. Nei paesi più ricchi sono loro a guidare il 70-80% delle decisioni di acquisto dei consumatori, promuovendo uno stile di vita più sostenibile. Sono infatti più propense a riciclare, ridurre gli sprechi, acquistare cibi biologici e prodotti eco-sostenibili.

A livello politico le ricerche hanno dimostrato che i paesi con una maggiore rappresentazione femminile nei parlamenti sono più inclini a ratificare trattati internazionali per la protezione ambientale e a implementare politiche più rigorose.

In conclusione, mentre il cambiamento climatico continua a minacciare il nostro pianeta, è essenziale riconoscere che le donne, soprattutto nelle regioni più vulnerabili del mondo, non sono solo vittime di questo fenomeno, ma sono anche tra i principali protagonisti del cambiamento. Le loro competenze, conoscenze e capacità di resilienza possono fare la differenza nelle strategie di adattamento e mitigazione. Tuttavia, affinché il loro potenziale sia pienamente valorizzato, è fondamentale superare le barriere di genere che limitano l'accesso alle risorse e alle opportunità. Investire nel rafforzamento del ruolo delle donne non solo è una questione di giustizia sociale, ma rappresenta anche una chiave strategica per affrontare la crisi climatica in modo più efficace e sostenibile. È tempo di riconoscere le donne come attori cruciali in questa battaglia globale e di mettere in atto politiche che le pongano al centro della soluzione. Solo così potremo sperare di costruire un futuro più equo e resiliente per tutti.

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