Cambiamento climatico in Italia: cosa succederà se non rispetteremo gli Accordi sul clima di Parigi

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  Alessia Marchesini
  28 ottobre 2022
  4 minuti, 17 secondi

Le conseguenze del cambiamento climatico in Italia sono sempre più evidenti e allarmanti. Malgrado si tenti ancora di negare l’evidenza è ormai chiaro a tanti che gli effetti del deterioramento del clima non colpiscono più solo paesi esotici e lontani. Soltanto nell’arco di quest’estate abbiamo assistito prima al crollo del ghiacciaio Marmolada, che è costato la vita a 11 persone, poi all’alluvione nelle Marche, passando per la siccità che ha fatto riaffiorare reperti storici dai letti dei principali fiumi italiani. E questi sono solo gli esempi più eclatanti di tale emergenza.

Ma quale futuro ci aspetta? Quali sono le previsioni per i prossimi decenni? C’è ancora margine di azione? Una risposta a queste domande ci viene data dal Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici, il quale fornisce previsioni dettagliate sul nostro territorio nell’arco temporale che va dal 2021 al 2050, fino ad arrivare al 2090. Gli scenari ipotizzati per tali previsioni sono due: RCP 8.5 e RCP 4.5. Il primo descrive la situazione qualora non venga presa alcuna iniziativa per mitigare l’emergenza climatica, l’altro prevede un quadro intermedio in cui alcune misure per ridurre e controllare le emissioni vengano adottate, in conformità con gli Accordi sul clima di Parigi.

Gli aspetti considerati da queste previsioni sono molteplici, dalle precipitazioni ai giorni di freddo intenso, ma i dati più interessanti – e allarmanti – si riscontrano soprattutto riguardo alle temperature e alla siccità. 

Temperature

La scorsa estate è stata etichettata come "una delle più calde di sempre, ma la più fredda dei prossimi decenni." Questo dato, lungi dall’essere solo un titolo allarmistico clickbait - come spesso additato dai negazionisti del cambiamento climatico - viene confermato anche dalla scienza. Secondo lo scenario più pessimistico, tra il 2021 e il 2050 in Italia la temperatura media giornaliera vedrà un aumento di 1,75 gradi centigradi, per poi andare ad aumentare sempre di più dal 2050 in poi. Lo scenario RCP 4.5 prevede invece un innalzamento delle temperature che si aggira tra 1 e 1,5 gradi.

Considerato che la temperatura media nei comuni italiani è già aumentata di circa 2 gradi rispetto all’epoca preindustriale, ad oggi anche mezzo grado in più o in meno può fare la differenza. Due o tre gradi possono essere significativi. Basta pensare alla Terra come al nostro organismo: la variazione di pochi gradi della nostra temperatura corporea indica scarsità di salute, con conseguenze irreversibili qualora non si stabilizzi al suo normale livello.

Dunque, cosa dobbiamo aspettarci in senso pratico per il futuro, soprattutto qualora nessuna misura venga messa in atto per mitigare questo deterioramento galoppante? Gli scenari descritti da questo studio sono piuttosto preoccupanti; le temperature massime registrate supereranno i 50 gradi, soprattutto nelle regioni del Sud come la Sicilia; la copertura nevosa nell’arco alpino si ridurrà da -20 a -40 giorni all’anno; infine, il livello del mare si alzerà di 7 cm nello Ionio e nell’Adriatico e di 9 cm nel Mediterraneo Occidentale, arrivando a circondare – se non addirittura inondare - alcune città costiere, come Ravenna o Venezia, e coprire completamente il delta dei fiumi facendo risalire il cuneo salino.

Siccità

Le prospettive riguardo ai giorni consecutivi senza piogge previsti non sono meno allarmanti. Quest’estate abbiamo già dovuto fare i conti con una delle crisi idriche peggiori degli ultimi decenni. Le immagini dei principali fiumi italiani ridotti a rigagnoli erano sulle prime pagine di tutti i giornali, così come le notizie sulle ordinanze locali di razionamento dell’acqua.

Tuttavia, il peggio deve ancora arrivare. La siccità prevista per i decenni a venire non colpirà in maniera equa le regioni italiane, ma vedrà un drastico peggioramento soprattutto nel Sud e nelle isole. In particolare, prendendo in considerazione l’arco temporale 2061-2090, lo scenario RCP 4.5 descrive un aumento di oltre 25 giorni senza piogge, mentre lo scenario peggiore prevede che i giorni senza precipitazioni possano superare i 35 consecutivi. I razionamenti e le restrizioni diventerebbero quindi all’ordine del giorno, così come i casi di aziende agricole o allevamenti costretti a chiudere a causa della mancanza della risorsa principale: l’acqua.

È chiaro come i danni di questi disastri ambientali sarebbero incalcolabili sia per l’ecosistema ma anche per l’economia. Le conseguenze dell’immobilismo nei confronti di questo problema metteranno interi settori in ginocchio, dall’agricoltura, che fa principalmente affidamento sull’acqua piovana per l’irrigazione del terreno, al turismo, che dal mare alla montagna subirà gravi perdite a causa delle inondazioni delle aree costiere e della riduzione delle stazioni sciistiche praticabili.

Ora sarà il nuovo governo a doversi occupare del problema e cercare di attuare le misure necessarie per rispettare gli Accordi, i quali - come spiegato dal Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici - rappresentano una linea guida da seguire nel tentativo di ridimensionare la portata drammatica del cambiamento climatico in Italia e nel mondo.

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Fonti consultate per il presente articolo:

https://www.cmcc.it/it/scenari-climatici-per-litalia#guida

https://ilbolive.unipd.it/it/news/crisi-climatica-ecco-quanto-aumentata-temperatura

https://www.wired.it/attualita/ambiente/2021/10/14/italia-riscaldamento-calore-ambiente-estate-media-mondo/

https://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/statoambiente/SA_58_15.pdf

Immagine: https://unsplash.com/photos/GK...

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L'Autore

Alessia Marchesini

Classe '99, si laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna. Attualmente frequenta un Master in Politiche, Progettazione e Fondi Europei presso l'Università di Padova. I suoi interessi più grandi sono la storia e la geopolitica, ma anche la natura e la tutela dell'ambiente. Da convinta europeista, ha deciso di cimentarsi nello studio e nell'approfondimento degli strumenti che l'Unione Europea mette a disposizione di stati e cittadini per rispondere alle esigenze del nuovo secolo, in particolare quelle focalizzate su lavoro, transizione energetica ed ecologica.

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