Can the carbon offset market be saved?

La fine dell'era del mercato delle compensazioni di carbonio?

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  Elisa Modonutti
  23 gennaio 2024
  5 minuti, 23 secondi

Il carbon offset market, il mercato delle compensazioni di carbonio, sta facendo fatica a dimostrare la sua effettività nella riduzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. I recenti progetti che utilizzano fonti rinnovabili, infatti, sono spesso autofinanziati e redditizi da sé, rendendo infruttuoso il finanziamento carbon offset volto alla compensazione delle emissioni inquinanti causate in prima istanza.

Ma facciamo un passo indietro, spiegando meglio in che cosa consiste il carbon offset market.

Il carbon offsetting indica qualsiasi attività volta a compensare le emissioni prodotte di anidride carbonica (CO2) o di altri gas serra, provvedendo a realizzare programmi alternativi che mirino a ridurre della stessa quantità l’inquinamento generato.

In altre parole, il carbon offsetting, tradotto in italiano come mercato delle compensazioni di carbonio, indica la pratica di compensazione delle emissioni inquinanti prodotte da individui, aziende o altre attività, tramite il finanziamento di progetti sostenibili mirati ad una riduzione di egual portata delle emissioni inquinanti generate in prima istanza.

Il meccanismo di compensazione si realizza tramite l’acquisto di crediti carbonio: certificati corrispondenti a una tonnellata di CO2 non emessa o assorbita, che possono essere acquistati da aziende e istituzioni per contribuire economicamente alla realizzazione di progetti compensativi di tutela ambientale.

Il meccanismo dei crediti di carbonio, introdotto per la prima volta nel 1997 con il Protocollo di Kyoto, primo accordo internazionale volto alla riduzione delle emissioni di alcuni gas ad effetto serra, è contenuto oggi in molti schemi internazionali: dall’EU Emissions Trading System, il sistema di scambio di quote di emissione dell'UE, accordo europeo siglato nel 2005 volto a diminuire le emissioni di gas serra nei Paesi europei, fino agli accordi di Parigi del 2015, quando il ruolo dei crediti compensativi di carbonio è diventato uno strumento notevole per il perseguimento di alcuni obiettivi di sviluppo sostenibile dall’Agenda 2030. Tra i goals interessati, l’obiettivo 13, che promuove la lotta contro il cambiamento climatico, è fortemente influenzato dalle emissioni inquinanti, la cui compensazione risulta essenziale per il raggiungimento della neutralità climatica.

Mentre alcune aziende possono limitare la propria impronta di carbonio, utilizzando fonti di energia rinnovabile, è altrettanto vero che spesso alcuni settori, nonostante gli avanzamenti delle tecnologie, non possono evitare la produzione di emissioni di anidride carbonica, a causa dei processi produttivi o delle lavorazioni che non consentono una modificazione verso un processo non inquinante.

Ecco allora che il ruolo del carbon offset diventa fondamentale: soprattutto per questa categoria di soggetti, la possibilità di acquistare crediti carbonio da utilizzare per il finanziamento di progetti volti alla compensazione delle emissioni inquinanti causate, permette il pareggiamento nella bilancia delle emissioni, favorendo la neutralità climatica.

I crediti carbonio possono essere acquistati da enti esterni certificati (tra i principali ci sono Verified Carbon Standards, Gold Standard, American Carbon Registry e Climate Action Reserve) e, tra i progetti che possono essere finanziati si annoverano iniziative di forestazione, energie rinnovabili ed efficienza energetica, blue carbon projects (progetti di ripristino e conservazione di ecosistemi delle zone umide), gestione dei rifiuti e impatto ambientale (sfruttandoli come fonte di energia per ridurre l’inquinamento).

La maggioranza dei progetti sostenuti con i crediti di carbonio sono portati avanti nei Paesi in via di sviluppo, con l’obiettivo di ridurre il divario tra Paesi più e meno avanzati.

La pratica del carbon offset, così descritta, sembra portare beneficio al nostro pianeta, perseguendo obiettivi di sviluppo sostenibile, tuttavia, le recenti decisioni mondiali sembrano mostrare il contrario.

In particolare, lo scorso mercoledì 17 gennaio il Parlamento Europeo ha votato a favore del divieto di utilizzo di termini quali “ecologico”, “biodegradabile”, o “sostenibile” senza prove concrete, introducendo al contempo il divieto assoluto di utilizzare schemi di compensazione delle emissioni di anidride carbonica per comprovare tali affermazioni. Gli europarlamentari hanno sottolineato il divieto di perseguire programmi di compensazione delle emissioni di anidride carbonica andando a giustificare i prodotti ottenuti come "neutri dal punto di vista delle emissioni di anidride carbonica", per far credere che i consumatori possano acquistare prodotti senza peggiorare la crisi climatica.

Con la nuova legislazione si vuole porre fine a campagne pubblicitarie di greenwashing, mirate a far passare come “environmentally friendly” prodotti che in realtà sono frutto di progetti di compensazioni di emissioni di carbonio.

Certamente i progetti sostenibili portati avanti dalle aziende sono visti in modo positivo, tuttavia, secondo la nuova legislazione, non possono venire etichettati come “climate-neutral” o “climate-positive” perché mirati appunto alla compensazione di emissioni inquinanti.

"Non deve più sembrare che piantare alberi nella foresta pluviale renda la produzione industriale di un'automobile, l'organizzazione di una Coppa del Mondo di calcio o la produzione di cosmetici neutrale dal punto di vista climatico. Questo inganno appartiene ormai al passato" afferma Anna Cavazzini, eurodeputata Presidente della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori.

La decisione del Parlamento europeo non rappresenta l’unica voce in disaccordo con la pratica del carbon offsetting, anche alla luce di alcune inchieste recentemente portate avanti che hanno dimostrato l’inefficacia dei programmi di neutralizzazione delle emissioni.

A gennaio, il giornale inglese The Guardian ha pubblicato un'analisi relativa alle compensazioni delle emissioni di carbonio delle foreste approvate dal principale certificatore mondiale e utilizzate dalle grandi aziende per i loro impegni di sostenibilità, scoprendo che oltre il 90% delle compensazioni di un ampio campione di progetti era privo di valore.

Molte sono le critiche avanzate a livello internazionale riguardo questo sistema di compensazione. La recente decisione presa dall’Unione Europea potrebbe quindi diventare la base per un futuro divieto su scala mondiale nei confronti del mercato del carbonio?

Non vi è una chiara risposta a questa domanda, il futuro del carbon offsetting dipenderà dalle decisioni governative internazionali, che, anche durante la scorsa COP 28, non hanno raggiunto una soluzione del problema.

Ciò che è vero è che, sebbene i programmi di compensazione di carbonio siano importanti per promuovere iniziative di sviluppo ambientale, nessuno può garantire che l'albero che pianto oggi per compensare il mio volo sarà ancora lì tra 20 o 30 anni. Il cambiamento climatico è una minaccia per l’ambiente e, come tale, necessita di maggiori misure di contenimento.

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L'Autore

Elisa Modonutti

Studentessa di Scienze internazionali e diplomatiche, amante della lettura, dei viaggi e con una curiosità innata di scoprire il mondo che ci circonda

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Carbon offsetting greenwashing European Parliament climate change Sustainable energy