Caso Ariston: la minaccia del Cremlino e la sicurezza industriale europea

Il risiko di Mosca sulle multinazionali occidentali

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  Federico Cortese
  03 luglio 2024
  5 minuti, 58 secondi

Il MAECI ha convocato ad aprile l’ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Alexey Paramonov,  allo scopo di prevenire uno stato di crisi nei rapporti economici Italia-Russia, dopo il trasferimento in regime di amministrazione temporanea del Gruppo Ariston, multinazionale italiana che produce e commercializza soluzioni termiche di riscaldamento degli ambienti. L’ambasciatore russo è stato ricevuto gli scorsi mesi da Riccardo Guariglia, segretario generale della Farnesina, che ha chiesto al diplomatico di riconsiderare il provvedimento del governo di Mosca. “Abbiamo ottenuto un primo importante risultato a tutela dell'imprenditoria italiana che opera nella Federazione Russa. È stata adottata una decisione molto importante per quanto riguarda il pacchetto di sanzioni alla Russia sulla tutela delle imprese che vivono e operano nella Federazione Russa. Noi abbiamo due casi: Ariston e Unicredit. Ecco oggi passa il principio che ci può essere un risarcimento per le imprese colpite dalla Federazione Russa. Passa oggi la base giuridica e il principio giudiziario poi vedremo dove si potranno trovare i fondi, ma il principio che queste imprese debbano essere risarcite è già una vittoria importante dell'Italia, che si è battuta molto all'interno dell'Unione europea proprio per garantire queste imprese che, nel rispetto delle sanzioni, operano in Russia ce ne sono circa 200 italiane. Noi abbiamo il dovere di tutelarle”, ha dichiarato il ministro degli Affari Esteri e vicepresidente del Consiglio dei ministri Antonio Tajani, che si è attivato per risolvere la situazione. 

A livello sovranazionale, la risposta non è tardata ad arrivare, in continuità con la posizione del Governo italiano: l’UE ha emesso un comunicato in cui ha dichiarava che la Russia, mettendo in atto queste azioni ostili, non rispetta il diritto internazionale ingerendo nei rapporti commerciali multilaterali. La Commissione Europea, inoltre, sta lavorando ad un provvedimento a portata generale in grado di tutelare le imprese degli Stati membri colpiti da queste azioni.

Cosa è accaduto? Il caso è iniziato quando la filiale russa della società Ariston Thermo Rus, una controllata del gruppo, è stata bersagliata dal decreto presidenziale n. 294 del 26 aprile 2024, adottato direttamente dal Cremlino: con questo strumento è stata trasferita l’amministrazione temporanea della filiale, attiva in Russia dal 1995, alla Gazprom Household Systems, divisione di elettrodomestici e controllata di Gazprom, il colosso miliardario del gas naturale nelle mani della Federazione. La norma consente al potere pubblico di distaccare, ad aziende nazionali o a partecipazione rilevante dello Stato, l’amministrazione di società straniere di Paesi giudicati “ostili”. Il trasferimento, si legge dal testo in Gazzetta Ufficiale, ha il carattere della temporaneità. Ciò significa che per un termine non specificato, generalmente non superiore a dodici mesi, un attore-investitore esterno, come un soggetto pubblico o una società privata a partecipazione statale, subentra nella governance di un’impresa con la direzione di un commissario straordinario. In situazioni di minaccia nei settori strategici per l’economia e l’industria, i governi intervengono con provvedimenti immediatamente esecutivi a tutela della sicurezza nazionale contro le “aggressioni” esterne. In Italia è avvenuto, per esempio, a dicembre 2022, durante la crisi delle materie prime. Il Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministero dell’Economia e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, aveva varato misure straordinarie per società dei settori strategici, per tutelare il rifornimento energetico nazionale e il mantenimento della sicurezza delle infrastrutture. 

Per l’Ariston, invece, la motivata giustificazione del Cremlino è collegata alla posizione internazionale della Federazione Russa nei confronti di Stati Uniti e Unione Europea in seguito al conflitto in Ucraina. Molti osservatori analizzano l’accaduto come una risposta concreta ai pacchetti di sanzioni UE e ai sequestri degli asset finanziari russi nelle banche occidentali. Ma Ariston è un gruppo privato ad azionariato totalmente straniero che non opera in un settore strategico. L’amministrazione temporanea sembra uno strumento di escamotage per sottrarre governance alle filiali europee attive in Russia: di fatto è un’ingerenza diretta dello Stato nell’impresa privata, che i più critici hanno chiamato “espropriazione”.


Il Gruppo Ariston

Il gruppo, fondato a Fabriano nel 1930, il gruppo opera in Russia con la filiale Ariston Thermo Rus e gestisce uno stabilimento di produzione di boiler e scaldabagno elettrici a Vsevolozhsk, nella regione a nord-est di San Pietroburgo. Intrattiene affari a Mosca con una sede commerciale, che coordina cento dipendenti nelle rivendite a marchio. Con un fatturato di 100 milioni di euro nella Federazione a fine 2023, pari al 3% del totale del gruppo, Ariston accoglie duecento dipendenti nelle filiali del Paese. “A seguito della pubblicazione della notizia da parte di Reuters la società ha recuperato il decreto presidenziale n. 294 firmato dal presidente Putin e pubblicato in pari data sulla Gazzetta Ufficiale russa. Il Gruppo Ariston che è attivo industrialmente nella Federazione Russa con rapporti molto corretti con le istituzioni locali, non è stato preventivamente informato del Decreto ed è estremamente sorpreso da questa iniziativa e sta valutando le implicazioni, anche dal punto di vista della governance e della gestione”, hanno comunicato i vertici aziendali. 

Il caso è un evento pericoloso che coinvolge un’azienda italiana dopo l’inizio della guerra in Ucraina, nonostante il forte asse di collegamento commerciale Italia-Russia. Ma non è la prima volta da quando il primo decreto presidenziale in materia è stato siglato, nell’aprile 2023. Altri bersagli sono stati la tedesca Bosch Hausgeräte GmbH, colpita insieme alla multinazionale italiana, la Danone, big francese dell’alimentare, e il birrificio danese Carlsberg nel luglio 2023. Fini analoghi, ma modalità diverse: il gruppo francese e l’azienda danese sono state messe sotto il dominio della Rosimushchestvo, l’Agenzia per la gestione delle proprietà statali di Mosca, mentre il colosso tedesco e quello italiano sono stati affidati alla controllata di Gazprom, che non è un’agenzia governativa. Per la Danone il decreto è stato ritirato dopo alcuni mesi perché la proprietà ha deciso di alienare le quote della filiale russa ad un oligarca vicino al Cremlino, con un prezzo al ribasso. Per Ariston, invece, Mosca ha trovato vento favorevole grazie alla sede legale della holding nei Paesi Bassi, potendo costruire una facile narrazione contro Governo italiano, sostenendo che la multinazionale non può definirsi italiana, ma olandese.

Vie d’uscita

Il rischio è che si propaghi un effetto domino nei prossimi anni ai danni di importanti multinazionali europee: la strategia di Mosca è di rispondere colpo su colpo alle sanzioni occidentali, accentrando nelle mani del Cremlino asset economici e industriali europei medio-grandi. La Russia usa strumenti giuridici legittimi, ma compie azioni d’ingerenza nel mercato privato, dando le compagnie estere presenti nella Federazione agli oligarchi di Stato, che le comprano a prezzi stracciati. La diplomazia economica europea con la Russia disegna uno scenario di crisi: l’UE deve promuovere un’azione strategica introducendo un nuovo strumento normativo a tutela delle imprese degli Stati membri, allontanandole dal risiko di Mosca.

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Federico Cortese

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