Congo conteso: La maledizione delle risorse

Nella sanguinosa guerra per le “terre rare”, 288 mercenari romeni costretti alla resa dai ribelli dell'M23

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  Giuliana Băruș
  17 febbraio 2025
  5 minuti, 37 secondi

Goma, RD Congo
Al varco di frontiera fra la città di Goma, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, e la città di Gisenyi, in Ruanda, 288 mercenari romeni assoldati dall’esercito del Congo-Kinshasa sono stati catturati dal “Movimento per il 23 marzo”, dopo che l'M23 ha conquistato la città più grande della parte orientale dello Stato. 

Inizia il 23 gennaio l'avanzata delle milizie ribelli del “Movimento per il 23 marzo”. Dietro l'M23 c'è il Ruanda.

La loro nuova ribellione contro il governo e l’esercito regolare della Repubblica Democratica del Congo comincia nel 2021. I ribelli dell’M23 sono sostenuti da Ruanda e Uganda, che invece negano formalmente di fornire loro supporto: questo è stato però confermato dalle Nazioni Unite, dagli Stati Uniti e dai servizi di intelligence di vari Paesi occidentali.
L'appoggio di Ruanda e Uganda ai combattenti separatisti nella regione orientale del Nord Kivu è giustificato ufficialmente come una ritorsione: le milizie ruandesi responsabili del genocidio del 1994 sono ospitate da anni in Congo. La vera ragione è l'enorme ricchezza mineraria del più grande Paese dell'Africa sub-sahariana: oro, diamanti, cobalto e rame, ma soprattutto coltan, abbondano nel sottosuolo della Repubblica Democratica del Congo.

Il 27 gennaio Goma è caduta.

La guerra delle risorse 
Secondo il Dipartimento del Commercio americano, nella regione del Nord Kivu ci sono 24mila miliardi di dollari in depositi di minerali che servono per lo sviluppo della tecnologia globale. Infatti, nella sola regione del Kivu si concentra il 70% delle riserve mondiali di coltan, una lega di columbite e tantalite, fondamentale per la produzione di micro-condensatori, i componenti che servono a immagazzinare e gestire la corrente nei dispositivi elettronici: in breve, il coltan è essenziale per le batterie di veicoli elettrici, computer e smartphone.

Il risultato di questa straordinaria concentrazione di risorse preziose è il tentativo di appropriarsene da parte di tutti i Paesi confinanti e delle grandi potenze internazionali.

Dalla fine del 2022, si stima che a Goma fossero stanziati circa mille soldati non africani. I cittadini stranieri presenti nella Repubblica Democratica del Congo sarebbero stati assunti tramite due società private, una delle quali sarebbe la  Asociația RALF”, gestita da Horațiu Potra, mercenario romeno (responsabile della sicurezza personale di Călin Georgescu, il candidato filorusso alla presidenza in Romania), che assume principalmente ex militari connazionali, molti dei quali, come lui, hanno servito nella legione straniera francese.

Il contingente di quasi 300 istruttori romeni avrebbe dovuto fornire addestramento e formazione alle truppe congolesi sul campo. Tuttavia, una volta arrivati in Congo, gli uomini sono stati coinvolti in combattimenti diretti per fermare l'avanzata dell’M23: due cittadini romeni sono stati uccisi durante un’imboscata dei ribelli a un convoglio dell’esercito congolese.

Ciò che attira i  combattenti romeni in Africa è soprattutto lo stipendio: i compensi per il personale senior raggiungono i 5mila dollari mensili durante i mesi di servizio attivo mentre i soldati regolari dell’esercito di Kinshasa sono pagati l’equivalente di 100 dollari al mese e quasi 3mila dollari per i periodi di congedo. Questi contratti prevedono un periodo di servizio indefinito”, con una pausa di trenta giorni ogni tre mesi di impiego.

L'M23 ha consegnato i mercenari romeni, che si erano rifugiati all’interno di una base militare ONU, al Ruanda per il loro rimpatrio. Il 1° febbraio, i 288 contractor sono atterrati a Bucarest.



Noi siamo il nuovo governo del Congo
Goma, già presa nel 2012 dai ribelli dell'M23 e successivamente liberata dall'intervento della missione delle Nazioni Unite, è oggi di nuovo in mano ai miliziani sostenuti dal Ruanda.

L'M23 dichiara come propria “missione” la difesa della minoranza tutsi dinanzi agli hutu. Questa giustificazione etnica serve come copertura per la presenza delle milizie ribelli, che hanno ampliato il controllo su estese zone del Nord Kivu: qui hanno instaurato un’amministrazione parallela dedita all’esportazione diretta dei minerali verso il Ruanda.

La guerra in Congo è una sanguinosa guerra economica per impossessarsi delle sue materie prime, tanto abbondanti quanto a basso costo. Tuttavia, proprio quest’ultimo elemento porta l’Unione Europea, insieme ad altri attori strategici della comunità internazionale, Russia e Cina in primis, a nutrire interessi nel conflitto.

Un anno fa, il 19 febbraio 2024, l’UE ha stipulato un accordo con il Ruanda per il commercio di “minerali critici e terre rare”: il Ruanda però non ne è un Paese estrattore, né detiene questi materiali.

Da decenni, inoltre, il governo di Kigali è criticato per alimentare il conflitto etnico tra tutsi e hutu nel vicino Congo, e portare instabilità mediante il finanziamento a milizie armate, così da controllare de facto il territorio dove si opera per l’estrazione illegale di minerali: chi controlla il territorio, controlla il traffico di questi minerali insanguinati.

Secondo fonti ONU, ogni mese l'M23 invierebbe al Ruanda 120 tonnellate di coltan: è per questa ragione che risulta il primo esportatore al mondo del prezioso minerale pur non avendo miniere. L’accordo tra UE e Kigali tradisce l’ambiguità dell’Unione Europea e della comunità internazionale, nonché la sua cinica politica nel perseguire i propri interessi economici anche di fronte a una evidente e riconosciuta aggressione di un Paese sovrano. Conferma inoltre l'impossibilità per l'Africa di uscire dalla sventura coloniale.

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L'Autore

Giuliana Băruș

Studi in Giurisprudenza e Diritto Internazionale a Trieste.
Oltre che di Diritto (e di diritti), appassionata di geopolitica, giornalismo – quello lento, narrativo, che racconta storie ed esplora mondi fotoreportage, musica underground e cinema indipendente.

Da sempre “permanently dislocated un voyageur sur la terreabita i confini, fisici e metaforici, quelle patrie elettive di chi si sente a casa solo nell'intersezionalità di sovrapposizioni identitarie: la realtà in divenire si vede meglio agli estremi che dal centro. Viaggiare per scrivere soprattutto di migrazioni, conflitti e diritti e scrivere per viaggiare, alla ricerca di geografie interiori per esplorarne l’ambiguità e i punti d’ombra creati dalla luce.

Nel 2023, ha viaggiato e vissuto in quattro paesi diversi: Romania, sua terra d'origine, Albania, Georgia e Turchia.
Affascinata, quindi, dallo spazio post-sovietico dell'Europa centro-orientale; dalla cultura millenaria del Mediterraneo; e dalle sfaccettate complessità del Medio Oriente.

In Mondo Internazionale Post è autrice per la sezione Organizzazioni Internazionali”.

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