Cosa finanziamo in Libia?

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  Giorgio Giardino
  18 aprile 2023
  4 minuti, 4 secondi

Lo scorso 27 marzo il gruppo di esperti incaricati dall’Onu di indagare sui crimini contro l’umanità che avvengono in Libia ha pubblicato il proprio rapporto. Il quadro che ne esce è drammatico e testimonia una realtà che purtroppo è nota ormai da diverso tempo, fatta di violenza e abusi indescrivibili. A subire le sistematiche violazioni dei diritti umani sono soprattutto i migranti fermati dalla Guardia Costiera Libica che, una volta riportati nel Paese, vengono trasferiti nei centri di detenzione, spesso definiti come dei veri e propri lager. Nonostante questa realtà, le autorità libiche continuano a ricevere ormai da anni sostegno finanziario dall’Italia e dall’Unione europea, senza che però vi sia una gestione limpida di questi fondi ed un controllo reale su ciò che avviene.

Il rapporto del gruppo di esperti

Il lavoro degli esperti impegnati nella missione conoscitiva istituita dallo Human Rights Council dell’Onu è iniziato nel giugno del 2020, e da allora sono state raccolte prove del fatto che il Paese africano sia il teatro di una serie di crimini contro l’umanità, sia nei confronti di cittadini libici che di migranti, già a partire dal 2016. In sole 19 pagine sono infatti racchiusi i risultati delle indagini che provano come siano una pratica diffusa gli arresti arbitrari, la tortura, gli stupri ed anche la riduzione in schiavitù e la schiavitù sessuale.

Da tempo ormai la Libia rappresenta una tappa dei percorsi migratori, e proprio per i migranti le violenze iniziano una volta entrati nel Paese, che spesso avviene tramite il pagamento di trafficanti. Da questo momento in poi i migranti vengono arrestati e trasferiti fra vari centri di detenzione, ufficiali e non, dove diventano vittime di crimini e abusi. Non solo: i migranti diventano anche un’importante fonte di guadagno, proprio grazie alla tratta di esseri umani, alle richieste di pagamento per la loro liberazione e ad al lavoro forzato.

Si tratta di un sistema consolidato, in cui tutti gli attori fanno la propria parte: secondo il rapporto, infatti, in questi crimini sarebbero implicati ufficiali della Guardia Costiera libica, della Direzione per la lotta all’immigrazione illegale e dell’Apparato per il supporto alla stabilità che avrebbero rapporti con i trafficanti di essere umani.

Durante l’indagine sono stati intervistati più di cento migranti che hanno subito queste violenze, offrendo testimonianze che hanno confermato il ciclo di violenze che hanno subito e che hanno evidenziato come la paura principale non sia quella di annegare in mare, quanto piuttosto di essere riportati dai loro aguzzini.

Una realtà già nota

I risultati evidenziati dal rapporto non stupiscono: le violenze nei confronti dei migranti sono infatti note ormai da diversi anni. Nel 2017 aveva ad esempio fatto il giro del mondo un video pubblicato dalla CNN in cui venivano mostrati alcuni migranti mentre venivano venduti all’asta, generando forti reazioni nelle opinioni pubbliche occidentali. Da allora però poco sembra essere cambiato, sia per quanto riguarda le violenze commesse nei centri di detenzione che per il sostegno finanziario di cui le autorità libiche continuano a godere.

Alla fine dello scorso anno è stato infatti rinnovato il Memorandum di intesa sulla migrazione tra Italia e Libia, l’accordo stipulato per la prima volta nel febbraio del 2017 dall’allora governo Gentiloni, che prevede che Roma fornisca aiuti economici e supporto tecnico alle autorità libiche per frenare i flussi migratori. Per avere un’idea, secondo un rapporto di ActionAid, l’Italia avrebbe stanziato circa 124 milioni di euro destinati all’acquisto di strumentazioni e mezzi navali e terrestri, oltre che corsi di formazione per le autorità libiche. Nello stesso periodo la Guardia Costiera libica ha ricevuto 57,2 milioni di euro dall’Unione Europea, e queste cifre si riferiscono solo alla gestione integrata delle frontiere.

Scarsi risultati

Non sono però bastati gli scarsi risultati e le prove delle violazioni dei diritti umani a far cambiare strategia, e l’esternalizzazione delle frontiere rimane ancora oggi l’approccio principale adottato. Poco cambia che il tasso di mortalità lungo la rotta del Mediterraneo centrale abbia continuato ad aumentare, come testimoniato dai dati raccolti dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Sono poi 100.000 i bambini, le donne e gli uomini che dal 2017 ad oggi sono stati intercettati dalla Guardia Costiera libica nel tentativo di affrontare la traversata. Per molti di loro questo ha significato tornare nei centri di detenzione libici, dove hanno subito stupri, torture e abusi di ogni tipo. Un bilancio tragico, che però non ha portato ancora a nessun cambiamento.

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Le fonti utilizzate per la stesura dell’articolo sono liberamente consultabili:

https://www.internazionale.it/notizie/annalisa-camilli/2017/11/29/italia-libia-migranti-accordo

https://www.internazionale.it/notizie/annalisa-camilli/2023/02/09/libia-italia-unione-europea

https://news.un.org/en/story/2023/03/1135052

https://www.actionaid.it/informati/press-area/rinnovo-memorandum-intesa-italia-libia

https://www.repubblica.it/solidarieta/profughi/2023/02/02/news/memorandum_italialibia_roma_aumenta_i_finanziamenti_per_respingere_i_migranti_verso_le_galere_di_tripoli_khoms_misurata-386168186/

Fonte immagine:

https://pixabay.com/photos/boat-water-refugee-escape-asylum-998966/

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L'Autore

Giorgio Giardino

Giorgio Giardino, classe 1998, ha di recente conseguito la laurea magistrale in Politiche europee ed internazionali presso l'Università cattolica del Sacro Cuore discutendo un tesi dal titolo "La libertà di espressione nel mondo online: stato dell'arte e prospettive". Da sempre interessato a tematiche riguardanti i diritti fondamentali e le relazioni internazionali, ricopre all'interno di MI la carica di caporedattore per la sezione Diritti Umani.

Giorgio Giardino, class 1998, recently obtained a master's degree in European and international policies at Università Cattolica del Sacro Cuore with a thesis entitled "Freedom of expression in the online world: state of the art and perspectives". Always interested in issues concerning fundamental rights and international relations, he holds the position of Editor-in-Chief of the Human Rights team.

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Diritti Umani

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Migrazioni Italia Libia ONU