Crisi dell'educazione in Burkina Faso

Quando la chiusura di migliaia di scuole può compromettere il presente e il futuro di intere generazioni

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  Chiara Giovannoni
  29 giugno 2023
  4 minuti, 12 secondi

Il Burkina Faso si trova in un contesto difficile segnato da anni di numerosi conflitti. Questa condizione di generale instabilità ha portato alla chiusura di un altissimo numero di scuole per ragioni di sicurezza. Alla fine del Febbraio 2023, si contavano 6.134 scuole chiuse (il 24% di tutte le strutture accademiche presenti nel paese), il 44% in più rispetto a Marzo 2022 (4.258). A causa di ciò, più di un milione di bambini Burkinabé si trovano oggi senza possibilità di istruzione.

In Burkina Faso, l’educazione rappresenta un punto importante della politica giovanile del paese. Infatti, la Legge n 13-96/ADP del 9 maggio 1996 si occupa di definirne l’orientamento educativo. Secondo questa legge gli obiettivi generali perseguiti dal sistema educativo nazionale si riflettono nell’acquisizione delle conoscenze, degli atteggiamenti e delle capacità utili per affrontare i problemi della vita, oltre a una formazione che adatti il suo contenuto e i suoi metodi alle esigenze di evoluzione economica, tecnologica, sociale e culturale del paese.

L’instabilità alimentare rappresenta un fattore determinante in quanto la sicurezza di un pasto sicuro al giorno rappresenta per molte famiglie un incentivo all’educazione dei propri figli. Così come molti paesi dell’Africa centro orientale come il Cameroon, il Mali, e la Repubblica Democratica del Congo, il Burkina Faso, a causa di continui conflitti e instabilità alimentare, affronta un alto tasso di abbandono precoce della scuola, un insufficiente numero di scuole e un forte abbandono degli insegnanti. Tutto questo porta inevitabilmente ad un basso tasso di alfabetizzazione

Nonostante l’istruzione sia obbligatoria e gratuita per tutti dai 6 ai 16 anni, solo 39 bambini su 100 hanno la possibilità di frequentare la scuola. Le zone più colpite da questo fenomeno sono la regione del Sahel, ad est, e quella di Boucle du Mouhoun nell’ovest del paese. Solo a Pama, capoluogo della provincia di Kompienga, sei insegnati e qualche volontario si occupano di più di 1000 bambini. Secondo quanto dichiarato da un’insegnante del posto: “For those of us who are still here, it’s a very personal decision to stay”. Dei circa 31.000 insegnati colpiti dalla crisi nazionale dell’educazione, molti di loro rimangono e lottano per un’istruzione che riconoscono come diritto universale per i bambini. Questa condizione però rende la scuola un privilegio più che un diritto. Nelle zone rurali la situazione peggiora in quanto gli istituti scolastici si trovano spesso a molti chilometri dai villaggi. In più, l’istruzione primaria viene impartita in francese, lingua spesso non parlata dai genitori, che si ritrovano quindi a non poter aiutare i propri figli. Per questo motivo molte scuole hanno cercato, negli ultimi anni, di utilizzare la lingua madre ed inserire quella francese in una fase successiva.

Il ritiro dei bambini dal sistema scolastico comporta quasi sempre il loro sfruttamento in contesti lavorativi. Molti diventano inoltre vittime di violenza e di traffici illegali. Con condizioni che rendono difficile la frequentazione della scuola e con una cultura che vede i minori come fonte essenziale per il sostentamento della casa, il lavoro minorile non viene percepito come un problema ma viene considerato come un fatto naturale e necessario. L’idea comune in molti casi è che un bambino che lavora nei campi lo faccia per sé stesso, in quanto consumatore di ciò che raccoglie. Le condizioni create dalla bassa scolarizzazione e dai conflitti interni al paese, rende l’economia del Burkina Faso molto debole. Secondo le statistiche della CIA, il 7,7% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni è disoccupato. Il lavoro minorile e il deficit di lavoro per i giovani sono due sfide interconnesse in quanto influiscono sui percorsi di transizione dei giovani e sulla loro futura vita professionale.

In un paese dove l’età media è di 17.9 anni, e in cui il tasso di alfabetizzazione si aggira intorno al 36%, la bassa scolarizzazione può comportare problemi a lungo termine, non solo per difficoltà future nello sviluppo economico del paese, ma per i bambini che vengono privati di un futuro migliore. “La maggior parte dei bambini sono stati lasciati senza accesso all’educazione, derubati della loro infanzia e della possibilità di una futura indipendenza come adulti e come cittadini.” Così il direttore nazionale della Norvegian Refugee Council in Burkina Faso, Hassane Hamadou, chiede alle autorità del paese e alle organizzazioni umanitarie di organizzarsi affinché questa crisi conosca una fine. Nonostante i colpi di pistola udibili durante le lezioni e la presenza sempre più scarsa degli insegnati, dallo scorso gennaio sono state riaperte circa 300 scuole e questo rappresenta un primo importante passo per la risoluzione di questo problema.

Fonti utilizzate per il presente articolo

https://www.nrc.no/news/2023/march/burkina-faso-home-to-almost-half-of-closed-schools-in-central-and-west-africa/

https://www.weworld.it/en/news-and-stories/news/burkina-faso-home-to-almost-half-of-closed-schools-in-central-and-west-africa

https://reliefweb.int/report/burkina-faso/rapport-statistique-mensuel-de-donnees-de-leducation-en-situation-durgence-du-31-mai-2023?_gl=1*1ddhhgp*_ga*MTQxMDk1MTM0OC4xNjg3NTIzNDQz*_ga_E60ZNX2F68*MTY4NzUyMzQ0My4xLjAuMTY4NzUyMzQ0My42MC4wLjA.

https://www.unimondo.org/Paesi/Africa/Africa-occidentale/Burkina-Faso/Scuola-ed-educazione

https://www.cia.gov/the-world-factbook/countries/burkina-faso/#people-and-society

https://www.unesco.org/education/edurights/media/docs/7b54bc66d06cf6d8dcc176ea01dbbdf0f4e03705.pdf?TSPD_101_R0=080713870fab20008cc235d27ed28f4781a5549ed6cf0c6cabef4b4a91527b4b94fc00236f293f1408478829f9143000cf7fb5e4293f2e265b2aa15349e56f401f166f6ac0fb5253ebdd79e54ec1f272c4e79a9c984fa0e7e9f56c79830653b3

Immagine: https://www.rawpixel.com/image/6111511/photo-image-public-domain-kid-person

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L'Autore

Chiara Giovannoni

Chiara Giovannoni, classe 2000, è laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Bologna. Attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in Strategie Culturali per la Cooperazione e lo sviluppo presso l’Università Roma3.

Interessata alle relazioni internazionali, in particolare alla dimensione dei diritti umani e alla cooperazione.

E’ volontaria presso un’organizzazione no profit che si occupa dei diritti dei minori in varie aree del mondo.

In Mondo Internazionale ricopre la carica di autrice per l’area tematica Diritti Umani.

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Diritti Umani

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Chiusura Scuole Assenteismo Crisi dell'educazione conflitti