Crisi energetica: cos’è, quali sono le conseguenze e le potenziali soluzioni – parte III

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  Alessia Marchesini
  25 novembre 2022
  5 minuti, 43 secondi

La crisi energetica che ha colpito l’Europa, e in particolare l’Italia, a partire dallo scoppio della guerra in Ucraina è ormai nota a tutti noi, così come lo sono le conseguenze drammatiche sull’economia e sulla qualità della nostra vita.

Ciò che invece non è ancora chiaro è come uscirne, e, cosa più importante, come evitare in futuro di essere così dipendenti dal punto di vista energetico da altri paesi, soprattutto quelli politicamente lontani da noi.

Una delle proposte che ha avuto più risonanza in questi mesi è stata quella relativa al nucleare. Soprattutto in Italia, dove il nucleare fu bocciato da due referendum – uno nel 1987 e uno nel 2011 – si è tornati a parlare di nucleare come una delle fonti da includere nel mix energetico necessario sia per ridurre l’impatto a livello ambientale sia per diminuire la dipendenza da paesi terzi.

Anche il Parlamento europeo ha recentemente inserito il nucleare nella sua tassonomia, ritenendolo una delle fonti da affiancare alle rinnovabili nel tentativo di produrre energia più green.

I pro e i contro del nucleare

Quando si parla di nucleare, soprattutto in Italia, il dibattito è serrato e le argomentazioni sono innumerevoli da entrambe le parti. Per fare un po' di chiarezza è necessario analizzare i vari aspetti in modo neutro e scevro di politicizzazioni e ideologismi.

Innanzitutto, è necessario sottolineare l’esistenza di varie generazioni di nucleare: la prima, risalente agli anni ’50 e ’60, caratterizza gli albori della sperimentazione; la seconda si sviluppa tra gli anni ’70 e gli anni ’90 ed è ancora oggi quella più diffusa nel mondo; la terza generazione si fa spazio a partire dagli anni 2000 e attualmente, insieme alla sua versione III+, rappresenta il modello più moderno e avanzato in funzione. La quarta generazione, di cui si sente spesso parlare, inizia ad essere studiata e progettata a partire dal 2001 da un programma di ricerca il cui scopo era quello di costruire centrali sempre più sicure, meno inquinanti e più economiche.

Considerando quindi le centrali più moderne, di terza o potenziale quarta generazione, è interessante sottolineare alcuni aspetti relativi all’impatto ambientale.

Gli aspetti positivi riguardano il potere climalterante molto basso, così come il consumo di suolo per unità di energia prodotta, anch’esso limitato. Il tasso di radioattività è poi in realtà piuttosto basso, basti pensare che una centrale a carbone rilascia molta più radioattività di una centrale nucleare.

Un dato negativo si osserva invece rispetto al consumo d’acqua necessario per far funzionare una centrale, che è elevatissimo, dal momento che l’acqua è fondamentale per raffreddare il reattore. Questa risulta essere una grande problematica, soprattutto a causa dei periodi di forte siccità che andranno a caratterizzare sempre di più il nostro continente. Esemplificativo il fatto che quest’estate la Francia abbia dovuto spegnere alcune centrali a causa della mancanza di acqua causata dalla forte crisi idrica in cui versava il Paese.

Il discorso sulle emissioni di CO2 è invece più complesso. Innanzitutto, perché è molto difficile trovare report e dati riportati da fonti neutre. Spesso infatti i numeri che abbiamo ci vengono forniti da compagnie operanti nel settore e quindi dirette interessate. L'imparzialità di questi dati è dunque da mettere fortemente in discussione. In linea generale si può però affermare che il nucleare "a zero emissioni" non esiste attualmente, come alcune compagnie invece affermano. Tuttavia, è vero che con le nuove tecnologie il livello di emissioni è stato ridotto in maniera consistente, e che sicuramente risulta essere meno inquinante dell’energia prodotta da combustibili fossili come il carbone o il gas naturale.

Lo stesso discorso vale per la questione della sicurezza. Non è possibile garantire al 100% che non si verificherà mai un incidente, ma è possibile – e in parte è già stato fatto – rendere le centrali sempre più sicure e controllate nell’ottica di prevenire qualsiasi tipo di incidente o malfunzionamento.

Infine, da non sottovalutare è la problematica dello smaltimento delle scorie. Anche qui si sta lavorando a soluzioni potenziali per lo smaltimento. Un esempio è la Francia, che sta investendo su un enorme centro di stoccaggio interrato, a 500 metri dalla superficie, sicuro e lontano da centri abitati. Il problema di questo genere di operazioni è però legato ai costi esorbitanti, ben lontani dal rendere il nucleare di quarta generazione "più economico".

Validità del nucleare per contrastare l’attuale crisi energetica

Dopo aver fatto luce su alcuni aspetti caratterizzanti l’energia nucleare, bisogna chiedersi se e quanto potrebbe essere utile per contrastare l’attuale crisi energetica.

I paesi che già dispongono di centrali nucleari attive dimostrano l’utilità di possedere anche questa fonte energetica in momenti di crisi. Anche perché, ad oggi, non è possibile garantire la quantità di energia necessaria solamente tramite le rinnovabili, per via della loro natura ad intermittenza e delle difficoltà nello stoccaggio.

Emblematico è il caso della Germania, la quale avrebbe dovuto chiudere una delle ultime tre centrali nucleari attive entro la fine di quest’anno, con la volontà di abbandonare definitivamente il nucleare a seguito del disastro di Fukushima. Tuttavia, il governo tedesco ha deciso di rimandarne la chiusura ad aprile 2023 per far fronte alla crisi energetica attuale, soprattutto mentre si avvicina l'inverno. 

Nel caso dell’Italia, tuttavia, parlare di nucleare per uscire dalla crisi energetica è alquanto irrealistico. Si stima infatti che per la costruzione di centrali nucleari di ultima generazione ci vorrebbero dai 10 ai 20 anni. Se volessimo invece investire in maniera tempestiva sul nucleare, probabilmente riusciremmo a realizzare solo centrali di terza generazione, come quelle che attualmente si trovano in Francia, e comunque questo processo richiederebbe qualche anno.
È quindi abbastanza chiaro che il nucleare non può essere una soluzione a breve termine per l’Italia.

Il dibattito resta comunque aperto per il futuro. C’è chi sostiene, come gli scienziati della IEA (Agenzia internazionale dell’energia) o la stessa Unione Europea, che per la creazione di un mix energetico più indipendente e sostenibile sia necessario avviare o implementare centrali nucleari di ultima generazione. Altri invece sostengono che con i giusti incentivi si possa puntare alla creazione di un approvvigionamento energetico di natura quasi solo rinnovabile.

Ad oggi non esiste una risposta unanime a questo dibattito, ma una cosa è certa: riaprire centrali a carbone – come ha fatto l’Italia a partire dallo scorso settembre – per far fronte ad eventuali crisi energetiche non può, e non dovrà, essere una soluzione a lungo termine. Servono dunque analisi realistiche e decisioni concrete su ciò che ci aspetta in futuro in materia di approvvigionamento energetico.

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Fonti consultate per il presente articolo:

http://www.colpodiscienza.it/societa-ambiente/il-nucleare-non-sara-decisivo-per-la-crisi-energetica/

https://www.ilpost.it/2022/10/18/germania-centrali-nucleari-aperte-aprile/

https://pagellapolitica.it/articoli/promessa-nucleare-italia-elezioni-2022

https://www.youtube.com/watch?v=l7qr2OtQoes

https://www.lavoce.info/archives/94553/sulle-rinnovabili-ce-un-problema-da-risolvere-lo-stoccaggio/

https://nucleareeragione.org/centrali-nucleari-e-loro-sicurezza/

https://www.repubblica.it/green-and-blue/2022/01/24/news/nucleare_di_quarta_generazione-334979723/

https://www.universityofcalifornia.edu/news/what-know-you-go-bananas-about-radiation

https://europa.today.it/fake-fact/nucleare-energia-pulita-verde.html

Immagine: https://pixabay.com/it/photos/blackout-mancanza-di-corrente-7574763/

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L'Autore

Alessia Marchesini

Classe '99, si laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna. Attualmente frequenta un Master in Politiche, Progettazione e Fondi Europei presso l'Università di Padova. I suoi interessi più grandi sono la storia e la geopolitica, ma anche la natura e la tutela dell'ambiente. Da convinta europeista, ha deciso di cimentarsi nello studio e nell'approfondimento degli strumenti che l'Unione Europea mette a disposizione di stati e cittadini per rispondere alle esigenze del nuovo secolo, in particolare quelle focalizzate su lavoro, transizione energetica ed ecologica.

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