Crisi fra Serbia e Kosovo: un nuovo campanello d'allarme sulla situazione balcanica

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  Tiziano Sini
  29 novembre 2022
  2 minuti, 17 secondi

Quello che è capitato nelle ultime settimane fra Serbia e Kosovo è probabilmente la più grave crisi diplomatica fra i due paesi dal 2013, data della firma dell’Accordo di Bruxelles[1] . L'Accordo permise, dopo due anni di negoziati, il raggiungimento di un compromesso fra le parti in grado di alleggerire la tensione nell’area e normalizzare i rapporti.

Una situazione estremamente incandescente soprattutto a causa delle ripercussioni internazionali che si è innescata negli ultimi mesi, mostrando una conflittualità latente non solo difficile da superare, ma anche da gestire[2].

In questo caso la questione dirimente che ha fatto deflagrare la crisi riguarda la regolamentazione sulle targhe e la relativa re-immatricolazione di queste nei rispettivi paesi. Si tratta di un tema noto e già da tempo discusso - anche grazie alla mediazione UE - ma per il quale non si sono fatti passi avanti per raggiungere compromessi concreti.

ll picco è stato raggiunto il 6 novembre scorso quando, sotto l’impulso di Lista Srpska - il principale partito rappresentante la minoranza serba in Kosovo - si è dimesso un numero elevato di membri dell’amministrazione, scendendo per protesta in strada.

Momenti di tensione e di grandissima preoccupazione, quindi, fondamentalmente per il rischio che si potessero verificare sommosse violente e scontri, con conseguenti interventi militari. Questa situazione si è protratta per alcune settimane, rischiando più volte di degenerare, nonostante il provvidenziale intervento europeo, e successivamente Italiano[4]. Dopo una asprissima contrapposizione è stato finalmente trovato un accordo, che è stato annunciato con soddisfazione il 23 novembre dall’Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell.

Le parti hanno trovato un compromesso: la Serbia, infatti, smetterà di emettere targhe con le denominazioni delle città del Kosovo, e il Kosovo cesserà ulteriori azioni relative alla re-immatricolazione dei veicoli. 

Tuttavia, le preoccupazioni non sono cessate a cause dalle enormi difficoltà a dialogare e dal grado di conflittualità latente e mai sopita fra i due paesi. Dinamiche chiare anche per le Istituzioni europee che, oltre ad aver colto con sconforto l’incapacità di collaborare e di rispettare gli Accordi stipulati, hanno constatato il pericolo dell'insorgere di nuove crisi. Ad esempio, Belgrado rivendica, come da accordi, da tempo il mancato rispetto della costituzione dell’Associazione delle Municipalità serbe in Kosovo. 

Per queste ragioni disinnescare possibili crisi, soprattutto in un momento delicato come quello attuale, non è assolutamente secondario soprattutto in un’area che rischia di attraversare momenti estremamente critici in futuro.


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Tiziano Sini

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