L'adozione della Carta delle Nazioni Unite nel 1945 segnò un momento cruciale della storia internazionale. Rappresentando il primo passo verso la ricostruzione globale dopo le devastazioni della Seconda Guerra Mondiale, l’ONU nacque con l'obiettivo di prevenire futuri conflitti, promuovere la cooperazione internazionale e garantire la pace. Sin dai suoi primi anni, la neo-organizzazione si è trovata di fronte a sfide importanti, affermandosi come un punto di riferimento essenziale per la diplomazia mondiale e per la creazione di istituzioni destinate alla ricostruzione economica e sociale.
Dalla storica Risoluzione 181 dell’Assemblea Generale nel 1947, che portò alla creazione dello Stato di Israele, fino alla Risoluzione 83 del Consiglio di Sicurezza nel 1950, che autorizzò l'intervento militare nella guerra di Corea, l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha cercato di svolgere un ruolo centrale nella mediazione di conflitti internazionali. Questi eventi hanno segnato un momento cruciale nella storia dell’ONU, sottolineando il suo intento di promuovere la pace e la sicurezza globale in un mondo lacerato da divisioni.
Tuttavia, nonostante i progressi nella democratizzazione in molte nazioni occidentali, l’ONU non è riuscita a risolvere in modo duraturo i protracted conflict. Questi conflitti continuano a causare ingenti perdite umane e distruzioni irreversibili, come dimostrato dai recenti sviluppi nella Striscia di Gaza. La Risoluzione 2735, approvata nel 2024 per chiedere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, non ha avuto gli effetti desiderati, testimoniato dalle migliaia di morti, inclusi molti bambini.
Parallelamente, la tensione tra Corea del Nord e Corea del Sud si intensifica, con Pyongyang che ha fatto esplodere strade al confine e Seul ha risposto con colpi di avvertimento. Gli eventi sopracitati evidenziano come, nonostante l’impegno dell’ONU, le difficoltà geopolitiche rimangano una triste realtà contemporanea, rivelando i limiti delle istituzioni internazionali nell'affrontare le complesse dinamiche del mondo moderno.
La crisi del multilateralismo e la polarizzazione attuale
Con le tensioni che si intensificano nell’Est Europa e Medio Oriente e l'allargarsi del divario tra il Nord e il Sud del mondo, diventa sempre più urgente un rinnovamento delle istituzioni multilaterali per affrontare queste sfide. Questo fallimento sottolinea l’incapacità di molti organismi internazionali di affrontare efficacemente le crisi contemporanee.
L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che quest’anno si è concentrata su conflitti come quelli in Ucraina e Medio Oriente, riflette un mondo sempre più diviso. Alla settantanovesima sessione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite, i principali leader mondiali, come Vladimir Putin e Xi Jinping, erano assenti; altri come il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu hanno partecipato per discutere le loro rispettive posizioni sui conflitti in corso. Netanyahu, in particolare, ha dovuto ridurre la sua visita per seguire l’escalation del conflitto con il Libano.
La frammentazione globale va oltre le sale delle Nazioni Unite, estendendosi anche ai social media, diventati un campo di battaglia virtuale tra schieramenti pro e contro Israele e Palestina. L’abilità di influenzare e mobilitare il sostegno popolare attraverso i social media è diventata fondamentale nei conflitti odierni. L’uso strategico di contenuti visivi e narrativi consente a entrambe le parti di proiettare le proprie versioni degli eventi e guadagnare consensi. In questo nuovo panorama informativo, il soft power si rivela talvolta più efficace della forza militare. Tuttavia, l’incapacità delle istituzioni internazionali di intervenire in modo efficace acuisce la frustrazione e alimenta un crescente scetticismo nei confronti del multilateralismo e delle sue capacità di mediazione
In questo scenario, il soft power—cioè la capacità di influenzare senza l'uso della forza—gioca un ruolo cruciale: gruppi come Hamas e gli Houthi hanno adottato strategie mediatiche creative per diffondere i loro messaggi. Ad esempio, video virali su piattaforme come TikTok hanno contribuito a costruire un’immagine di resilienza e forza. Rashid al Haddad, un influencer yemenita, ha guadagnato popolarità pubblicando contenuti che presentano una versione più “umana” della lotta, attirando l’attenzione del pubblico internazionale con il suo carisma.
D'altra parte, Israele ha avviato una campagna attiva sui social media, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo alla propria posizione attraverso immagini e video. Tuttavia, il supporto ai contenuti pro-Palestina continua a superare quello a favore di Israele. Gli hashtag come #FreePalestine accumulano milioni di post, mentre #StandWithIsrael raggiunge solo una frazione di quel numero. Questa disparità mette in luce una crescente polarizzazione, in cui i social media non solo riflettono le opinioni pubbliche, ma le esacerbano, alimentando fazioni di supporter che si oppongono con forza l’uno all’altro.
Verso un rinnovamento delle istituzioni internazionali
Di fronte a queste sfide, l'ONU ha adottato il Patto per il Futuro, un documento che si propone di riformare le istituzioni internazionali per renderle più rappresentative ed efficaci. Il Patto include una serie di impegni volti a rinnovare il Consiglio di Sicurezza, migliorandone l'efficacia e la rappresentatività, in particolare per correggere la storica sottorappresentanza di Africa, Asia-Pacifico e America Latina. Questo è un passo fondamentale, ma il Patto stesso non è vincolante, sollevando dubbi sulla reale capacità di implementazione delle misure proposte.
In un mondo sempre più diviso, le istituzioni internazionali devono affrontare la sfida di rinnovarsi per poter rispondere efficacemente ai conflitti e alle crisi globali. La polarizzazione delle opinioni, alimentata dai social media, e la frammentazione politica a livello internazionale minano la capacità di azione collettiva. Il Patto per il Futuro rappresenta un tentativo importante di invertire questa tendenza, ma affinché sia efficace, sarà necessario un impegno concreto da parte dei governi e una rinnovata fiducia nel multilateralismo.
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L'Autore
Pietro Russo
Tag
Nazioni Unite soft power SocialMedia Multilateralism Israel-Palestine conflict Pact for Future UN Reform