Diocesi americane dichiarano bancarotta: troppe denunce per abusi

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  Giorgia Milan
  22 novembre 2023
  3 minuti, 39 secondi

Nel maggio 2023 la diocesi di Oakland, in California, dichiarò bancarotta a causa di circa 330 denunce per abusi sessuali. Buona parte delle denunce risale a fatti compiuti dagli anni ’60 agli anni ’80, da preti che probabilmente sono deceduti. Non potendo risarcire tutti i sopravvissuti di violenza, la diocesi di Oakland si è quindi avvalsa del cosiddetto “Chapter 11”.

Quello che sconvolge di questa storia è il fatto che nel 2008 la diocesi di Oakland ha finanziato la costruzione di una splendida cattedrale in città. 175 milioni di dollari messi in palio dalla diocesi, ma nessun dollaro a disposizione per risarcire le vittime di abuso dopo i processi.

La diocesi di Oakland non è la prima diocesi ad avvalersi del capitolo 11. Secondo uno studio di Marie Reilly, sono 14 le diocesi e arcidiocesi attualmente in bancarotta. 19 quelle che hanno completato il periodo di “riorganizzazione”.
La maggior parte di questi procedimenti ha avuto luogo di recente, in seguito a un disegno di legge in California (AB 218). La California AB 218 ha, quindi, aperto una finestra temporale di tre anni (dal 1° gennaio 2020 al 31 dicembre 2022) per dare la possibilità di intentare cause civili bloccate in precedenza dalla prescrizione agli adulti vittime di abuso da minorenni. Anche gli adulti che hanno subito abusi decenni fa hanno avuto finalmente il loro diritto di denunciare. Il 1° gennaio 2020 è stato aperto il vaso di Pandora.


Ma di cosa tratta il “capitolo 11?”

Il capitolo 11 è la principale norma fallimentare del codice statunitense, conosciuta anche come “riorganizzazione”. Stiamo parlando di una strategia legale intrapresa dalle aziende che dicono di non avere i fondi per pagare un numero elevato di risarcimenti individuali (in questo caso più di 300). In questo modo, le chiese evitano di intraprendere centinaia di processi individuali costosi raggruppandoli semplicemente in un unico accordo.

Dan McNevin, membro dello SNAP (Survivors Network of those Abused by Priests), afferma che questo procedimento è semplicemente un modo per silenziare le vittime di abuso, che perdono l’opportunità di raccontare le loro storie dopo anni di attesa. Non vi sarà infatti un processo durante il quale far emergere informazioni rilevanti tramite il racconto delle testimonianze. Nessuna rivelazione riguardo gli abusi e nessuna dichiarazione. La procedura di bancarotta non fa altro che minimizzare, banalizzare e semplificare un problema evidentemente sistematico.

Tuttavia, le diocesi ritengono che questo sia il modo migliore per stabilizzare le finanze e allo stesso tempo assicurare una giusta compensazione alle vittime. È proprio questa la dichiarazione dell’Arcivescovo Salvatore Cordileone in risposta alla richiesta dell’arcidiocesi di San Francisco di attuazione del Capitolo 11. L’arcidiocesi in questione, continua, non ha né i mezzi finanziari né la possibilità di affrontare tutti questi processi individuali (oltre 500 i presunti casi).

“È la soluzione migliore per le vittime”, dice Cordileone. Ma sarà mai abbastanza una mera compensazione in denaro a chi ha subito abusi?

E in Italia come siamo messi?

La CEI, Conferenza Episcopale Italiana, ha di recente pubblicato il report del 2022 sugli abusi sessuali commessi da appartenenti al clero. Sono emerse 54 vittime, di cui 35 minorenni e 32 preti abusatori. La maggior parte degli abusi si concentra nella fascia di età dai 15 ai 18 anni (25 sopravvissuti).

Questo rapporto, tuttavia, raccoglie una serie di denunce venute alla luce nel 2022, ma che possono risalire ad eventi precedenti. Il 56,8% dei casi denunciati appartiene al passato, contro il 43,8% di casi attuali. Come già sottolineato infatti non è detto che un abuso in ambito ecclesiastico venga denunciato subito dopo l’accadimento. Molto spesso passano anni prima di denunciare: l’elaborazione del trauma è un processo lungo.

Secondo la Rete l’Abuso, l’associazione dei sopravvissuti agli abusi sessuali del clero, il numero di denunce raccolte dalla CEI è assolutamente inferiore rispetto alle segnalazioni che sono pervenute alla rete in questione nello stesso arco di tempo.
La situazione potrebbe dunque essere ancora più grave. Come se non lo fosse già abbastanza. 


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L'Autore

Giorgia Milan

Giorgia Milan, classe 1998, ha conseguito una laurea triennale in “scienze politiche, relazioni internazionali e governo delle amministrazioni”, con una tesi riguardo la condizione femminile in Afghanistan, e successivamente una laurea magistrale in “Human rights and multi-level governance”, con una tesi riguardo la condizione delle donne rifugiate nel contesto dell’attuale guerra Russo-Ucraina, il tutto presso l’Università degli studi di Padova.

I suoi interessi principali sono i diritti umani, in particolare i diritti delle donne. È proprio il forte interesse per questi temi che l’ha spinta a intraprendere un tirocinio universitario presso il Centro Donna di Padova, durante il quale ha avuto la possibilità di approcciarsi al mondo della scrittura e della creazione di contenuti riguardanti la violenza di genere e le discriminazioni.

In Mondo Internazionale Post Giorgia Milan è un'autrice per l'area tematica di Diritti Umani.

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Diocesi Bancarotta Religione abusi