Donne e AIDS

L’Africa e la lotta al virus HIV

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  Redazione
  03 agosto 2019
  5 minuti, 29 secondi

Secondo quanto stimato dall’UNAIDS, l’Agenzia delle Nazioni Unite dedicata alla lotta all’AIDS, al mondo ci sono ben 36,9 milioni di persone infette dall’HIV (dati 2018). Di questo numero, poco più della metà sono donne.

Sempre secondo i dati dell’UNAIDS, il 53% delle donne affette dal virus vive nell’Africa Sud-Orientale, in Paesi come il Sudafrica, che risulta essere lo Stato con maggiore concentrazione di affetti. A seguire, la diffusione dell’AIDS vede uno schema geografico che colpisce Asia e Pacifico, Africa Centro-Occidentale, Europa Orientale e Asia centrale, America Latina, Europa Occidentale, Nord America, lasciando all’ultimo posto per numero di incidenze il Medio Oriente, Nord Africa, e i Caraibi.

Ma quali sono le ragioni di questi dati? Secondo quanto conferma l’UNAIDS, la principale causa di infezione dal virus dell’HIV è il sesso eterosessuale non protetto.

In base a quanto stabilito dal National Center for Biotechnology Information americano, le donne subsahariane contraggono con maggiore probabilità il virus tra i 15 e i 24 anni. E secondo le conclusioni della ricercatrice Siwan Anderson, la spiegazione va ricercata nella probabilità con cui le donne africane si sposano in questa fascia d’età. Il fattore matrimonio è determinante per capire le origini dell’infezione: molti Paesi situati in questa regione geografica si contraddistinguono per una maggiore accettazione sociale degli uomini dalla vita sessuale particolarmente attiva, che possono agire da agente infettante nei confronti di più donne. La scarsa propensione all’uso del profilattico in questo contesto gioca un ruolo fondamentale.

Siwan Anderson, dell’Università British Columbia canadese, ha studiato nel dettaglio il fenomeno dell’AIDS e il suo legame con il continente africano e, grazie ai dati a cui è giunta, ha potuto trarre importanti conclusioni: non tutti i Paesi africani soffrono della medesima situazione. La ricerca, che ha visto come fattore rilevante l’aspetto legislativo, ha spinto la ricercatrice a fare una distinzione tra i Paesi che hanno ereditato la common law (fondamentalmente le ex-colonie britanniche) e quelli che hanno ereditato la civil law (ex-colonie, comprese quelle italiane).

Secondo Anderson, la causa di questa differenza va ricercata nella diversa concezione che si ha della donna all’interno delle due tipologie di diritto. Nei Paesi del common law è più alta l’esposizione delle donne all’HIV, mentre, nei Paesi che hanno ereditato la civil law, l’incidenza sembra esser minore. Sembra che il riconoscimento del contributo delle donne alla società, insieme a diverse concessioni offerte alle stesse, abbiano creato una situazione generale più sicura per la donna.

Queste affermazioni sono confermate, inoltre, dalla diversa possibilità di accesso al sesso sicuro (anche all’interno del matrimonio) per le donne che vivono nei Paesi contrassegnati da uno o dall’altro modello legislativo. Risulta che, dove hanno ereditato la civil law, la possibilità di sesso protetto sia più alta rispetto ai Paesi che hanno ereditato la common law.

Ma non si può parlare solo di leggi e di origini legate al sistema giuridico dei Paesi. Dietro all’AIDS c’è chiaramente molto di più. L’AIDS porta con sé anche tante storie di violenza contro le donne; la violenza che si fa causa e conseguenza della malattia stessa.

Numerose ricerche hanno evidenziato la relazione tra l’abuso sessuale contro le donne e la probabilità di contrarre l’infezione. Per di più, il timore della violenza impedisce a molte donne di chiedere al proprio partner di usare il profilattico, di avere maggiori informazioni sull’HIV, e di cercare una cura. Molte donne, difatti, se riconosciute siero positive, corrono il rischio di essere picchiate, abbandonate o cacciate di casa.

Un altro importante aspetto con cui si trova a dover fare i conti la donna in Africa, è quello della morte dei propri mariti proprio a causa dell’AIDS. Queste donne, successivamente, sono costrette a sposare il cognato per mantenere la terra e l’integrità della famiglia. È un dramma sociale che va ad alimentare lo stesso circolo vizioso della malattia.

Si comprende, quindi, che il problema dell’AIDS sia una questione che rinvia a svariate questioni: dalle condizioni sociali a quelle politiche ed economiche.

Come sostiene Lila - CEDIUS, il Centro per i Diritti Umani e la Salute Pubblica istituito dalla Lega Italiana per la Lotta all’AIDS, si può riassumere che la maggior vulnerabilità delle donne dipende da una molteplicità di concause, tra cui:

- il fattore biologico: sembra che le donne abbiano probabilità di infettarsi tre volte più degli uomini;

- il fattore economico: la dipendenza economico-finanziaria dagli uomini spesso crea situazioni favorevoli allo scambio di sesso con favori materiali;

- il fattore culturale: spesso succede che le donne non prendono decisioni sulla propria sessualità. E se rifiutano di fare sesso senza il profilattico, rischiano di essere sospettate di infedeltà. Invece per gli uomini, generalmente, non si pone il problema. Inoltre, l’ignoranza verso la salute riproduttiva e sessuale è molto diffusa. In molti Paesi con alti tassi di infezione, l’80% delle donne tra i 15-24 anni ha scarsa conoscenza dell’HIV/AIDS.

A tutti questi elementi - biologico, economico, culturale - e all’inaccessibilità ai servizi e ai farmaci, occorre poi aggiungere il dramma della povertà e della malnutrizione. In circostanze di questo tipo, una buona nutrizione aiuterebbe ad arginare la conclamazione della malattia e la morte precoce.

Segnali positivi sono dati dal fatto che le cure e l’assistenza ai malati sono sempre più consistenti in quest’area del mondo. Il continente africano sarà quello più colpito dal virus, ma è anche quello verso cui si sta prestando maggior attenzione. Vi sono numerosi Enti e Organizzazioni che si stanno occupando della formazione del personale impegnato nella lotta contro l'Aids, nella diffusione di materiale informativo, e nella somministrazione delle cure.

Gli sforzi, di cui spesso abbiamo parlato, per l’accesso delle donne all’istruzione, per l’uguaglianza di genere, per un sempre maggiore livello di partecipazione politica femminile, e per una protezione di queste dalla violenza, sono tutte attività che contribuiscono ad un miglioramento della vita delle donne in Africa. La lotta all’AIDS si inserisce appieno in questo quadro.


A cura di Sofia Abourachid 

Le seguenti fonti consultate per la redazione di questo contributo sono liberamente consultabili:

AIDS | HIV e “Femminizzazione” del virus in Africa: un’eredità coloniale?

https://www.agoravox.it/AIDS-HIV-e-Femminizzazione-del.html

Aids e donne

https://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/aids_e_donne

Il ruolo delle donne nella lotta contro l’Aids in Africa

http://www.osservatoreromano.va/it/news/il-ruolo-delle-donne-nella-lotta-contro-laids-in-a

La violenza contro le donne, causa e conseguenza dell’AIDS

http://www.saluteinternazionale.info/2013/10/la-violenza-contro-le-donne-causa-e-conseguenza-dellaids/

LE DONNE D'AFRICA. MISSIONE FUTURO

http://www.missionefuturo.org/iniziative/donne_africa.php

UNAIDS DATA. REFERENCE 2018

https://www.unaids.org/sites/default/files/media_asset/unaids-data-2018_en.pdf

WOMEN AND GIRLS, HIV AND AIDS

https://www.avert.org/professionals/hiv-social-issues/key-affected-populations/women

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