Elezioni in Turchia, fine di un'era?

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  Alvise Cecchetti
  12 maggio 2023
  4 minuti, 20 secondi

Il 14 Maggio sono state indette le elezioni generali per il Parlamento e la Presidenza della Repubblica Turca. In questa tornata si sfideranno per la presidenza della repubblica il presidente uscente Recep Tayyip Erdoğan dell’Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) ed il candidato unico dell’opposizione Kemal Kılıçdaroğlu del Partito Popolare Repubblicano (CHP). Come sottolineato da numerose testate giornalistiche e dai maggiori osservatori internazionali, queste elezioni sono tra le più importanti del 2023. Se infatti gli ultimi sondaggi pubblicati venissero confermati, per la prima volta dopo 20 anni dalla sua elezione a primo ministro, il presidente uscente Erdoğan potrebbe essere sconfitto dall’opposizione ed il suo partito perdere la maggioranza dei seggi in parlamento.

Recep Tayyip Erdoğan è da ormai vent’anni l’indiscusso protagonista della scena politica turca. Dopo essere stato sindaco di Istanbul ed aver fondato il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP), è riuscito a vincere le elezioni parlamentari nel 2002 ed entrare in carica nel 2003. Da allora è stato rieletto primo ministro nel 2007 e nel 2011, per poi vincere le elezioni presidenziali del 2014. Consolidato il suo potere di presidente, grazie all’alleanza tra l’AKP e il partito nazionalista di estrema destra MHP, Erdoğan si è prodigato con costanza e fermezza nello sgretolare le prerogative del parlamento ed accentrare più poteri nella sua figura. In seguito al controverso successo del referendum costituzionale del 2017, è riuscito a trasformare la Repubblica Turca da un sistema parlamentare ad uno presidenziale. All’apice del successo popolare e forte della coalizione AKP-MHP, con la vittoria delle elezioni generali del 2018 è stato riconfermato capo dello stato e dell’esecutivo.

Le elezioni del 14 Maggio potrebbero però portare alla fine del dominio conservatore dell’AKP in Turchia. La precaria situazione economica aggravata da un'inflazione rampante, la forte limitazione della libertà d’espressione e di raduno, le disastrose conseguenze del terremoto del 6 Febbraio sono fattori che hanno spaccato la società turca, estremamente polarizzata e scissa tra sostenitori ed oppositori di Erdogan. Nonostante quest’ultimo sia sempre riuscito a raccogliere il sostegno dei cittadini e a sconfiggere i suoi sfidanti esterni ed interni, la ritrovata unità dell’opposizione ha creato una valida alternativa alle politiche conservatrici dell’AKP, già pesantemente indebolito dalla sconfitta dei suoi candidati nelle elezioni di Ankara ed Istanbul nel 2019.

L’opposizione si è radunata attorno a quello che è stato chiamato il “Tavolo dei Sei”: una conferenza politica sorta su iniziativa del CHP ed alleanza elettorale attiva dal febbraio 2022 tra i sei maggiori partiti di opposizione: CHP (kemalista e socialista), İYİ (kemalista e nazionalista), DP, DEVA e GP (di ideologia liberal-conservatrice) ed infine il partito islamico-moderato SP. Nel manifesto congiunto e firmato dai rappresentanti di questi partiti figurano tra i vari punti programmatici, il più importanti dei quali è senza dubbio la volontà di cancellare il presidenzialismo voluto da Erdoğan e riportare la Turchia ad un sistema parlamentare rafforzato. Altri punti sono l’abbassamento della soglia elettorale al 3%, aiuti finanziari pubblici ai partiti che raggiungeranno l’1%, la rimozione del potere di veto del presidente e l’estensione della durata del mandato di presidente da 5 a 7 anni. In ultimo, è stato anche concordato un maggior sforzo nel campo educativo, promuovendo l’inserimento di tematiche come la parità di genere e il rispetto dei diritti umani nei corsi di studio

La conclusione della campagna elettorale è stata caratterizzati da un diffuso nervosismo, tanto che si sono verificati tanto in Turchia quanto all’estero numerosi scontri verbali e fisici tra sostenitori ed oppositori di Erdoğan. Il caso più eclatante si è verificato lo scorso 8 Maggio in un comizio del CHP ad Erzurum. Il sindaco di Istanbul ed esponente di spicco del CHP Ekrem Imamoğlu e la folla che lo ascoltava sono stati insultati e presi a sassate da un gruppo di sostenitori di Erdoğan, senza che la polizia intervenisse tempestivamente. Nella stessa giornata si sono verificati scontri anche all’estero. Ad Amsterdam la polizia è intervenuta in assetto anti-sommossa presso l’edificio che ospitava le operazione per il voto dall’estero per placare una rissa tra sostenitori di Erdoğan, arrivati alla chiusura delle urne, che avevano iniziato a minacciare ed insultare gli scrutinatori ed altri presenti nell’edificio per verificare la correttezza delle operazioni di spoglio.

Non sono inoltre mancati dei colpi di scena a pochissimi giorni dal voto. L’11 Maggio il candidato minore dell’opposizione ed ex candidato del CHP per le elezioni del 2018 Muharrem Ince ha deciso di ritirare la propria candidatura dopo le numerose critiche dell’elettorato dell’opposizione di voler dividere il voto dell’opposizione con la sua candidatura.

Gli ultimi sondaggi di ORC del 12 Maggio e KONDA del 7 Maggio danno Kılıçdaroğlu in vantaggio di circa 7 punti su Erdoğan (rispettivamente 51.7% su 44.2% e 49.3% su 43.7%). Qualora nessuno dei candidati raggiungesse il 50%+1 delle preferenze, si dovrà attendere il ballottaggio (già programmato per il 28 Maggio) prima di poter decretare il vincitore.

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Fonti consultate per il presente articolo:

https://en.wikipedia.org/wiki/...

https://en.wikipedia.org/wiki/...

https://www.dutchnews.nl/news/...

https://balkaninsight.com/2023...

https://konda.com.tr/announcem...

https://twitter.com/orc_arasti...

https://en.wikipedia.org/wiki/...

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Alvise Cecchetti

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Turchia elezioni Erdogan Medio Oriente