Framing The World, Numero LXIX

Le notizie dal mondo a portata di click

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  Redazione
  11 ottobre 2021
  37 minuti, 22 secondi

Nel nuovo numero di Framing descriviamo in primis gli ultimi avvenimenti in Polonia, Colombia, Sierra Leone e Canada. Dedichiamo particolare attenzione allo scandalo dei Pandora Papers e ai paradisi fiscali e di società off-shore dei funzionari dell’America Latina e dei Balcani. Ci spostiamo poi in Europa occidentale, la quale è toccata da un crescente aumento dell’inflazione e, dal punto di vista politico, ci occupiamo delle trattative per formare un nuovo governo in Germania. Rimanendo in tema elettorale, analizziamo la situazione irachena e quella giapponese con la nomina del nuovo premier. Per finire, descriviamo l’incontro ufficiale in Qatar di Stati Uniti e talebani.

Tutto questo e molto altro nel 69° numero di Framing the World!

DIRITTI UMANI

Oslo, Nobel per la Pace a due giornalisti antigovernativi. La filippina Maria Ressa, amministratore delegato e fondatrice del giornale online Rappler, e il russo Dmitry Muratov, fondatore e caporedattore del quotidiano Novaya Gazeta, sono stati nominati vincitori del Nobel per la Pace 2021 dal comitato norvegese del suddetto premio. La consegna del premio contrasta la contemporanea retorica contro i media e gli attacchi subiti dai lavoratori del settore, i quali sono in continua crescita. Allo stesso tempo, vi è l’annosa questione della tecnologia che ha trasformato il modo in cui le informazioni vengono ricevute e condivise (e regolarmente utilizzate per fuorviare l'opinione pubblica o per alimentare violenza e odio). Questo premio esprime la ferma convinzione che nessuna società possa essere libera ed equa senza giornalisti in grado di indagare su illeciti, portare informazioni ai cittadini, responsabilizzare i leader e dire la verità in faccia al potere.

Mansura, seconda udienza per Patrick Zaki, ennesimo rinvio a giudizio. Il 28 settembre scorso, lo studente egiziano dell'università di Bologna (in carcere in Egitto da quasi 20 mesi) ha subito l’ennesima udienza giudiziaria. Lo studente si è presentato davanti alla Corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori (o d'emergenza) di Mansura, sua città natale. La decisione è stata immediata. Il processo di Patrick Zaki è stato rinviato al 7 dicembre. Riccardo Noury, il portavoce di Amnesty International Italia, ha parlato di un rinvio lunghissimo, che sa di ingiusta punizione. Quel giorno saranno trascorsi 22 mesi dall'arresto: 22 mesi di crudeltà e sofferenza inflitte a Patrick, ma anche di grande resistenza da parte sua. In realtà sono stati gli avvocati di Patrick Zaki a chiedere un rinvio dell'udienza per avere il tempo di ottenere e studiare il fascicolo prodotto dall'accusa, confermano all'agenzia Dire fonti egiziane.

Sierra Leone, abolita la pena di morte. Con un voto all'unanimità, il Parlamento della Sierra Leone ha abolito la pena capitale. Dal 1991 al 2002 una guerra civile ha portato la morte di 120mila persone nell'ex colonia britannica. Dal 1998, quando il Paese assistette all'esecuzione di 24 soldati, rei di aver partecipato ad un tentativo di golpe, venne creata una moratoria. Tuttavia, sono ancora 94 i condannati a morte. Le loro sentenze ora saranno trasformate in ergastolo. La Sierra Leone è il 23esimo Paese africano che abolisce la pena di morte. Lo scorso aprile, il Malawi ha dichiarato la pena di morte incostituzionale. Il Ciad, invece, l'ha abolita nel 2020. Secondo un rapporto di Amnesty International, lo scorso anno si è registrato nell'Africa subsahariana un calo del 36% del numero delle esecuzioni rispetto al 2019, da 25 a 16.

Edoardo Cappelli

ECONOMIA E FINANZA INTERNAZIONALE

Gas, continua il rally. La carenza di gas naturale sui mercati europei continua a far salire il suo prezzo (+400% da gennaio), arrivato a livelli insostenibili per le industrie che lo impiegano come materia prima, come i produttori di ammoniaca, che sono costretti a ridurre o sospendere la produzione, con pesanti ripercussioni sui fertilizzanti e di riflesso sui prezzi alimentari. Le cause, dovute principalmente alla scarsità dell’offerta, rimangono inaffrontate per la scarsa volontà di proprietari, investitori e governi di investire in una produzione insostituibile per la vita moderna ma che confligge con i proclami ambientalisti. Non a caso, a giocare il ruolo del deus ex machina è stato un leader autoritario come Putin che si è detto disposto ad aumentare il gas esportato in Europa purché passi attraverso il Nord Stream 2 invece che lungo la rotta ucraina. In seguito all’annuncio i prezzi sono calati del 10%.

Cina, colpita l’industria. La situazione energetica è forse ancora più complicata in Cina a causa della sua dipendenza dal carbone, della ferita autoinflitta dell’embargo sul carbone australiano e della necessità di rispettare gli obiettivi governativi sulle emissioni, tanto da dover ricorrere alla sospensione a rotazione delle attività industriali in diverse province per rispettare questi ultimi. Il partito comunista ha ordinato quindi l’aumento della produzione di carbone e l’acquisto di gas naturale liquefatto, un sostituto più pulito, a qualsiasi prezzo (superando largamente le offerte provenienti dall’Europa), oltre ad autorizzare, ufficiosamente, lo scarico del carbone australiano bloccato nei porti da quasi un anno. Le misure decise, in aggiunta alle restrizioni dei mesi passati su vari settori, hanno nel frattempo fatto calare l’indice PMI a 49.6, un livello che indica una contrazione dell’economia, e la crescita stimata per il 2021 intorno al 5%.

Europa, sale l’inflazione. A settembre, l’inflazione in Germania ha toccato il 4.1%, ai massimi da 29 anni, trascinata dal +14.3% dell’energia e dal +4.9% degli alimenti. La Bundesbank, oltre a ricordare la fine della riduzione dell’IVA decisa durante la pandemia, comunica che l’inflazione potrebbe arrivare al 5% quest’anno prima di calare nei mesi successivi quando gli effetti di base e alcuni fattori come l’energia torneranno alla normalità. Non tutti gli economisti sono d’accordo con questa previsione, dato che le imprese sono costrette a passare almeno parte dei rincari energetici sui consumatori e che questi effetti sono raramente temporanei. Inoltre, il fenomeno è comune a tutti i paesi europei come dimostrano i dati spagnoli (+4%, ai massimi dal 2008), francesi (+2.7%, ai massimi dal 2011) ed europei (+3.3%, ai massimi dal 2008). Commerzbank prevede, infine, che l’inflazione sarà un problema anche nel lungo periodo.

Giappone, un nuovo premier. A settembre le borse mondiali hanno perso in media il 4.1% per le preoccupazioni relative all’economia cinese. Unica eccezione è stato il Giappone, che ha messo a segno un +2.8% dettato dalle voci che favorivano come sostituto al dimissionario Suga l’ex ministro degli esteri Fumio Kishida, poi realizzatesi a fine mese. L’ottimismo degli investitori è stato confermato dal discorso di insediamento di Kishida, nel quale il neo-premier ha annunciato il suo impegno per stimoli economici da decine di trilioni di yen e per tassi d’interesse ultra-bassi, mentre sul lungo periodo l’attenzione sarà data alla digitalizzazione e alla ricerca con un fondo da $100 miliardi. Centrale nel programma di governo è la visione di un capitalismo favorevole alla classe media, una proposta di legge per l’assicurazione sanitaria universale e sgravi fiscali alle aziende che aumentano gli stipendi.

Aviazione, la luce in fondo al tunnel. Dopo due anni estremamente difficili, l’IATA prevede che nel 2022 le compagnie aeree sperimenteranno un recupero significativo e che l’industria tornerà in utile dal 2023. L’associazione, che rappresenta oltre 300 società, stima che già nel 2022 le perdite saranno ridotte da $138 miliardi del 2020 e $51.8 del 2021 a $11.6 miliardi, grazie al ritorno al 79% dei livelli del 2019, mentre le compagnie americane faranno degli utili già il prossimo anno. La domanda di voli internazionali dovrebbe inoltre raggiungere il 44% dei livelli pre-pandemia, i voli domestici saliranno al 93%, mentre la domanda di voli cargo, già oltre i livelli pre-crisi, crescerà ulteriormente. Il tasso di recupero sarà comunque condizionato dalla cancellazione (o meno) delle misure restrittive, ancora in vigore in molti paesi.

Wall Street, un momento difficile. Le borse americane pagano i timori di un’inflazione e di un aumento dei tassi d’interesse in un futuro prossimo, fattore che fa diminuire il valore attuale dei ricavi futuri di quelle aziende - principalmente quelle tecnologiche - che sono in fase di crescita. Infatti è il Nasdaq l’indice più colpito, arrivato a perdere il 7.5% dai massimi di settembre e appesantito da Facebook (-14%), Apple (-11%) e Amazon (-10%), mentre l’S&P contiene le perdite in un -4% grazie ai titoli energetici, favoriti dai prezzi delle materie prime. Wall Street paga però anche la confusione che giunge da Washington, dove lo shutdown del governo è stato evitato in extremis, così come il rischio default per il raggiungimento del limite sul debito pubblico - notizie che hanno ridato un certo slancio ai mercati - ma che sembra impossibilitata a passare l’agenda economica di Biden a causa della spaccatura sempre più profonda tra sinistra radicale e democratici moderati.

Leonardo Aldeghi



AFRICA SUB SAHARIANA

Etiopia, nel nuovo governo tre ministeri vanno all’opposizione. Il premier etiope Abiy Ahmed ha affidato a importanti esponenti dell’opposizione tre dei 22 ministeri del suo nuovo governo. Questo serve a sottolineare come “il nuovo inizio dell’Etiopia sia segnato dall’impegno per l’inclusione”. Al leader del partito Ethiopian Citizens for Social Justice, Berhanu Nega, è stato affidato il ministero dell’Istruzione; il presidente del National Movement of Amhara, Belete Molla, guiderà il ministero per l’Innovazione e la Tecnologia; mentre un alto dirigente dell’Oromo Liberation Front, Kejella Merdassa, andrà il ministero della Cultura e dello Sport. È importante sottolineare come i partiti a cui fanno riferimento i tre esponenti dell’opposizione nominati hanno tutti manifestato aspre critiche sullo svolgimento del voto in occasione del voto per le elezioni legislative svoltesi lo scorso 21 giugno e stravinte dal Partito di Abiy. È inoltre da evidenziare come il ministero della Difesa sia stato affidato ad un funzionario della regione del Tigray, Abreham Belay.

(Andrea Ghilardi)

Google punta su una migliore connettività nel continente africano. Il colosso investirà oltre un miliardo di dollari nei prossimi cinque anni per consentire un accesso alla rete più rapido e efficiente. L'affidabilità di Internet è un grande problema nel continente africano, dove ad oggi solo un terzo dei suoi abitanti sono connessi alla banda larga. Google ha dunque annunciato un progetto immenso per digitalizzare l’Africa: un cavo sottomarino che dall’Europa posti internet in vari paesi africani. L’iniziativa prevede l’installazione entro il 2026 di un collegamento subacqueo, denominato “Equiano”, che dal Vecchio Continente attraverserà Sudafrica, Namibia, Nigeria e l’isola di Sant’Elena, per garantire agli utenti africani maggiore velocità di navigazione internet e costi di connessione inferiori. Questo progetto è parte in realtà di un più ampio progetto di transizione digitale del continente e che prevede anche di investire 50 milioni di dollari nelle startup locali e concedere prestiti per 10 milioni ai piccoli imprenditori. Google in questo modo potrà vendere i suoi servizi in una regione che con i suoi 1,3 miliardi di abitanti e un tasso di crescita demografica a doppia cifra si candida a diventare uno dei mercati più redditizi del mondo per le aziende informatiche.

(Andrea Ghilardi)

Africa: approvato dall’OMS il primo vaccino contro la malaria della storia. Negli scorsi giorni l’Organizzazione Mondiale della Salute ha approvato il primo vaccino contro la Malaria della storia, una notizia accolta con grande favore in particolare dagli stati africani. L’infezione è infatti responsabile di più di mezzo milione di vittime all’anno, di queste più del 90% si trova proprio in Africa e più della metà riguarda bambini con meno di 5 anni. Il vaccino prodotto dall’azienda GlaxoSmithKline è il risultato di numerosi test clinici eseguiti in tre paesi africani, Ghana, Kenya e Malawi dove più di 800.000 bambini sono stati vaccinati dal 2019. Numerosi istituti medici del continente hanno accolto l’endorsement arrivato dall’OMS e hanno avvertito i governi di paesi come la Nigeria, la nazione più colpita dalla malaria. Da adesso sarà infatti necessario seguire le linee guida date dall’OMS e dalla multinazionale farmaceutica ma soprattutto preparare le infrastrutture e la logistica necessarie per rendere il vaccino accessibile.

(Giulio Ciofini)

Kenya: nella lista dei Pandora Papers anche la famiglia del presidente Uhuru Kenyatta. La vicenda dei Pandora Papers ha acceso i riflettori sulle operazioni di frode fiscale, corruzione e conti offshore segreti di molte personalità di ogni parte del mondo, tra di loro figura anche il nome di Uhuru Kenyatta, attuale presidente del Kenya e di alcuni suoi familiari. A quanto pare, secondo i documenti fuoriusciti dei Pandora Papers, Kenyatta assieme alla madre, alle sorelle e al fratello si sono rivolti ad uno studio legale panamense, Aleman, Corder, Galindo & Lee, per la protezione di un patrimonio del valore di 30 milioni di dollari costituito da fondazioni e società con sede in alcuni paradisi fiscali come Panama. La famiglia Kenyatta avrebbe dunque utilizzato società anonime per l’amministrazione di un portafogli di investimento di decine di milioni di dollari e persino di una casa nel centro di Londra. Una notizia che sicuramente mal si concilia con la strenua ed appassionata lotta alla corruzione proclamata dal presidente in questi anni.

(Giulio Ciofini)

Andrea Ghilardi e Giulio Ciofini



AMERICA DEL NORD

USA: il segretario di stato Blinken in visita a Parigi. Il segretario di stato Blinken si è recato nelle giornate del 5-6 ottobre a Parigi per presenziare all’incontro dell’Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione Economica. La visita è in realtà un pretesto per confrontarsi col ministro degli esteri francese Jean-Yves Le Drian. I due hanno parlato delle recenti tensioni scaturite dalla firma del patto dell’AUKUS, che ha profondamente indispettito il governo francese e i partner atlantici degli Stati Uniti. Secondo fonti ufficiali, il presidente francese Macron avrebbe già invitato il proprio ambasciatore a rientrare a Washington, come testimonianza di impegno a riallacciare i rapporti e costruirne di nuovi, soprattutto per gli impegni relativi ai temi di sicurezza che vedono coinvolti i due Paesi nelle zone del sud est asiatico.

(Emanuele Volpini)

Texas: bloccata la legge anti-aborto. Il giudice della Corte Federale Robert Pitman ha per il momento bloccato la legge anti aborto che era stata approvata lo scorso maggio dal governatore texano Gregory Abbott. La decisione della Corte Federale ha trovato il sostegno del partito democratico e dell’amministrazione Biden, da sempre contraria a questa norma. Tuttavia, dal Texas è arrivata la notizia che si procederà in appello per la revoca della sospensione. Ricordiamo che la legge vieta l’aborto dopo la sesta settimana, anche in caso di stupro o incesto, e autorizza anche i privati cittadini a denunciare sia le donne che praticano o hanno intenzione di praticare l’aborto sia coloro che le aiutano.

(Emanuele Volpini)

Canada: serata in ricordo delle vittime delle scuole cattoliche. Nella serata di giovedì 30 settembre si è svolta la cerimonia in ricordo delle vittime delle scuole cattoliche. Il governo ha organizzato una serata di commemorazione e di testimonianze in vista della Giornata Nazionale per la Verità e la Riconciliazione. Il premier Justin Trudeau ha presenziato l’evento, dando la parola agli indigeni superstiti di una delle pagine più buie della storia recente del Canada. L’obiettivo, come ribadito dallo stesso Trudeau, è continuare questo percorso di riconciliazione con le popolazioni native canadesi, senza però dimenticarsi degli orrori occorsi tra la fine dell’800 e l’inizio del 900’, quando migliaia di bambini furono strappati alle loro famiglie e portati via, senza far più ritorno.

(Emanuele Volpini)

Ottawa, i conservatori stanno ancora valutando la posizione sulla politica federale sui vaccini. Il deputato conservatore Michael Chong ha dichiarato che il partito sta ancora studiando la nuova politica sui vaccini obbligatori del governo, prima di prendere posizione sulla questione. In un'intervista al Question Period, Chong ha affermato che la misura annunciata la scorsa settimana, che richiede ai dipendenti pubblici federali di attestare di essere completamente vaccinati contro il COVID-19 entro il 29 ottobre, è vasta e richiede una revisione approfondita. Circa 267.000 lavoratori federali rientrano nella nuova politica annunciata mercoledì. Alle agenzie separate e alle corporazioni della Corona come la Canada Revenue Agency viene chiesto di implementare politiche sui vaccini che rispecchino i requisiti.

(Edoardo Cappelli)

Edoardo Cappelli e Emanuele Volpini

AMERICA LATINA

Carceri sovraffollate, sei i Paesi più colpiti. Il sistema carcerario del continente e dei Caraibi è in estrema criticità. La recente analisi, presentata da BBC Mundo e partita dall’Ecuador, registra un sovraffollamento del 133% e 119 morti sospette. Seppur grave, la situazione ecuadoriana non è la peggiore. La classifica di World Prison Brief (WPB), che analizza il numero dei prigionieri in relazione ai mq. disponibili, posiziona il Paese al diciottesimo posto. I primi sono occupati da: Haiti (1) con un tasso di occupazione carceraria del 454,4%, Guatemala (2) 367,2%, Bolivia (3) 269,9%, Grenada (4) 233,8%, Perù (5) 233,6%. L’unico esempio virtuoso è il Suriname, poiché meno popolato, il cui tasso di occupazione è del 75,2%. Segue il Cile con il 100,4%. In Centro America il Belize è più che positivo: 49,8%, mentre il Messico ha un tasso del 101, 8%. Il dato colpisce soprattutto perché il numero dei detenuti è superiore anche del quadruplo della capacità lecita. Un fattore di gravità è legato alla esasperante lentezza del sistema giudiziario e ad uno smodato uso della detenzione preventiva come forma per disincentivare i reati. Più del 40% dei detenuti del Sud America sono incarcerati pur non avendo una condanna. La media dell’America Centrale è del 35%.

(Giulia Patrizi)

Cile, accordo Aeo con la Cina. La General Administration of Customs (Gac) ha dichiarato l’entrata in vigore, nel giorno 8 ottobre, dell’accordo doganale firmato da Cina e Cile che prevede lo status di operatore economico autorizzato (Aeo). Secondo l'intesa, le aziende che ottengono lo status Aeo nelle due nazioni beneficeranno di procedure doganali semplificate, come minor numero di verifiche e operazioni doganali prioritarie, che accorceranno significativamente i tempi di sdoganamento e ridurranno i costi portuali, oltre che quelli assicurativi e logistici. Il Cile è il secondo maggior partner commerciale della Cina in Sud America e i dati doganali mostrano come il volume commerciale tra i due Paesi abbia totalizzato 42,19 miliardi di dollari nei primi otto mesi del 2021. Durante quel periodo, sono state un totale di 883 le aziende cinesi con status Aeo ad aver esportato in Cile, con un valore di esportazione combinato pari a circa il 18,9% dell'export totale cinese nello Stato sudamericano.

(Elisa Maggiore)

Colombia, altri 14 mila militari al confine con il Venezuela. La zona al confine con il Venezuela può esser considerata come il nucleo delle tensioni tra le formazioni armate che si contendono il controllo delle principali rotte del traffico di droga nella regione, nello specifico si fa riferimento a fazioni dissidenti delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia), ai gruppi della guerriglia dell’Eln (Esercito di liberazione nazionale) e ai gruppi paramilitari dediti a traffici illeciti. Già lo scorso luglio il ministro della Difesa Molano aveva annunciato l’invio di truppe nell’area per smantellare il Fronte 33 delle Farc, con volontà specifica di catturare il leader dissidente che sembrerebbe essere il responsabile, per le autorità colombiane, dell’attacco all’elicottero su cui viaggiava il presidente Duque. Ora, il governo ha dispiegato più di 14 mila militari nel dipartimento di Norte de Santander a sostegno del comando specifico di stanza nel dipartimento.

(Elisa Maggiore)

Messico, via ai rimpatri coatti di esuli haitiani dal confine statunitense. L’ultimo episodio di tensione tra Messico e USA riguarda 70 esuli haitiani che, secondo fonti messicane, sono stati reintrodotti nel loro territorio e imbarcati “volontariamente” su un volo per Port-au-Prince. Il Ministro degli Affari Esteri (SRE) riporta la volontà congiunta (messicana e haitiana) non menzionando né le condizioni di tali accordi, né degli haitiani, né le garanzie alla base di suddetti procedimenti. Questo provvedimento arriva poche ore dopo le dichiarazioni di Alejandro Encinas, sottosegretario ai diritti umani, che presentava l’impossibilità di effettuare rimpatri a causa della situazione di emergenza del Paese caraibico. Il 21 settembre è stato istituito un tavolo permanente per “assecondare i bisogni delle persone di origine haitiana” e gestire i 30.000 esuli arrivati a Ciudad Acuña spinti da un sogno comune: entrare negli States. In 12.000 ce l’hanno fatta; tuttavia gli espulsi sono 3500 (Oim). Partiti nel 2016, dopo aver attraversato il continente, sono entrati dal Cile e da lì verso gli USA. E ora rimandati indietro.

(Giulia Patrizi)

Paraguay, contadini e indigeni in protesta VS la nuova legge sulla proprietà. Da una parte: il progetto di legge prevede che la pena del carcere per chi occupa illegalmente le proprietà private sia aumentata da 4 a 6 anni, e fino a 10 anni se vengono procurati danni durante queste azioni. Dall’altra: nel 2006 cominciarono delle azioni di recupero di terreni che, secondo la “Comisión de la Verdad y Justicia”, furono espropriati a contadini e indigeni durante la dittatura militare del presidente Stroessner (1954-89) e assegnati a parenti o amici di autorità locali o nazionali che divennero poi latifondisti. Coloro che subirono l’espropriazione, dopo la pubblicazione di questo documento, si impegnarono in occupazioni provvisorie dei terreni per reclamarne la proprietà. Il governo rifiuta qualsiasi possibilità di trattativa appesantendo i soprusi commessi durante la dittatura militare e spiegando la ragione della protesta.

(Elisa Maggiore)

Perù, rimpasto di governo. Il presidente Castillo, a seguito di pressioni dell’opposizione rispetto minacce di mozioni di impeachment nei confronti di vari ministri, ha effettuato un profondo rimpasto di governo. Castillo parla di “decisione presa a favore della governabilità”. Pertanto: il nuovo esecutivo vede immediatamente le dimissioni del presidente del Consiglio Bellido e l’ascesa di Mirtha Vasquez. In due mesi di vita questo governo ha registrato numerose polemiche legate tanto alle inchieste giudiziarie aperte di alcuni ministri e premier, quanto all’incapacità di coesistenza tra l’ala radicale del partito di governo Perù Libre di Bellido, e il presidente Castillo, in cerca di una base di consenso più ampia. Le opposizioni hanno salutato la fine di un dualismo interno al governo rovinoso per il Paese, ma esistono dubbi sulla tenuta in Aula. Infatti: Cerron ha già assicurato che “il gruppo parlamentare di Perù Libre non appoggia il nuovo gabinetto”.

(Elisa Maggiore)

Svolta cubana, l’isola apre alle imprese private. Dopo 60 anni di socialismo ed esclusiva gestione statale, qualcosa sta lentamente cambiando anche a Cuba. Il Ministero dell'Economia e della Pianificazione di Cuba (MEP) ha ufficializzato la creazione di 32 piccole e medie imprese private (Mipymes); le prime di sempre. La decisione è arrivata contemporaneamente alla riapertura progressiva dopo le restrizioni legate al Covid-19. Il numero delle Mipymes sta crescendo vertiginosamente e nessuna richiesta è stata respinta. La localizzazione è distribuita in 11 (su 15) province. I settori riguardano la produzione alimentare, manifatturiera, di riciclaggio e altre tre site nel Parco Scientifico e Tecnologico di L’Avana. La linea del governo è chiara: accelerare la rinascita economica. Da gennaio vengono approvate nuove misure per aumentare i salari, incoraggiare il lavoro e la dollarizzazione. Si ricordi la prima e violenta manifestazione dell’11 luglio in risposta all’inasprimento dell’embargo statunitense e al crollo del turismo, la mancanza di cibo e l’inflazione.

(Giulia Patrizi)

Elisa Maggiore e Giulia Patrizi


ASIA ED ESTREMO ORIENTE

Giappone, eletto il nuovo primo ministro: indette nuove elezioni a ottobre. Lo scorso lunedì, Fumio Kishida è stato eletto come nuovo primo ministro del Giappone. Kishida, già ex ministro degli Esteri, ha dichiarato la formazione di gabinetto dominata da alleati dell’ex primo ministro Shinzō Abe e dell’ex ministro delle Finanze Tarō Asō. “Voglio garantire l’attuazione di contromisure politiche ed economiche su larga scala e coraggiose per il Coronavirus. Per farlo, dobbiamo chiedere al popolo se si fida di me, Kishida, per portare avanti queste politiche”, ha riferito durante la sua conferenza stampa inaugurale. Durante il suo discorso, Kishida ha inoltre annunciato la convocazione di elezioni anticipate per il 31 ottobre. La notizia è stata una sorpresa per la maggior parte degli analisti, i quali si aspettavano che le elezioni si tenessero a novembre. Il Parlamento sarà ora sciolto il 14 ottobre.

Taiwan, nuove incursioni aeree da parte della Cina. Lo scorso lunedì, è stata registrata l’incursione aerea cinese più grande dell’anno sopra i cieli della Air Defence Identification Zone (ADIZ) dell’isola di Taiwan: 56 aerei in una sola giornata. L’incursione di lunedì segna il quarto giorno consecutivo di incursioni aeree da parte della People’s Liberation Army Air Force (PLAAF), con quasi 150 aerei in totale inviati nella zona di difesa di Taiwan nelle ultime due settimane. La presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, ha avvertito che ci sarebbero conseguenze “catastrofiche” per la pace e la democrazia in Asia se l’isola dovesse cadere in mano alla Cina. L’ultima missione cinese ha incluso 34 caccia J-16 e 12 bombardieri H-6 con capacità nucleare, che hanno volato tutti in una zona vicino alle Isole Pratas controllate da Taiwan. Altri quattro caccia cinesi sono stati avvistati più tardi nella giornata di lunedì, portando il totale a 56 aerei.

Corea del Nord, consentito l’ingresso a forniture mediche della WHO. Lo scorso giovedì, la WHO ha riferito di aver ripreso le spedizioni di forniture mediche verso la Corea del Nord come misura di assistenza nella lotta contro il COVID-19. Le forniture mediche destinate alla Corea del Nord erano infatti rimaste bloccate in Cina dopo che Pyongyang aveva completamente chiuso i confini del Paese lo scorso gennaio 2020, quando era stato dichiarato lo stato di emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale. Il ministero della Salute Pubblica della Corea del Nord ha riferito all’agenzia diversi mesi fa che avrebbe permesso alle forniture bloccate di essere trasportate attraverso il porto settentrionale cinese di Dalian. Alla luce di questa riapertura, l’agenzia ha dunque inviato alcune delle forniture e delle attrezzature mediche al porto nordcoreano di Nampo.

India, nuovi scontri al confine con la Cina. La scorsa settimana, truppe indiane e cinesi sono state impegnate in un faccia a faccia nella regione di Tawang, nei pressi di Arunachal Pradesh, al confine con entrambi i Paesi. L’incidente dell’Arunachal Pradesh ha avuto luogo tra il passo di Bum La e Yangtse, vicino alla linea di controllo effettivo (LAC), un’area sotto costante pattugliamento e sorveglianza da entrambi gli eserciti. Le truppe indiane “hanno fortemente contestato” l’incursione dei soldati cinesi nel loro territorio, ha riferito una fonte. “La questione è stata successivamente risolta a livello dei comandanti militari locali”, aggiungendo che non ci sono stati danni alle difese indiane. La notizia del faccia a faccia nel Arunachal Pradesh, definito dalla Cina come “Tibet del Sud”, arriva in un momento di dialogo tra l’India e la Cina, attualmente impegnati in colloqui per risolvere un altro simile standoff nel Ladakh orientale.

Francesco Ancona

EUROPA OCCIDENTALE E UNIONE EUROPEA

Germania, proseguono i negoziati per formare un nuovo governo di coalizione. Olaf Scholz, il vincitore delle elezioni tedesche, proverà a fare una cosa mai riuscita prima. In questi giorni sta infatti lavorando per formare un governo con i Verdi e i Liberali, escludendo così il centrodestra di Merkel. Giovedì 7 ottobre il leader dei socialdemocratici si è incontrato con i rappresentanti dei due partiti sopra nominati per discutere del nuovo governo. Se dovessero raggiungere un accordo, che resta tuttavia non scontato, i tre partiti potrebbero andare insieme al governo a livello federale per la prima volta nella storia della Germania. La cosiddetta “coalizione semaforo”, per via dei colori rispettivi dei partiti, governa già lo Stato della Renania-Palatinato. Una simile soluzione a livello federale resta però complessa per via della presenza di grosse differenze di programma politico tra i tre partiti.

Unione Europea, è scontro legale con la Polonia. Tensione all’interno dell’Unione a seguito della pronuncia della Corte Costituzionale polacca, la quale ha sancito che prevalgono le norme nazionali su quelle comunitarie questo giovedì. Ciò va contro a uno dei principi fondamentali che reggono il Diritto Europeo, ovvero che le norme nazionali devono seguire e adeguarsi a quelle comunitarie. Nonostante il premier polacco Mateusz Morawiecki abbia tentato di smorzare i toni, sottolineando come il posto della Polonia è e sarà in Europa, le reazioni di Bruxelles non si sono fatte attendere. La presidente della Commissione Europea Von der Leyen si è detta profondamente preoccupata, mentre il presidente del Parlamento David Sassoli ha affermato che l’Unione sarà inflessibile con chi disapplica le regole comunitarie.

Spagna, sostegno dal governo per i giovani che vanno a vivere da soli. In Spagna, così come in altri Paesi del sud Europa, moltissimi giovani continuano a vivere con i propri genitori fino, e spesso oltre, i trent’anni d’età. Il governo spagnolo, guidato dal socialista Pedro Sánchez ha deciso di disincentivare questo fenomeno sostenendo le spese di coloro che, compresi tra i 18 e i 35 anni, vanno a vivere da soli. Il sostegno è un buono di 250 euro da spendere per l’affitto. In Spagna l’età media di chi va a vivere da solo è di 30 anni, quattro anni in più rispetto alla media europea. Inoltre, il governo vuole portare avanti delle azioni volte a riformare il settore abitativo. In particolare, sta pensando di imporre dei tetti per gli affitti, specialmente in quelle aree metropolitane dove i prezzi sono lievitati considerevolmente negli ultimi anni. Questo dovrebbe rendere meno ardua la ricerca per i giovani di un affitto accessibile.

Andrea Ghilardi



EUROPA CENTRO-ORIENTALE E RUSSIA

Albania, la linea elettrica con il Kosovo è frutto di una milionaria consulenza di una società offshore. La linea, lunga 241 km e di vitale importanza strategica, è entrata in funzione a dicembre per poi essere interrotta a causa di un guasto e riparata a maggio. Unendo il Kosovo all’Albania, lo Stato diventa in questo modo indipendente dalla Serbia anche per il fabbisogno energetico. La sua realizzazione è durata dieci anni ed è stata finanziata con un prestito dalla banca tedesca KfW. Le procedure di gara sono state avviate nel 2011 in Albania; poco dopo arrivano le accuse di corruzione. Nel 2014 OST (sistema di trasmissione albanese) firma con la bosniaca Energoinvest. Il tratto albanese viene completato nel 2016 e costa 29 milioni. Secondo quanto emerge dai documenti di BIRN (Balkan Investigative Reporting Network) - che teme il rischio di corruzione - dal 2013 Energoinvest ha pagato 3,6 milioni per alcune consulenze di AL Energy Transmission LTD, società sita negli Emirati Arabi e di proprietà di Vasil Kallupi - businessman albanese con forti agganci politici.

Balcani, fuga di notizie nei Pandora Papers. Nelle liste dell’inchiesta giornalistica più famosa del momento figurano nomi noti ai Balcani: il Presidente montenegrino Milo Djukanovic ed il figlio avrebbero ricevuto assistenza da una società svizzera per creare due trust nelle isole Vergini Britanniche; il Primo Ministro ceco Andrej Babis avrebbe contratto un accordo offshore del valore di 15 milioni di euro per comprare una villa nel sud della Francia; il ministro serbo Sinisa Mali avrebbe comprato 24 appartamenti di lusso sulla costa bulgara; l'oligarca fuggitivo Vlad Plahotniuc della Moldova (ex capo del PD) avrebbe depositato in Nuova Zelanda 180 milioni di dollari; Rafal Brzoska, magnate polacco, proprietario di InPost con un patrimonio netto di circa 1,5 miliardi di euro, avrebbe delocalizzato la società a Cipro, facendole prestare denaro dalla sede polacca, così da ridurre il suo reddito imponibile in Polonia. Si aggiungono inoltre due politici bulgari e rumeni ancora senza nome. La Radio nazionale bulgara afferma che 174 società di offshore abbiano sede a Cipro, ma la notizia è ancora da confermare.

La Bulgaria accusa la Macedonia del Nord di pulizie etniche. La procedura d’entrata nell’Unione della Macedonia del Nord è in stallo a causa del veto bulgaro. Il Presidente Radev comunica che revocheranno tale diritto solo se, a sua volta, i macedoni interromperanno il processo di cancellazione dell’identità bulgara. Queste le sue parole: “Finché i nostri compatrioti saranno soggetti a una sottile cancellazione della loro identità, fino a quando i loro diritti fondamentali non saranno soppressi e [...] integrati nella Repubblica di Macedonia del Nord insieme ad altre parti della popolazione, non c'è modo per noi di dire sì ai negoziati”. Radev ha posto tre condizioni per una ripresa del dialogo: (1) Skopje tratti i macedoni bulgari come cittadini uguali e li elenchi nella Costituzione; (2) il censimento appena concluso “rifletta il reale numero dei Bulgari”; (3) la Macedonia del Nord riconosca la “verità storica” ​​e cambi debitamente i suoi libri di storia sulla Bulgaria.

Russia, il Nobel per la pace ad un giornalista indipendente pochi giorni dopo l’anniversario della morte di Anna Politkovskaja. Notizie contrastanti riguardano la Russia: il direttore di Novaya Gazeta Dimitrij Muratov vince il Nobel per la Pace e pochi giorni prima si ricorda l’assassinio di una giornalista morta facendo il proprio lavoro. Anna Politkovskaja - da molti chiamata “la voce che il regime russo volle zittire” - non fu la sola a rischiare per il suo coraggio. Dopo quindici anni, il colpevole del suo omicidio rimane sconosciuto e il reato sta per cadere in prescrizione, secondo il Codice Penale russo. Il 7 ottobre di quindici anni fa questa voce brillante denunciava i crimini del Cremlino. Il prezzo da pagare fu altissimo: la sua vita. Quel pomeriggio andò al supermercato, seguita da un uomo e una donna. Tornata a casa, aspettò l’ascensore. Quando arrivò a piano terra però, le porte si aprirono e quattro proiettili le colpirono cuore, polmoni e una spalla. Infine, il “kontrolnyi vystrel” - il colpo di controllo a distanza ravvicinata - la colpì dritto in testa. L’assassino lascia la pistola in terra, in bella vista. Il suo “crimine”? Aver denunciato gli orrori commessi da russi e ceceni durante la Seconda guerra cecena quali esecuzioni di massa, torture, incendi e sequestri che Putin, eletto nel 2000, definì “operazione antiterrorista nel Caucaso del nord”.

Giulia Patrizi

MEDIO ORIENTE E NORD AFRICA (MENA)

Libia, la strada verso le elezioni si fa più difficile. Tornano ad accendersi le tensioni tra alcune delle compagini dell’eterogeneo panorama politico libico. L’Alto Consiglio di Stato, legato al vecchio governo tripolino, ha rifiutato la legge riguardante lo svolgimento delle elezioni approvata dalla Camera dei rappresentanti di Tobruk, secondo la quale il prossimo parlamento dovrebbe essere unicamerale con duecento membri eletti tramite sistema uninominale. Secondo l’Alto Consiglio la legge in questione viola l’articolo 23 degli accordi di Skhirat del 2015, che prevede il coordinamento tra Camera dei Rappresentanti e Alto Consiglio in merito all’approvazione di tale legge. Inoltre, pare sempre più probabile lo slittamento a gennaio 2022 delle elezioni legislative. Nel mentre, dal 6 di ottobre è iniziato un meeting del Comitato militare congiunto 5+5 volto a delineare una precisa road map per la definitiva smobilitazione delle truppe mercenarie presenti sul suolo libico.

(Michele Magistretti)

Libano, accordo con le potenze regionali sull’energia. Per far fronte alla crisi energetica che imperversa nel Paese, la quale ha causato blackout ricorrenti e tensioni sociali da circa un anno, il ministro degli affari energetici libanese Walid Fayah, si è recato nei giorni scorsi al Cairo e ad Amman per stringere degli accordi di fornitura energetica (nello specifico di gas naturale) con i vicini regionali. Egitto e Giordania invieranno gas naturale ed elettricità allo Stato libanese, passando per il territorio siriano, ma si tratta di quantità modeste che permetteranno di coprire solo il 15% del fabbisogno libanese. Tali accordi energetici, frutto di trattative dei mesi precedenti, vanno letti nel piano di iniziativa statunitense (con finanziamenti della Banca Mondiale) di rilanciare l’economia libanese, più “stabile” secondo i mercati a seguito dell’entrata in opera del nuovo governo di Mikati. Si tratta inoltre di una strategia volta a contrastare l’arrivo di risorse energetiche provenienti dall’Iran in Libano, a seguito di un concerto tra la Repubblica Islamica e il suo proxy Hezbollah.

(Sara Oldani)

Turchia, strategia della tensione. Le ambizioni del Presidente turco Erdoğan sono oramai cosa nota, ma accanto ad esse sali parimenti un senso pervasivo di inquietudine. Sul fronte esterno, infatti, Ankara ha recepito come un affronto diretto la recente stipula tra Grecia e Francia di un patto di difesa per “proteggersi da minacce di paesi terzi”. Proprio in tale cornice di scontri tra membri NATO, la Turchia tenta ora di dare un contro-segnale agli Stati Uniti, viste le ultime indiscrezioni riguardo una richiesta turca per 40 caccia F-16 statunitensi. Chiaro tentativo di rimarcare un ruolo di naturale bastione mediterraneo, ma al contempo rischioso – in caso di mancato accordo – di produrre l’effetto opposto in direzione favorevole di Mosca e verso nuove tensioni Ankara-Washington stile crisi S-400. Tensioni e timori legati a doppio filo al fronte interno, dove l’emorragia di consensi della compagine governativa rischia di condurre quest’ultima a rafforzare la presa del e sul potere.

(Samuele Abrami)

Iraq, alla prova del test elettorale. Tra proteste interne e crescenti ingerenze esterne, 24 milioni di iracheni sono chiamati a votare domenica prossima per le elezioni legislative anticipate. Indette formalmente per “rispondere alle insoddisfazioni popolari”, nella pratica saranno cartina tornasole di un possibile (dis)equilibrio tra due elementi. Da un lato, una classe politica in disperata ricerca di nuova legittimazione tenta la carta delle “quota rosa” e di richiami accorati al voto del popolo affidati al premier Kazemi e Grand Ayatollah Sistani. Dall’altro, queste mosse spiegano il timore dell’establishment per un voto di protesta contro l'intera classe politica, filo-iraniana, appoggiata dagli Stati Uniti e accusata di malgoverno, ma ora estesosi anche alle grandi coalizioni sciite vicine all’Iran e dei loro alleati minori sunniti, sia contro i tradizionali partiti curdi legati alle famiglie Barzani e Talabani. Il nodo affluenza (44% all’ultima tornata) rimane e con esso le incognite sui rapporti regionali.

(Samuele Abrami)

Samuele Abrami, Sara Oldani e Michele Magistretti



TERRORISMO E SICUREZZA INTERNAZIONALE

Sfruttamento dell’immigrazione clandestina: arrestato l’ex Imam di Sarno. Il 21 settembre scorso, ad attendere l’ex capo della comunità islamica di Sarno all’aeroporto di Capodichino c’erano gli agenti della Digos di Napoli e Salerno. L’ex Imam, accusato di aver facilitato e gestito l’entrata in Italia di diversi clandestini, era latitante da tempo. Si era rifugiato in Marocco, suo paese di origine, laddove, secondo gli inquirenti, avrebbe inoltre intrattenuto dei rapporti stretti con gruppi estremisti vicini agli ambienti del Califfato. Ora dovrà scontare una pena detentiva pari a quattro anni e nove mesi, la stessa emessa dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata (NA).

USA, condanna per l’Etiopia dal Palazzo di vetro: viola il diritto internazionale. Durante il Consiglio di Sicurezza Onu, il Segretario Generale Antonio Guterres ha colto l’occasione per esprimere il suo dissenso riguardo la decisione di Addis Abeba di espellere sette funzionari umanitari. Un provvedimento, quest’ultimo, adottato senza previa consultazione con l’Organizzazione - passaggio previsto dallo Statuto Onu -. Il Governo etiope ha motivato il provvedimento accusando i sette funzionari di spionaggio e ingerenza negli affari interni. Tuttavia, alla richiesta di fornire delle prove circa le accuse mosse ai funzionari, nessuna dichiarazione ufficiale è stata rilasciata da alcun rappresentante delle istituzioni del paese africano. Secondo le Nazioni Unite, quella di Addis Abeba è una mossa del tutto provocatoria che arriva dopo le pesanti critiche subite da parte dell’Organizzazione, con riferimento alla gestione della crisi nel Tigray.

Filippine, Rodrigo Duterte annuncia il ritiro dalla politica al termine del mandato. Sebbene qualche mese fa sembrava certa una sua corsa alla vicepresidenza nel 2022, l’attuale presidente delle Filippine è ritornato sui suoi passi annunciando l’uscita di scena dalla vita politica. La rinuncia di Duterte potrebbe aprire la strada alla corsa alla presidenza di sua figlia Sara Duterte-Carpio, attuale sindaca di Davao. "Il sentimento preponderante fra i filippini è che io non sia la persona giusta e che essere eletto vicepresidente sarebbe una violazione della costituzione e un aggiramento della legge e dello spirito della Costituzione. Dunque, annuncio il mio ritiro dalla politica"; con queste parole Duterte ha motivato la sua decisione.

Qatar, primo incontro ufficiale tra USA e talebani dal ritiro delle truppe occidentali. Si sta tenendo a Doha il primo faccia a faccia tra una delegazione del Dipartimento di Stato americano e rappresentanti del nuovo regime di Kabul. L’obiettivo dei colloqui è, da parte americana, quello di fare pressione sui talebani affinché concedano il lascia passare a tutti i cittadini stranieri che vogliono lasciare l’Afghanistan. Dall’altro lato i talebani perseguono una legittimità internazionale che, senza alcune importanti concessioni,in primis in materia di diritti umani, appare molto complicata da ottenere.

Davide Shahhosseini

ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI

UNHRC, riconosciuto il diritto ad un ambiente pulito. Il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha recentemente approvato una risoluzione che riconosce l'accesso ad un ambiente pulito e sano come un diritto fondamentale. Il voto è passato con un sostegno schiacciante, nonostante le critiche di alcuni paesi, in particolare Stati Uniti e Regno Unito. La risoluzione - discussa per la prima volta negli anni '90 - non è legalmente vincolante, ma ha il potenziale per modellare gli standard globali. Come scritto nel preambolo della risoluzione: "Il degrado ambientale, il cambiamento climatico e lo sviluppo insostenibile costituiscono alcune delle più pressanti e gravi minacce alla capacità delle generazioni presenti e future di godere dei diritti umani, compreso il diritto alla vita". David Boyd, il relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani e l'ambiente, ha definito la decisione una svolta storica.

(Francesco Ancona)

UNESCO, il Regno Unito rigetta richiesta di restituire i Marmi del Partenone. Il governo britannico ha respinto le richieste dell'UNESCO di riconsiderare il rimpatrio dei marmi del Partenone. La Commissione intergovernativa dell'UNESCO per la restituzione dei beni culturali ai paesi d'origine (ICPRCP) ha chiesto il rimpatrio e un'indagine sull'acquisizione dei marmi durante una riunione a Parigi la scorsa settimana. "Non siamo d'accordo con la decisione dell'UNESCO", ha riferito un portavoce del governo britannico. "La nostra posizione è chiara - le sculture del Partenone sono state acquisite legalmente in conformità con la legge dell'epoca". Tuttavia, l' ICPRCP ha ribadito che la Grecia ha già fatto richieste "legittime e giuste" per il loro rimpatrio, affermando che i marmi "hanno un carattere intergovernativo e, pertanto, l'obbligo di restituire le sculture del Partenone ricade sul governo britannico".

(Francesco Ancona)

WFP, rischio alimentare per 14 milioni di afgani. La scorsa settimana, il WFP ha nuovamente avvertito del terribile stato di insicurezza alimentare che si sta diffondendo in Afghanistan mentre l'inverno si avvicina velocemente. Dopo aver visitato un centro di distribuzione alimentare nella provincia di Herat, alcuni funzionari del WFP hanno detto che almeno 14 milioni di persone in Afghanistan dovranno affrontare l'insicurezza alimentare e che attualmente oltre 3 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta. È stato riferito che l'UNICEF sta distribuendo cibo alle famiglie afgane povere in diverse province. Tuttavia, molte famiglie che hanno beneficiato di pacchetti alimentari salvavita hanno anche riferito che non sono stati in grado di pagare il cibo di tutti i giorni.

(Francesco Ancona)

OMS, viene approvato il primo vaccino contro la malaria. Il vaccino approvato si chiama Mosquiriz, prodotto dall’azienda farmaceutica GlaxoSmithKline. Interagendo sul Plasmodium falciparum, il vaccino abbassa il rischio della mortalità. Secondo gli è esperti il più importante sviluppo nella lotta contro la malaria, considerando che la malattia è tra le più letali e causa ogni anno la morte di circa 400 mila persone. La sperimentazione del vaccino è avvenuta in Kenya, Malawi e Ghana, dove è stato somministrato in 4 dosi a partire dai neonati. Se il vaccino venisse distribuito adeguatamente potrebbe prevenire 5,4 milioni di casi e più di 23 mila decessi di bambini in età infantile.

(Valeria Lavano)

NATO, accredito viene ritirato ad otto membri della Missione russa. L'Alleanza conferma il ritiro dell’accredito di otto membri della Missione russa presso la Nato poiché agenti dell'intelligence russa non dichiarati. La politica Nato verso la Federazione Russa resta coerente, vengono ridotte a dieci le posizioni che la Federazione può accreditare presso la Nato. "Le relazioni sono al punto più basso dalla guerra fredda" dichiara il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Si aprono le ipotesi di un Consiglio Nato-Russia presso le Nazioni Unite per discutere delle relazioni.

(Valeria Lavano)

FMI, accuse contro la direttrice generale Kristalina Georgieva. Lo studio legale WilmerHale di New York ha accusato la direttrice generale del FMI di aver favorito i rapporti con la Cina, posizionandola alla 87° posizione nella classifica Doing Business del 2018 al fine di rendere più seducente l'economia di Pechino. Sin da sempre durante il suo mandato, Georgieva ha sempre sostenuto la lotta ai cambiamenti climatici, eppure sembrerebbe che il Fondo Monetario Internazionale abbia ridotto le raccomandazioni ambientali dell'Articolo IV nei confronti del Brasile, sotto le pressioni del governo di Bolsonaro. Gli Stati Uniti sembrano pronti a congedare l'economista, sostenuta però da Germania, Francia, Gran Bretagna ed Italia.

(Valeria Lavano)

Francesco Ancona e Valeria Lavano



Framing The World è un progetto ideato e creato grazie alla collaborazione di un team di associati di Mondo Internazionale.


Andrea Ghilardi: Europa occidentale e Unione Europea

Davide Shahhosseini: Terrorismo e Sicurezza Internazionale

Edoardo Cappelli: Diritti Umani, America del Nord

Elisa Maggiore: America Latina

Emanuele Volpini: America del Nord

Federico Brignacca: Diritti Umani

Francesco Ancona: Asia ed Estremo Oriente, Organizzazioni Internazionali

Giorgia Avola: Europa Occidentale e Unione Europea

Giulia Patrizi: America Latina, Europa Centro-Orientale e Russia

Giulio Ciofini: Africa Sub-Sahariana

Leonardo Aldeghi: Economia e Finanza Internazionale

Michele Magistretti: Medio Oriente e Nord Africa

Samuele Abrami: Medio Oriente e Nord Africa

Sara Oldani: Medio Oriente e Nord Africa

Valeria Lavano: Organizzazioni Internazionali

Vincenzo Battaglia: Terrorismo e Sicurezza Internazionale

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