Framing the World, Numero XXVII

Una panoramica generale dei principali fatti internazionali

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  Redazione
  20 gennaio 2020
  31 minuti, 39 secondi

Anche questa settimana in primo piano troviamo l’Iran, che affronta le forti proteste interne in seguito all’abbattimento del volo dell’Ukranian Airlines. Vedremo inoltre cosa potrebbe succedere in materia commerciale dopo che un primo accordo tra Stati Uniti e Cina è stato raggiunto. Proseguono poi le violenze in Libano e Siria, e anche il Sudamerica continua a vivere un periodo turbolento. Andremo poi in Asia per commentare le importanti elezioni a Taiwan, e in Libia per le trattative di pace fra i due governi con il coinvolgimento di tutti i più importanti attori mondiali. In Russia infine un momento decisivo con le dimissioni di Medvedev e i progetti di riforme costituzionali in vista della fine (se mai ci sarà) della presidenza Putin.

Ma questo è davvero solo un assaggio, molto altro vi aspetta nel nuovo numero di Framing the World.

DIRITTI UMANI

Hong Kong, vietato l’ingresso nel Paese al direttore esecutivo di Human Rights Watch. Nei giorni scorsi, il governo di Hong Kong ha vietato l’ingresso nel proprio Paese a Kenneth Roth, direttore esecutivo della ONG Human Rights Watch, per “motivi di immigrazione”. Secondo Roth, tuttavia, questa è solo l’ennesima prova dell’interferenza del governo cinese negli affari di Hong Kong: Roth era infatti appena arrivato a Hong Kong per lanciare il ‘World Report 2020’, un report di 652 pagine in cui l’organizzazione criticava la Cina per aver perpetrato numerose violazioni dei diritti umani.

Iran, il governo ammette di aver abbattuto ‘per errore’ l’aereo della compagnia Ukraine International Airlines. L’8 gennaio, durante la rappresaglia iraniana contro le basi militari americane, un Boeing 737 della compagnia aerea Ukraine International Airlines è precipitato a Teheran subito dopo il decollo, provocando la morte di 176 persone (nessun sopravvissuto). Sebbene inizialmente il governo iraniano abbia negato di essere coinvolto nella tragedia, asserendo che l’incidente era avvenuto a causa di un guasto tecnico, lo Stato ha dovuto ammettere alla fine di essere responsabile per l’attacco: l’aereo è stato infatti abbattuto ‘per errore’ dalle forze iraniane. Nei giorni seguenti, molti iraniani sono scesi in piazza per manifestare contro il governo, ma le forze dell’ordine hanno reagito in modo violento per sedare le proteste.

Italia, nominato il nuovo Coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo. Il 17 gennaio, il Consiglio dei Ministri ha istituito la nuova carica di ‘Coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo’, la quale verrà affidata alla professoressa Milena Santerini, docente di Pedagogia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e vice presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, oltre che membro del Consiglio Didattico Nazionale del Museo della Shoah di Roma e del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC). Deputata alla Camera nella scorsa legislatura nel gruppo Democrazia solidale – Centro Democratico, la Professoressa Santerini è stata nominata l’anno scorso Cavaliere al merito della Repubblica.

Libano, protesta pacifista repressa con violenza. Il 14 e 15 gennaio, le forze dell’ordine libanesi hanno represso in modo particolarmente violento alcune proteste pacifiche che hanno avuto luogo nel Paese: la polizia ha infatti arrestato sommariamente circo un centinaio di persone (inclusi dei minorenni), ricorrendo ad un uso eccessivo della forza. In particolare, secondo quanto riportato dalla Croce Rossa libanese, sarebbero 47 le persone rimaste ferite: esse sono state picchiate brutalmente dalla polizia e sottoposte a violenza psicologica e fisica anche in carcere. Inoltre, sembra che la polizia abbia anche lanciato diversi gas lacrimogeni contro i manifestanti, nonostante si trovassero in zone residenziali.

Migranti, continuano le stragi nel Mediterraneo. Nei giorni scorsi, due tragedie hanno avuto luogo nel Mediterraneo. L’11 gennaio, una nave con a bordo 19 migranti provenienti dalla Turchia è naufragata al largo della costa di Çeşme, nella provincia di Smirne, causando la morte di 11 persone (di cui 8 minorenni). Poche ore prima, un’altra imbarcazione che si trovava al largo dell’isola di Paxi è affondata con a bordo 50 persone: 12 persone sono morte, 20 sono state salvate mentre le restanti 18 non sono ancora state trovate.

Siria, le forze armate siriane e russe bombardano un mercato affollato. Almeno 21 civili sono morti e altri 82 sono rimasti feriti in un bombardamento lanciato dalle forze armate siriane e russe contro un mercato molto frequentato nella provincia di Idlib. Nonostante fosse stata stabilita una tregua, infatti, le forze militari siriane e russe hanno continuato a lanciare attacchi indiscriminati in tutto il nord del Paese. Le Nazioni Unite investigheranno, per capire se le forze armate siriane e russe sono responsabili di aver commesso crimini internazionali.

Marta Stroppa

ECONOMIA E FINANZA INTERNAZIONALE

Guerra commerciale, un primo accordo. Dopo mesi di trattative, è stato firmato il “phase one” deal , ovvero una “tregua” tra Stati Uniti e Cina che dovrebbe portare ad un accordo definitivo nei prossimi mesi. Il testo firmato mercoledì scorso (15.01) prevede che in cambio del congelamento americano di nuovi dazi, la Cina si impegni ad acquistare $200 miliardi di beni e servizi (in particolare, nei settori energetici e manifatturieri) in più nei prossimi due anni. Inoltre, i dazi americani (così come quelli cinesi) rimarranno in vigore per almeno 10 mesi, periodo in cui la Casa Bianca valuterà se il comportamento cinese giustificherà o meno la loro eliminazione. La parte più importante dell’accordo riguarda però la protezione della proprietà intellettuale, la vera causa dello scontro tra le due potenze, e prevede che la Cina riformi il proprio sistema legale per garantire la protezione dei brevetti e dei segreti industriali, oltre che punire più severamente la contraffazione e la pirateria digitale.

Phase One Deal: le conseguenze. La principale conseguenza (positiva) dell’accordo è che nei prossimi mesi è improbabile che si assista ad una recrudescenza della guerra dei dazi. Per il resto, molto poco è cambiato. Primo, i dazi attualmente vigenti rimarranno almeno per i prossimi 10 mesi, mentre le parti valutano il rispetto reciproco dell’accordo. Secondo, l’argomento dei dazi resterà un tema politico e uno strumento che il presidente non ha paura ad usare, anche e soprattutto in vista delle elezioni di novembre. Terzo, le supply chains che sono uscite dalla Cina non torneranno indietro poiché l’accordo non è né completo né definitivo. Quarto e ultimo punto, gli investimenti americani (e non solo) in Cina non cresceranno in maniera sostanziale, visto che l’accordo non fa abbastanza per creare certezze future.

USMCA, un nuovo accordo. Giovedì scorso il Senato americano ha definitivamente approvato (89-10 il voto) il testo del nuovo accordo commerciale tra Stati Uniti, Canada e Messico, il quale prima di entrare in vigore dovrà essere firmato dal presidente Trump nei prossimi giorni e poi ratificato dal Canada, entrambe delle mere formalità. Gli effetti della nuova area di libero scambio nel Nord America saranno ovviamente positivi per tutti e tre i paesi, ma l’impatto sarà particolarmente rilevante per gli Stati Uniti, che grazie a specifiche clausole del nuovo trattato proteggeranno i posti di lavoro nel settore automobilistico e la proprietà intellettuale digitale (musica, e-books,...) in modo più efficace rispetto al NAFTA. Previsioni indipendenti prevedono una maggiore crescita dello 0.3% all’anno e 589.000 nuovi posti di lavoro.

Tesla, la corsa continua, ma… Continua il rialzo in borsa della casa automobilistica, che dopo aver triplicato la quotazione da giugno a dicembre, nelle prime due settimane del 2020 è salita di un altro 28%, diventando con $92 miliardi di market cap la compagnia automobilistica americana più capitalizzata della storia, davanti a GM e Ford. Le buone notizie non mancano, come l’inizio della produzione nel nuovo stabilimento di Shanghai, ma la quotazione raggiunta non sembra rispecchiare il valore della compagnia, che non ha mai chiuso un anno in profitto (forse il 2019 sarà il primo) e che produce meno del 5% delle auto di GM. Infatti, Credit Suisse e UBS ritengono che il titolo possa crollare del 50-60% quest’anno, anche per l’arrivo di rivali nel mercato delle auto elettriche come Jaguar, Audi e Mercedes. Un primo segnale negativo è arrivato infatti dal crollo delle vendite in California (il mercato principale di Tesla) nel quarto trimestre (- 46.6%).

Anno nuovo, risultati “vecchi”. È giunto ancora una volta il tempo dei risultati trimestrali delle società quotate in borsa, che verranno pubblicati nelle prossime settimane, ma che già la scorsa settimane hanno riservato buone notizie, provenienti in particolare dal settore bancario. Goldman Sachs, Bank of America, Morgan Stanley e Citigroup hanno sorpreso con gli elevati guadagni riportati dalle attività di trading, nonostante la diminuzione delle commissioni e i bassi tassi di interesse, ma la stella è stata JPMorgan, che ha visto i profitti aumentare del 21% grazie ad un +56% nei ricavi del trading, e ha guadagnato oltre $1 miliardo in più rispetto alle previsioni. Gli analisti rimangono tuttavia negativi per il 2020, prevedendo che la capitalizzazione del settore cali di circa $10 miliardi.

Germania. L’economia tedesca nel 2019 è cresciuta solo dello 0.6%, il dato più basso dal 2013 e molto lontano dal 2017 (+2.2%) e dal 2018 (+1.5%), ma sufficiente per registrare la più lunga fase di espansione (10 anni) della Germania unita. Il paese ha evitato una recessione tecnica grazie al buon andamento dei servizi, ma è stata appesantita dal calo delle esportazioni e dalla debolezza dell’automotive. Inoltre, per l’ottavo anno consecutivo, lo stato ha ridotto il debito pubblico: nel 2019 il surplus è stato di €49.8 miliardi e il debito pubblico è ora solo il 62% del Pil. Quest’ultimo dato metterà ancora più pressione alla Cancelliera Merkel ad investire i risparmi accumulati negli ultimi anni: da destra si chiedono tagli alle tasse, da sinistra un maggiore sostegno sociale e più investimenti pubblici.

Leonardo Aldeghi

AFRICA SUB-SAHARIANA

Angola, Isabel dos Santos ventila la possibilità di candidarsi alle elezioni presidenziali. L’aspetto che più preoccupa in merito alla possibilità di tale candidatura è la presenza di un capo d’accusa alla miliardaria dovuto ad un presunto dirottamento dei fondi pubblici. Tuttavia ella non demorde e si augura di poter seguire le orme di suo padre, José Eduardo, che prima di lei ha ricoperto tale carica dal 1979 al 2017.

Guinea Bissau, arrivano i risultati ufficiali delle elezioni presidenziali. La Commissione Elettorale Nazionale ha confermato la vittoria di Umaro Sissoco Embalò, il quale ha sconfitto il rivale Domingos Simões Pereira al ballottaggio con il 53,55% dei voti. Il partito attualmente maggioritario all’Assemblea Nazionale, il Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea e di Capo Verde (PAIGC) - dalle cui fila emerge Pereira - ha confermato che farà appello alla Corte suprema per la seconda volta per richiedere l’annullamento del voto per irregolarità e frodi.

Niger, strage tra i soldati. A solo un mese dall’attacco perpetrato dallo Stato Islamico che aveva portato alla morte di 71 soldati (del quale ho parlato qui), un secondo attacco - portato avanti secondo le medesime modalità - ha causato 89 perdite. Questo si è verificato presso Chinagoder, nella stessa regione di Tillabéri di Inates. La ricorrenza dell’attentato in termini di modalità e frequenza solleva numerosi dubbi sulla possibilità del paese di poter gestire tale fenomeno e la protezione dei suoi cittadini nella regione.

Marcello Alberizzi

AMERICA DEL NORD

La tragedia del volo iraniano PS752 colpisce anche il Canada. Sono state 176 in totale le vittime dell’abbattimento del volo di Ukraine International Airlines da parte di un missile iraniano, precipitato l’8 gennaio 2020. Il Presidente canadese Justin Trudeau ha parlato di “tragedia canadese”, che ha contato 57 vittime ed ha affermato che quelle persone non sarebbero morte se non fosse stato per l’escalation verificatasi di recente nella regione. Infatti, l’incidente è avvenuto a seguito degli attacchi tra Stati Uniti e Iran ed è un “promemoria affinché tutti lavorino per una de-escalation, si muovano per ridurre le tensioni e trovare soluzioni che non coinvolgano ulteriori conflitti”. Il Canada avrebbe chiaramente preferito essere informato dell’intenzione dell’Amministrazione Trump di attaccare il generale iraniano Soleimani, ma gli USA non avvertirono in anticipo a proposito di questa intenzione. Ancora, Trudeau ha sostenuto che l’Iran avrebbe dovuto assumersi la piena responsabilità di quanto avvenuto, ammessa poi dal Comandante delle forze aeree dei Guardiani della Rivoluzione, Amir Ali Hajizadeh. Così, il missile iraniano ha colpito “per errore” l’aereo ucraino: sarebbe stato lanciato in assenza di un ordine a causa di interferenze nelle comunicazioni.

Stati Uniti, gli aiuti al Porto Rico. Lasciando per il momento da parte la questione “impeachment” – di cui ci occuperemo nelle prossime settimane – guardiamo all’azione del Presidente USA Donald Trump in un Paese bisognoso di aiuti perché colpito dai terremoti a partire da fine anno. La governatrice Wanda Vazquez ha dichiarato lo stato di emergenza il 7 gennaio affermando “in questo modo gli aiuti potranno arrivare prima”. È stata quindi approvata una dichiarazione da parte della Presidenza Trump in cui si rendono disponibili fondi per l’assistenza nelle municipalità di Guánica, Guayanilla, Peñuelas, Ponce, Utuado e Yauco. Il sostegno include concessioni per abitazioni temporanee ed il ripristino delle case colpite dal disastro, prestiti e altri programmi per aiutare cittadini e imprenditori a riprendersi dagli effetti del terremoto. Si contano danni per milioni di dollari e la NASA (National Aeronautics and Space Administration) ha perfino rilevato che alcune zone dell’isola caraibica hanno subito modifiche a livello di conformazione geografica.

Messico, sparatoria in una scuola da parte di un bambino di 11 anni. Secondo le dichiarazioni delle autorità, un undicenne ha iniziato a sparare con due pistole di diverso calibro, ferendo sei persone e uccidendo una maestra, prima di togliersi la vita. Il bambino era stato influenzato da un videogioco chiamato “Selezione naturale”, ha sostenuto il governatore di Cohaulia, Miguel Ángel Riquelme. Non è ancora chiaro come abbia fatto a procurarsi le pistole, per cui stanno proseguendo le indagini. Il Messico ha già vissuto storie simili a questa come quella del 2014, quando un minore di 15 anni uccise il suo compagno di 13 nello Stato del Messico. Ancora, nel 2017 un giovane 15enne sparò e ferì quattro compagni di classe nella città di Monterrey. Dopo la sparatoria, il Presidente messicano López Obrador ha dichiarato il fatto “una tragedia deplorevole” esprimendo le condoglianze alle famiglie coinvolte.

Marta Annalisa Savino

AMERICA DEL SUD

Argentina, il primo viaggio ufficiale di Fernandez sarà in Europa. Il nuovo presidente Fernandez sarà in Europa a fine gennaio. Il presidente argentino aveva infatti anticipato che tra i primi viaggi all’estero ci sarebbe stata l’Italia. La visita italiana sarà molto importante per lo stesso presidente, soprattutto in vista dell’incontro con papa Francesco. Il pontefice, suo connazionale, è comparso più volte nel dibattito politico argentino, non nascondendo le sue note simpatie verso il fronte peronista, emerse in modo chiaro durante le elezioni presidenziali dello scorso anno. Dopo la visita alla Santa Sede, il presidente argentino avrá anche l’occasione di incontrare il presidente italiano Mattarella e il premier Conte. Al contrario, verrà rimandata la tappa parigina per problemi d’agenda del presidente francese Macron.

Bolivia, prosegue la lotta contro Morales e il suo ex governo. Nei giorni scorsi la Fuerza Especial de Lucha Contra al Crimen de Bolivia ha arrestato a La Paz Carlos Romero, ex ministro e capo del portafoglio del governo di Evo Morales, che è ufficialmente sotto inchiesta per presunta corruzione. L’ex ministro prima del suo arresto aveva chiesto alla Commissione interamericana per i diritti umani (CIDH) di essere protetto da abusi e molestie da parte di gruppi armati, simpatizzanti del governo di fatto. Gli agenti di polizia sono arrivati all'ospedale dove si trovava, caricandolo su una moto verso una stazione di polizia per testimoniare in un processo per presunta corruzione nell’Unidad Ejecutora de Lucha Integral Contra el Narcotráfico (Uelicn). Mentre l’ex presidente Morales continua a far parlare di sé dall’Argentina dove è in esilio. Stando alle sue ultime dichiarazioni, egli avrebbe voluto creare al momento delle sue dimissioni delle forze armate del popolo simili a quelle venezuelane, al fine di riconquistare il potere.

Cile, la nuova legge anti-saccheggio infiamma il dibattito parlamentare. Il presidente cileno Sebastian Piñera ha voluto nuovamente sottolineare l’importanza della nuova legge anti-saccheggio dibattuta in parlamento, ritenendola necessaria e accenandone la funzionalità sul suo profilo Twitter, “l’obiettivo è di raggiungere il ripristino della sicurezza delle famiglie e la pace sociale”, ha twittato lo stesso Presidente. Il ministro degli Interni Gonzalo Blumel ha sottolineato come l’obiettivo del progetto sia di isolare le minoranze violente al fine di proteggere la maggioranza pacifica, desiderosa di tranquillità e di rispetto dell'ordine pubblico per potersi esprimere. L'opposizione ha deciso invece di criticare l'iniziativa del governo, affermando che tale legge permette di reprimere con la prigione la protesta sociale. "Il governo insiste con una politica di repressione invece di fare le riforme sociali che chiedono i cileni", ha dichiarato il deputato socialista Manuel Monsalve. Intanto, l'Istituto nazionale dei diritti umani avvierà un'indagine sulla sostanza chimica utilizzata contro i manifestanti sulla base delle diverse denunce ricevute, chiedendo ulteriori spiegazioni al Ministero della Salute e alla polizia.

Colombia, un nuovo Paro General è stato convocato per il 21 gennaio. Il Comité Nacional de Paro en Colombia, composto da gruppi di lavoratori, studenti, contadini e indigeni, ha annunciato che il prossimo 21 gennaio riprenderanno le mobilitazioni nel Paese sudamericano. Jimmy Moreno, portavoce del Congreso Nacional de pueblos y la Cumbre Agraria, ha affermato che la mobilitazione si svilupperà in diverse regioni del Paese e si prevede un gran numero di partecipanti. Seguendo lo schema delle mobilitazioni iniziate con la disoccupazione di massa nazionale del 21 novembre, è previsto un cacerolazo nelle piazze del Paese. Tutto ciò in attesa della prossima riunione del Comité Nacional de Paro dove verranno definiti: il calendario delle prossime mobilitazioni, la proiezione delle assemblee territoriali che si terranno dal 15 al 29 gennaio e la riunione nazionale prevista tra il 30 e 31 gennaio. Tutte tappe che anticiperanno la più importante manifestazione che ci sarà, stando a quanto riferito dal portavoce Moreno, nel mese di marzo.

Cuba, le azioni del gruppo Clandestinos hanno raggiunto Santiago Il gruppo Clandestinos ha raggiunto Santiago, dove ha riempito di vernice un murales di Fidel Castro e una statua di José Martí, riprendendo il tutto in diretta social. “Questa è stata la prima azione del gruppo fuori dalla capitale cubana La Habana” ha commentato la pagina di facebook del gruppo, Todos somos clandestinos. La nuova azione è stata accolta con particolare sdegno da parte delle persone sostenitrici del regime comunista e applaudita da diversi gruppi di cubani. Nel frattempo, diverse organizzazioni si sono schierate contro le misure restrittive imposte dal congresso USA nei confronti dei voli diretti a Cuba.

Honduras, nuovi migranti sono partiti alla volta degli USA. La prima carovana di migranti del 2019 ha lasciato il paese il 15 gennaio, partendo dalla stazione degli autobus del gran terminal di San Pedro Sula alla volta degli USA. Intanto, il governo honduregno ha voluto rivelare degli importanti dati sul fenomeno migratorio. Negli ultimi 15 mesi più di 20.000 cittadini honduregni hanno deciso di fuggire dal paese in carovane, la maggior parte di essa é stata deportata e quasi 5.000 si trovano in Messico in attesa di un rapporto americano sulle loro richieste di asilo. Le autorità honduregne hanno ribadito che l'accordo di immigrazione volto a contenere il flusso di migranti firmato con Washington sarà pienamente attuato nelle prossime settimane. “I nostri team hanno completato le due fasi di implementazione per iniziare ad attuare l'accordo” ha detto il segretario ad interim per la Sicurezza interna degli Stati Uniti, Chad Wolf, dopo un incontro con il presidente Juan Orlando Hernández a Tegucigalpa. Tutto ciò mentre il fratello del presidente honduregno, Juan Antonio Hernández, sta per essere dichiarato colpevole di traffico di droga - in modo definitivo - proprio negli USA.

Venezuela, tra Maduro e Guaidó spunta Parra. Nuovo anno e stessa vita per il paese venezuelano, dove continua l’incessante guerra tra Guaidó e Maduro. Nel giorno dell’epifania, Juan Guaidó è stato bloccato dalla polizia mentre cercava di scavalcare le recinzioni del parlamento per entrare in aula. Tutto questo quando al suo interno, il deputato Luis Parra si è autoproclamato presidente dell’Assemblea Nazionale venezuelana in presenza dei soli deputati pro-Maduro e critici di Guaidó, ammessi all’interno del palazzo dalle forze dell’ordine favorevoli a Maduro. Nonostante questi problemi di ordine pubblico, Guaidó è riuscito nuovamente a giurare come presidente ad interim del Paese, dopo aver assunto anche la funzione di presidente dell'Assemblea nazionale. A seguito dei fatti avvenuti in tal giorno, gli USA hanno deciso di sanzionare il parlamentare Parra e gli altri funzionari governativi che hanno tentato di bloccare la rielezione di Juan Guaidó, riconosciuto dall’amministrazione americana come legittimo leader del Paese e presidente dell’Assemblea Nazionale venezuelana.

Domenico Barbato

ASIA ED ESTREMO ORIENTE

Cina, un tour africano e le elezioni di Taiwan. Il presidente cinese Xi Jinping ha elogiato Kiribati per essere "dalla parte giusta della storia", dopo che i due paesi hanno firmato un memorandum d'intesa (in merito all’adesione alla BRI) in Cina lunedì 6 gennaio. Kiribati aveva aderito allo “One China Principle” nel settembre 2019. Dall’altra parte, sabato 11 gennaio le elezioni a Taiwan hanno visto la vittoria di Tsai Ing Wen al 58%, surclassando il suo sfidante filo-cinese Han Kuo Yu. Il portavoce del ministro degli esteri ha commentato così “indipendentemente da ciò che accade a Taiwan, i fatti di base non cambieranno: esiste una sola Cina al mondo e Taiwan fa parte della Cina”. Il 12 invece Wang Yi è atterrato in Zimbabwe per parlare del sostegno della Cina al paese, anche nei confronti delle sanzioni imposte dall'ONU. Nei giorni successivi si è recato sia a Djibouti che in Kenya per discutere della possibilità di votare a favore della loro membership nel Consiglio di Sicurezza come membri non permanenti. Carrie Lam ha detto, in un discorso al Consiglio Legislativo, rivolta ai giovani: “di custodire un paese, due sistemi... invece di portare danni a questo importante sistema a causa di un malinteso. Altrimenti, creeranno la situazione di cui si preoccupano oggi".

Giappone, problemi sulla posizione mediorientale. Il 7 gennaio il ministro della difesa Giapponese Taro Kono ha comunicato che il paese intende inviare delle unità delle Forze di autodifesa marittima in Medio Oriente per proteggere le spedizioni ed alleggerire le tensioni con l’Iran. Un sondaggio condotto da Kyodo News sabato e domenica ha mostrato che il 58,4% degli elettori si oppone all'invio delle navi. È probabile che il risultato aiuti l’opposizione durante l'imminente sessione della Dieta, che inizia il 20 gennaio, poiché alcuni hanno criticato il Primo Ministro Shinzo Abe per il piano nella regione, viste le alte tensioni tra l'Iran e gli USA. Nella scorsa settimana Abe Shinzo era poi in viaggio in Medio Oriente, nei paesi dell’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e l’Oman, per ridurre le tensioni con l’Iran. Il segretario di Stato Mike Pompeo si è incontrato martedì 14 con le sue controparti giapponese e sudcoreana per discutere delle trattative nucleari bloccate con la Corea del Nord. Due aerei della MSDF sono arrivati giovedì 16 in Australia per assistere gli sforzi nella lotta contro incendi.

Stefano Sartorio

EUROPA OCCIDENTALE E UNIONE EUROPEA

Unione Europea, presentato il Green Deal. La presidente della Commissione Europea Von der Leyen ha presentato il piano ambientale di fronte alla plenaria del Parlamento a Strasburgo. La misura caratterizzerà la politica di Bruxelles per i prossimi dieci anni. Si parla infatti di 1000 miliardi di investimenti per una transizione ad un modello di sviluppo più sostenibile. Circa 500 miliardi arriveranno dal bilancio Ue, mentre il resto dal cofinanziamento nazionale, dalla Bei e da privati. Verrà istituito anche un fondo di transizione energetica per aiutare le regioni che dipendono maggiormente dal carbone o da attività inquinanti. Fra queste ci sono alcuni territori tedeschi, polacchi e italiani.

(Leonardo Cherici)

Regno Unito, approvato l’ultimo accordo di Johnson. Il Parlamento britannico ha approvato l’ultima versione dell’accordo voluto dal Premier. Le elezioni del 12 dicembre hanno blindato la sua maggioranza e, adesso, il voto passerà alla Camera dei Lord, dove non sono previste sorprese. È molto probabile che l’accordo diventerà legge nel giro di pochi giorni. Johnson ha annunciato che terrà un discorso alla Nazione il prossimo 31 gennaio e che verranno coniate delle monete da 50 pence per celebrare l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

(Leonardo Cherici)

Il futuro italiano ed europeo nelle crisi internazionali. Le crisi internazionali in Libia e Iran hanno sottolineato un punto: l’Unione Europea e l’Italia non hanno un ruolo definito con cui possano affrontare le sfide comunitarie ed internazionali. Sembra che l’Europa sia bloccata dalle differenti visioni dei suoi membri (Francia, Germania) su problemi cruciali (sicurezza e difesa) e che essa non sia in grado di assumere il proprio ruolo nel sistema internazionale, dove si conta di più. Allo stesso tempo, l’Italia affronta lo stesso problema di identità, quando in realtà dovrebbe trovare un preciso ruolo nell’Unione. Il 15 gennaio ci sarà la Conferenza sul futuro dell’Europa; per questa ragione, l’Italia deve capire la sua posizione nell’Unione. Il tutto dovrà farlo partendo dalla definizione del suo ruolo nell’Ue, successivamente definendo le relazioni tra essa stessa e l’Unione, terzo supportando la visione di una Europa unita. Ecco perché sia l’Europa, sia l’Italia devono ripensare alle loro posizioni e camminare lungo un sentiero credibile nel mondo.

(Dario Pone)

I calcoli europei sulla crisi internazionale in Libia. Fayez al Serraj e Khalifa Haftar si sarebbero dovuti rispettivamente incontrare a Roma con il Primo Ministro italiano Giuseppe Conte. Egli avrebbe potuto giocare un ruolo di mediatore tra i due nemici che stanno combattendo in Libia, definendo possibilmente un cessate il fuoco. Successivamente, si sarebbe potuto organizzare un tavolo diplomatico per una più duratura pace nel paese nordafricano. In realtà, solo Haftar si è presentato a Roma. In questa complicata situazione, Josep Borrell, Alto Rappresentante dell’UE insiste che solo tramite una mediazione diplomatica sarà possibile trovare una soluzione. Allo stesso tempo, Borrell reclama la ripresa dell’operazione europea Sophia nel Mar Mediterraneo. In questo modo l’UE sta cercando di riguadagnare il proprio ruolo nella crisi. Intanto, anche Luigi di Maio, Ministro degli esteri italiano, si sta impegnando nella questione libica.

(Dario Pone)

Spagna, l’inizio del nuovo governo. Alla fine, Pedro Sanchez è stato in grado di avere il via libera dal Parlamento spagnolo per formare un nuovo governo. Questo sarà il primo governo di colazione della storia del paese. Socialisti e Unidad Podemos, partito di estrema sinistra guidato da Pablo Iglesias, saranno le forze della maggioranza, ma dovranno affrontare l’opposizione dei Popolari di Pablo Casado. Ciononostante, la questione più importante per il nuovo esecutivo sarà quella dell’indipendentismo catalano e le pessime relazioni tra Madrid e Barcellona. Sanchez guiderà una maggioranza molto stretta, infatti si prevedono grandi difficoltà nel portare avanti nuovi cambiamenti di ampia portata, indispensabili per un paese politicamente frammentato. Le riforme al mercato del lavoro e la rimodulazione del sistema fiscale saranno le maggiori sfide politiche per il nuovo Primo Ministro.

(Dario Pone)

Leonardo Cherici e Dario Pone

EUROPA CENTRO-ORIENTALE E RUSSIA

Russia, il governo si dimette. Si è dimesso il governo russo, dopo che il premier Medvedev ha consegnato le proprie dimissioni il 15 gennaio. Al suo posto, Mikhail Mishustin è stato nominato, con il favore della Duma, il nuovo Primo Ministro. Il nuovo esecutivo dovrà ora concentrarsi sul fare uscire la Russia dalla lunga stagnazione economica. Corrono già numerose voci a sostegno dell'ipotesi che questa mossa sia stata escogitata da Vladimir Putin per garantire la sua permanenza al potere. Tuttavia, non alla Presidenza, in quanto Putin non può andare oltre il secondo mandato consecutivo che sta ricoprendo attualmente. In tutto ciò, la popolazione russa sarà chiamata a votare per un referendum costituzionale, con cui si prevedono maggiori poteri al Parlamento e al Governo. Il tentativo di legittimare un capo dell’esecutivo più forte può far pensare che, dopo il 2024, Putin cercherà di rimanere nella scena politica come Primo Ministro, senza rinunciare ad ampi poteri.

(Andrea Vassallo)

Ucraina, il Primo Ministro consegna le dimissioni. Il Primo Ministro ucraino ha consegnato le proprie dimissioni dopo che una registrazione audio ha destato i sospetti sulla sua fiducia verso il Presidente Zelensky. Un passo indietro che Oleksiy Honcharuk ha voluto fare per non mettere in discussione l’operato del Presidente; Honcharuk lo ha infatti definito come l’uomo in grado di cambiare realmente l’Ucraina, rinnovando pertanto il suo sostegno alla presidenza. Le dimissioni del Primo Ministro saranno prese in considerazione da Zelensky in persona, il quale dovrà decidere se accettarle o respingerle. Intanto, Honcharuk ha affermato che il governo ucraino ha già pianificato un importante piano di sviluppo per il 2020, concentrato particolarmente sul rilanciare l’economia del paese.

(Andrea Vassallo)

Summit al Cremlino tra Putin e Angela Merkel. Dopo quasi 5 anni Angela Merkel ritorna in Russia, per un meeting con la sua controparte Vladimir Putin, al fine di discutere alcune delle questioni più importanti dello scenario internazionale. In primo luogo, il Nord Stream 2, colpito dalle sanzioni americane; Putin è alla ricerca del supporto europeo per il completamento dell’oleodotto. In secondo luogo, l’iniziativa russo-turca, per definire un cessate il fuoco in Libia tra i combattenti Fayez al-Serraj and Khalifa Haftar. Terzo, la crisi in Iran che è esplosa dopo l’uccisione del generale Soleimani; su questo punto, sia Germania sia la Russia hanno fortemente affermato l’importanza dell’accordo sul nucleare iraniano e l’impegno a rispettarlo. Infine, si è parlato della guerra in Siria, teatro in cui la Russia sta combattendo con le forze di Bashar Assad. In questo caso Putin ha voluto riaffermare la sua posizione nello scacchiere internazionale, in cui i rapporti di forza si stanno consolidando.

(Dario Pone)

Si sblocca il processo dell’enlargement? Oliver Varhely, Commissario europeo per l’enlargement, è sembrato fiducioso sulla situazione del processo di allargamento. In ottobre 2019, Francia e Olanda avevano bloccato l’inizio dei negoziati per l’adesione all’EU di Albania e Nord Macedonia. Nei primi giorni del nuovo anno, il Commissario ha incontrato sia Amelie de Montchalin (Ministro francese per gli affari europei) insieme a Edouard Philippe (Primo Ministro), sia Stef Blok, Ministro degli Esteri olandese, per discutere della questione allargamento. Egli sta lavorando su una riforma del processo europeo di allargamento, la quale potrebbe convincere Francia e Olanda ad approvare l’inizio dei negoziati.

(Dario Pone)

Forti dichiarazioni dell’Alto Rappresentante dell’UE Josep Borrell, Alto Rappresentante dell’Unione Europe, ha duramente criticato le ingerenze turche e russe nel conflitto libico. Come già sostenuto precedentemente, per l’UE c’è una sola soluzione al conflitto: la diplomazia. In realtà, tutti nell’Unione sono stati capaci di vedere il fallimento dello sforzo diplomatico europeo. Ciononostante, Borrell sostiene che il dispiegamento di soldati renderebbe impossibile trovare una soluzione comune. Secondo le sue parole, sia la Russia che la Turchia hanno inviato mercenari e armi per supportare una delle due parti del conflitto. Il 19 gennaio a Berlino c’è stata una conferenza per cercare uno stabile e duraturo cessate il fuoco.

(Dario Pone)

Andrea Maria Vassallo e Dario Pone

MEDIO ORIENTE E NORD AFRICA (MENA)

Libia, le complesse trattative per la pace. Settimana scorsa, Russia e Turchia hanno proposto un cessate il fuoco per la Libia. Mentre Serraj ha fin da subito aderito, Haftar ha continuato con le sue offensive e ha avallato la proposta in un secondo momento. In seguito, Mosca ha proposto un accordo più comprensivo per la tregua in Libia, il quale tuttavia è stato rigettato dal Generale della Cirenaica. Negli ultimi giorni, la diplomazia europea si è attivata per l’organizzazione della Conferenza di Berlino (di domenica 19 gennaio). La lista degli invitati a tavolo è ampia, con la partecipazione altresì del Segretario di Stato americano Pompeo e dei vertici dell’Ue (tra cui la Von der Leyen). Sia Haftar che Serraj sono presenti alla conferenza, ma è altamente improbabile che i due leader avranno colloqui diretti.

(Vincenzo Battaglia)

Oman, è morto il Sultano Qabus bin Said. L’11 gennaio è morto uno dei più longevi sovrani del Medio Oriente: il sultano Qabus, al trono dal 1970. Il suo regno si è contraddistinto per la pace e la stabilità in una regione dove questi elementi faticano ad affermarsi. Sul fronte politico, l’Oman di Qabus ha sempre tenuto una posizione equidistante tra Arabia Saudita ed Iran e, talvolta, ha funto da mediatore tra Teheran e le potenze occidentali. Siccome il sultano non aveva figli, gli succederà Haitham bin Tariq al-Said, già ministro della Cultura.

(Vincenzo Battaglia)

Iran: le conseguenze (im)prevedibili dell’uccisione di Soleimani. La vendetta iraniana non si è fatta attendere; infatti, nella notte dell’8 gennaio sono stati lanciati diversi missili contro le basi statunitensi di Ayn al-Asad e di Ebril in Iraq. Secondo la Cnn, il pentagono sarebbe stato avvisato in anticipo dell’attacco dalle autorità irachene, informate a loro volta dall’Iran. Inoltre, se inizialmente non erano stati registrati feriti tra i soldati americani, a giorni di distanza si parla di 11 soldati ricoverati per trauma cranico. Ad ogni modo, la Guida Suprema Khamenei ha etichettato la missione “Soleimani martire” come un successo, un segnale efficace per dimostrare agli Stati Uniti che hanno un avversario da temere. Nelle stesse ore in cui veniva perpetrato l’attacco, un jet ucraino precipitava subito dopo il decollo da Teheran; casualità? Così hanno fatto credere le autorità iraniane per ben 48 ore, prima di ammettere di aver provocato l’abbattimento del 737 dell’Ukraine International Airlines per errore umano. Errore che ha provocato la morte di 176 persone (di varie nazionalità) e leso la credibilità del Paese agli occhi della Comunità internazionale. Sono seguite diverse proteste da parte della popolazione iraniana, tanto che Khamenei ha ritenuto necessario – dopo ben 8 anni – officiare la grande preghiera musulmana del venerdì a Teheran. Questo gesto in passato è stato utilizzato come metodo per fronteggiare le crisi con un richiamo all’unità; non a caso, il Paese è profondamente attraversato da tensioni interne e internazionali.

(Federica Sulpizio)

Libano, ancora manifestazioni. Le proteste popolari nel Paese dei Cedri persistono ormai da mesi. Non è bastato il passo indietro dell’ormai ex premier Hariri per placare le tensioni. Infatti, sabato 18 gennaio i libanesi sono scesi nuovamente in piazza e nel centro di Beirut (nella zona del Parlamento) ci sono stati diversi scontri. Gli agenti hanno usato gas lacrimoni e idranti per disperdere la folla. Come abbiamo sottolineato già in diverse edizioni, le manifestazioni sono rivolte contro il sistema politico, il carovita e la corruzione nel Paese.

(Vincenzo Battaglia)

Vincenzo Battaglia e Federica Sulpizio

TERRORISMO E SICUREZZA INTERNAZIONALE

Afghanistan, due soldati americani uccisi da un ordigno. Mente le trattative per il conseguimento della pace in Afghanistan sono ancora in stallo, le violenze continua a manifestarsi. L’11 gennaio due soldati americani sono rimasti uccisi a causa dell’esplosione di un ordigno rudimentale nel sud dell’Afghanistan, nel Kandahar, zona profondamente influenzata dai Talebani. Sono stati questi ultimi, infatti, ad aver rivendicato l’attentato.

(Vincenzo Battaglia)

‘L’Italia è a rischio attentati!’. E’ quanto sostenuto dagli Usa negli ultimi giorni. Il Dipartimento di Stato statunitense dichiara un livello di allerta di tipo 2 e, per tale motivo, consiglia ai propri cittadini di avere prudenza in caso di soggiorni brevi o lunghi nel territorio italiano. Secondo il Governo americano, i gruppi terroristici stanno progettando da diversi mesi vari possibili attacchi che potrebbero colpire qualsiasi luogo in qualunque momento. Il secondo livello indica la possibilità di attentato terroristico ed è assegnato, sempre secondo il Dipartimento di Stato statunitense, a Italia, Germania, Francia e Regno Unito.

Non è sicuramente la prima volta che si parla di un possibile attentato sul suolo italiano, nonostante sia ancora immune da attacchi terroristici. Solo nei prossimi mesi sarà possibile dire se la teoria americana sia affidabile o se si sia trattato di un falso allarme.

(Laura Vaccaro Senna)

Laura Vaccaro Senna e Vincenzo Battaglia

ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI

NATO, incontro con il Re di Giordania per discutere della situazione in Medio Oriente. Il 14 gennaio, il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha incontrato a Bruxelles il re Abdullah II di Giordania per celebrare la partnership tra il suo regno e l’Alleanza, e per discutere delle sfide alla sicurezza in Medio Oriente. In particolare, Stoltenberg ha ringraziato il re Abdullah II per la cooperazione tra il suo regno e l’Alleanza e ha ricordato l’importante opera di contrasto al terrorismo portata avanti congiuntamente in Medio Oriente.

Nazioni Unite, il 2019 è stato il secondo anno più caldo di sempre. Secondo quanto riportato dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), nel 2019 le temperature sono state 1.1°C oltre la media – solo il 2016 è stato più caldo. Secondo la WMO, inoltre, il 2019 ha assistito a livelli record di scioglimento dei ghiacciai, di innalzamento del livello del mare, di aumento delle temperature e di acidificazione degli oceani; fenomeni che hanno avuto un impatto spaventoso sull’ambiente.

UNICEF, sono oltre diecimila i bambini che soffrono per il conflitto in Libia. Secondo il Direttore Esecutivo di UNICEF, Henrietta Fore, in Libia sono oltre diecimila i bambini che soffrono per le violenze e il caos portato dalla guerra civile nel Paese. Da quando le ostilità sono riprese ad aprile, infatti, i civili sono sempre più spesso vittime degli attacchi armati e molti bambini hanno perso la vita o sono rimasti feriti negli scontri. Inoltre, oltre 90.000 bambini sono stati costretti a fuggire e sono ora sfollati. Sono molti, infine, i bambini soldato reclutati dai gruppi armati.

Marta Stroppa



Framing The World un progetto ideato e creato grazie alla collaborazione di un team di associati di Mondo Internazionale.

Andrea Maria Vassallo: Europa Orientale e Federazione Russa

Dario Pone: Europa occidentale e Unione Europea

Federica Sulpizio: Medio Oriente e Nord Africa

Laura Vaccaro Senna: Terrorismo e Sicurezza Internazionale

Leonardo Aldeghi: Economia e Finanza Internazionale

Leonardo Cherici: Europa occidentale e Unione Europea

Marcello Alberizzi: Africa Sub-Sahariana, Organizzazioni Internazionali

Mario Ghioldi: America del Sud, Europa Orientale e Federazione Russa

Marta Annalisa Savino: America del Nord

Marta Stroppa: Diritti Umani e Organizzazioni Internazionali

Domenico Barbato: America del Sud

Michele Pavan: America del Nord, America del Sud, Oceania e Organizzazioni Internazionali

Stefano Sartorio: Asia ed Estremo Oriente

Vincenzo Battaglia: Medio Oriente e Nord Africa; Terrorismo e Sicurezza Internazionale

Indirizzo postale dell'editore: Via Marco Polo, 31, Gallarate (VA) 21013

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