Il Genocidio a Gaza: Accuse Internazionali e Difese Controverse
La Striscia di Gaza, teatro di un conflitto che da decenni segna la vita di milioni di persone, è tornata al centro dell’attenzione internazionale con accuse gravissime di genocidio rivolte contro Israele. Il dibattito si è intensificato a seguito del brutale attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, che ha scatenato una risposta militare israeliana su larga scala. Questa escalation ha portato il governo sudafricano a presentare alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia (ICJ) un’istanza che accusa Israele di violare gli obblighi derivanti dalla Convenzione sulla prevenzione e repressione del delitto di genocidio.
Il Sudafrica, sostenuto da organizzazioni come Amnesty International, ha portato alla Corte un dossier contenente accuse documentate di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Tra le prove raccolte si segnalano bombardamenti indiscriminati su obiettivi civili, trasferimenti forzati di popolazione e ostacoli all’ingresso di aiuti umanitari. Amnesty International ha descritto un sistema di oppressione che definisce “apartheid” e ha accusato Israele di trattare i palestinesi come “subumani”, sottoponendoli a condizioni di vita intollerabili. Il rapporto include testimonianze strazianti di civili, come quella di Mohamed, un padre palestinese che descrive la situazione nella città di Deir al-Balah come apocalittica, con bombardamenti incessanti, mancanza di acqua potabile e servizi igienici, e un clima di disperazione assoluta.
In risposta a queste denunce, il 26 gennaio la Corte Internazionale ha adottato misure cautelari. Israele è stato obbligato a fermare qualsiasi atto che possa configurarsi come genocidio e a prevenire l’incitamento pubblico al genocidio. Inoltre, deve garantire l’assistenza umanitaria e conservare le prove dei presunti crimini commessi, presentando entro un mese un rapporto dettagliato sulle misure adottate. Sebbene queste decisioni rappresentino un passo importante, l’analisi completa delle accuse di genocidio richiederà ancora molto tempo.
La pubblicazione di un rapporto dettagliato da parte di Amnesty International, intitolato “Ti senti come se fossi un subumano: il genocidio di Israele contro i palestinesi a Gaza”, ha ulteriormente alimentato la polemica. Questo rapporto, pubblicato il 5 dicembre 2024, accusa Israele di aver intenzionalmente colpito la popolazione palestinese e le sue infrastrutture civili, con l’obiettivo di distruggere fisicamente il popolo palestinese. Le accuse includono attacchi deliberati su ospedali, scuole e rifugi, oltre a dichiarazioni pubbliche di esponenti governativi e militari israeliani che avrebbero incitato alla distruzione totale di Gaza.
Amnesty ha anche denunciato il trasferimento forzato di circa il 90% della popolazione della Striscia di Gaza e ha definito l’operazione israeliana un “assedio totale” che espone i civili a una morte lenta e calcolata. Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, ha affermato che quanto documentato costituisce genocidio e ha lanciato un appello urgente alla comunità internazionale affinché intervenga. Inoltre, ha avvertito gli Stati che continuano a fornire armi a Israele, accusandoli di complicità nel genocidio e di violare i propri obblighi internazionali.
Israele, dal canto suo, respinge categoricamente queste accuse, definendole infondate e basate su menzogne. Il governo israeliano sostiene di agire in legittima difesa contro Hamas, che accusa di usare la popolazione civile come scudo umano. Un portavoce dell’esercito israeliano ha sottolineato che le operazioni militari sono condotte nel rispetto del diritto internazionale e che si adottano tutte le misure possibili per limitare i danni ai civili. Tuttavia, il Ministero degli Esteri israeliano ha ribadito che l’attacco di Hamas del 7 ottobre, definito un “massacro genocida”, ha dato il via a una serie di operazioni di autodifesa per proteggere i cittadini israeliani.
L’accusa di genocidio ha sollevato anche controversie interne ad Amnesty International. La sezione israeliana dell’organizzazione ha visto le dimissioni del proprio direttore, che ha accusato il rapporto di essere predeterminato e poco obiettivo. Questo episodio ha evidenziato quanto il tema sia polarizzante, non solo a livello internazionale ma anche all’interno delle organizzazioni che si occupano di diritti umani.
Mentre il dibattito si intensifica, la situazione nella Striscia di Gaza rimane disperata. Le testimonianze di chi vive sotto il fuoco incrociato parlano di una crisi umanitaria senza precedenti, con migliaia di morti, milioni di sfollati e una popolazione ormai priva dei servizi essenziali. La comunità internazionale è ora chiamata a rispondere, non solo per accertare le responsabilità di quanto accaduto, ma anche per prevenire ulteriori sofferenze.
Le misure adottate dalla Corte Internazionale rappresentano un passo significativo, ma non risolvono il problema alla radice. La strada verso la giustizia è lunga e complessa, e la possibilità di trovare una soluzione equa e duratura al conflitto israelo-palestinese appare, oggi più che mai, una sfida epocale.
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