Giornata Mondiale dei Diritti Umani

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  Giorgia Milan
  10 dicembre 2023
  5 minuti, 20 secondi

In un mondo pieno di guerre, repressioni e violenza arriva inesorabilmente la Giornata Mondiale dei Diritti Umani a ricordarci l’adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Una giornata che ogni anno ci ricorda di fare i conti con noi stessi, con quello che abbiamo fatto per difendere i diritti umani, quello che non abbiamo fatto e la strada che abbiamo ancora da fare. E siamo consapevoli che sia tanta.

La Giornata Mondiale dei Diritti Umani si festeggia il 10 dicembre di ogni anno ed è stata istituita dalla Risoluzione 423 (V) nel 1950, due anni dopo l’adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (UDHR). Un documento fondamentale che proclama i diritti inalienabili di ogni individuo, da considerarsi come la pietra miliare dei diritti umani che proprio quest’anno festeggia il 75° anniversario.

L’obiettivo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è quello di promuovere il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali degli individui e non è un caso che la sua adozione sia avvenuta subito dopo la violenza della Seconda Guerra Mondiale. Il preambolo della Dichiarazione specifica, infatti, che “il disconoscimento ed il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità” ed è dunque fondamentale che “i diritti umani siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l’uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l’oppressione”.

Cosa sono i diritti umani?

Per diritti umani si intendono i diritti inalienabili dell’uomo, ovvero diritti che vengono riconosciuti a ogni persona per il solo fatto di essere considerato umano. Possiamo distinguere sei categorie di diritti umani -  civili, politici, sociali, economici, culturali e collettivi - che vanno a loro volta a ripartirsi fra tre generazioni di diritti umani.

Nella prima generazione di diritti umani si inseriscono i diritti civili e politici. Emergono durante il XVII e XVIII secolo, quando si inizia a riconoscere l’influenza che poteva e doveva avere il popolo nelle scelte politiche dello stato. Diritto all’autodeterminazione, protezione della vita, proibizione della tortura, divieto di discriminazione, libertà di opinione, di religione e di associazione fanno parte di questo gruppo.

La seconda generazione di diritti comprende quelli sociali, economici e culturali. Questi diritti si riferiscono essenzialmente al modo in cui le persone vivono e lavorano e si basa sull’uguaglianza e sul pari accesso a beni e servizi. Si tratta, quindi, del diritto al lavoro, allo sciopero, alla sicurezza, all’istruzione.

Nella terza generazione di diritti umani confluiscono i diritti collettivi, sviluppati di recente. Il pilastro dei diritti collettivi risiede nella solidarietà; fanno, quindi, parte di questo gruppo il diritto allo sviluppo, alla pace, all’assistenza umanitaria, alla protezione dell’ambiente. Si tratta, dunque, di diritti posseduti dalla comunità in quanto tale.

Va bene la teoria, ma nella pratica?

Il rapporto di Amnesty International 2022-2023 fotografa meticolosamente la situazione dei diritti umani in 156 stati del mondo. Si tratta di un rapporto estremamente preciso e dettagliato che ci fa capire che, forse, tanti passi in avanti non sono stati fatti. Dal 2022 continuiamo a essere testimoni di gravissime violazioni dei diritti umani in più paesi: Ucraina, Iran, Etiopia, Afghanistan, Myanmar, Cina… e a oggi dobbiamo aggiungere anche Israele e la zona della striscia di Gaza. Il rapporto di Amnesty International in questione è stato pubblicato il 28 marzo 2023; dunque, molte delle violazioni dei diritti umani del 2023 non sono state prese in considerazione perché non ancora accadute al tempo.

In questi ultimi mesi stiamo assistendo a una vera e propria messa in discussione della legittimità dei diritti umani, accompagnata da un senso di ostilità e indifferenza nei loro confronti. Oggi come 75 anni fa, infatti, le persone possono essere private dei loro diritti con una facilità disarmante e le risposte inadeguate a queste violazioni non fanno altro che aumentare questa tendenza.

In Afghanistan i diritti delle donne e delle bambine continuano a essere negati. Donne e bambine, in quanto tali, non hanno diritto all’istruzione, al lavoro, al libero movimento. I Talebani in Afghanistan stanno cercando di annullare ed eliminare completamente le donne dalla società. Tuttavia, i diritti delle donne sono in pericolo in tutto il mondo, non solo in Afghanistan. La violenza di genere contro donne e ragazze continua a rimanere un problema sistematico e durante i conflitti viene utilizzata come arma di guerra. Il diritto all’aborto in molti stati è utopia: tra leggi che vietano e limitano l’accesso all'aborto e obiettori di coscienza sta diventando sempre più difficile per le donne vedere questo diritto garantito.

Nel 2022 è tornata la guerra in Europa con l’invasione della Russia in Ucraina, che sfida completamente tutte le norme internazionali. L’invasione russa è, infatti, un chiarissimo esempio di cosa può accadere quando gli stati ritengono di poter aggirare le norme internazionali e violare i diritti umani senza conseguenze. Deportazioni forzate, rapimenti, violenze e stupri hanno sconvolto l’Europa. Questa guerra ha, inoltre, portato all’attenzione l'esistenza di vergognosi doppi standard riguardo l’accoglienza dei rifugiati: non sarebbe forse il caso di proteggere i diritti umani di tutti a prescindere dagli interessi in gioco?

Nell’ottobre 2023 è arrivato anche l’attacco di Hamas a Israele. Un’altra guerra, altre violenze e violazioni di diritti umani. Quella attualmente in atto è una crisi umanitaria senza precedenti: attacchi contro i civili (di cui tantissimi minori), blocco degli aiuti umanitari, civili presi come ostaggi.

Mesi di guerre hanno portato anche a un aumento della repressione del dissenso. In Afghanistan, Etiopia, Myanmar, Russia, Cina, Bielorussia centinaia di giornalisti sono stati imprigionati semplicemente per aver fatto il loro lavoro: raccontare la verità. In questo contesto è necessario sottolineare il ricorso di numerosi stati all’adozione di leggi volte a limitare e ridurre al silenzio le manifestazioni e le proteste di massa.

Davanti a questa situazione drammatica dei diritti umani è necessario ribadire che i diritti umani sono legge, sono diritto internazionale. Non possono essere considerati privilegi limitati a una nicchia. È sufficiente essere un essere umano per possedere questi diritti. Ricordiamolo.

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L'Autore

Giorgia Milan

Giorgia Milan, classe 1998, ha conseguito una laurea triennale in “scienze politiche, relazioni internazionali e governo delle amministrazioni”, con una tesi riguardo la condizione femminile in Afghanistan, e successivamente una laurea magistrale in “Human rights and multi-level governance”, con una tesi riguardo la condizione delle donne rifugiate nel contesto dell’attuale guerra Russo-Ucraina, il tutto presso l’Università degli studi di Padova.

I suoi interessi principali sono i diritti umani, in particolare i diritti delle donne. È proprio il forte interesse per questi temi che l’ha spinta a intraprendere un tirocinio universitario presso il Centro Donna di Padova, durante il quale ha avuto la possibilità di approcciarsi al mondo della scrittura e della creazione di contenuti riguardanti la violenza di genere e le discriminazioni.

In Mondo Internazionale Post Giorgia Milan è un'autrice per l'area tematica di Diritti Umani.

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Diritti umani giornata mondiale Dichiarazione universale dei diritti umani