Guida alla COP 15 - Parte I

Introduzione alla Convenzione sulla Biodiversità

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  Alessia Pagano
  19 gennaio 2023
  5 minuti, 21 secondi

La Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro del 1992 è considerata una pietra miliare della diplomazia ambientale, in quanto evento senza precedenti in termini di partecipazione, visibilità, e impegno da parte dei governi. Durante il suo corso vennero stipulati diversi trattati internazionali, tra cui anche la Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), e la Convenzione sulla Biodiversità (CBD).

In questo primo articolo vedremo in cosa consiste la Convenzione sulla Biodiversità, che cosa sono le COP e analizzeremo le caratteristiche principali della CBD. Questo ci servirà per poter comprendere meglio, nel prossimo articolo, lo svolgimento dell’ultima COP e i suoi esiti, e per valutare se gli ultimi accordi stipulati potranno fare la differenza.

Cosa sono la CBD e le COP

La UNFCCC, convenzione “sorella” della CBD è per numerosi aspetti legata ad essa, ma nonostante ciò i loro scopi sono separati. È quindi importante non confonderle, e non confondere il fine delle COP, anche alla luce del fatto che i summit internazionali in cui si discutono le prerogative della prima sono arrivati alla ventisettesima edizione, invece quelli della seconda sono appena alla quindicesima.

La CBD è un accordo internazionale giuridicamente vincolante con tre principali obiettivi: la conservazione della diversità biologica, l’uso sostenibile dei componenti della diversità biologica, e la giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche.

Essa presenta inoltre due protocolli sussidiari: il Protocollo di Cartagena (il cui scopo è la protezione della biodiversità dai rischi derivanti dal trasferimento, dalla manipolazione e dall'uso degli organismi geneticamente modificati ottenuti dalle moderne tecniche di biotecnologia) e il Protocollo di Nagoya (sull'accesso alle risorse genetiche e l'equa condivisione dei benefici derivanti dal loro utilizzo).

Questi documenti fissano degli obiettivi che vengono discussi, aggiornati e rivisti ogni due anni, in occasione della Conferenza delle Parti (COP). Spetta al Paese che detiene la presidenza di ogni rispettiva COP organizzare il summit. In virtù del suo ruolo centrale nell’ultima edizione, la COP 15, sarebbe dunque dovuta essere la Cina a ospitare i negoziati a Kunming, nel 2020, ma a causa di problematiche legate all’epidemia COVID-19 l’evento è stato ripetutamente posticipato, e le cose sono andate in modo diverso da quanto era stato deciso inizialmente.

Poiché il segretariato della CBD ha sede in Canada e questo Stato ha facoltà di ospitare il summit nel caso le procedure standard non siano attuabili, la più recente edizione della COP si è svolta in due parti, di cui la prima si è tenuta online dall’11 al 15 ottobre 2021, mentre la seconda in presenza a Montreal, Canada, dal 7 al 19 dicembre 2022.

Perché è importante la CBD

I dati non lasciano dubbi, la biodiversità sta subendo una diminuzione drastica, e l’attività umana è la principale causa di questo fenomeno. Attualmente, è stimata l’esistenza di circa 8 milioni di specie di esseri viventi, e tra queste ben più di 1 milione rischia l’estinzione. Un articolo del Guardian pubblicato a ottobre 2018 afferma che l’umanità ha causato la scomparsa del 60% delle specie di animali che erano presenti nel 1970, e poco più di un anno fa è stato riportato dal WWF che negli ultimi 10 anni sono state ben 160 le specie a estinguersi a livello globale.

Come sottolineato da Stuart Primm, professore alla Duke University in un suo intervento rilasciato alla rete televisiva Wion, questa perdita è gravissima non solo perché il tasso di estinzione è di 1000 volte superiore a quello che sarebbe considerato ragionevole ma anche perché, diversamente da quanto accade nel caso della crisi climatica, si tratta di un danno irreversibile.

Nonostante ciò, la quantità di attenzione mediatica data alle COP della Convenzione sulla Biodiversità non è neanche comparabile a quella che viene dedicata alle conferenze UNFCCC. Questa disparità di interesse è indice di una forte noncuranza nei confronti di un argomento eccezionalmente delicato e rilevante per il futuro del pianeta. La CBD è il più importante baluardo contro un ulteriore deterioramento di questa risorsa, ed è perciò un documento fondamentale per l’avvenire di molte specie, la nostra inclusa.

CBD: punti di forza e di debolezza

Man mano che nuove nazioni aderiscono al trattato, crescono la sua legittimità e la sua efficacia. Quando la CBD venne approvata, nel 1992, I firmatari erano 150, mentre oggi se ne contano 196, tra cui 195 Stati e l’Unione Europea in quanto organizzazione sovranazionale.

Quello che si avverte, purtroppo, è l’assenza degli Stati Uniti d’America, che infatti non hanno mai ratificato la convenzione. Questo fa sì che, pur non avendo potere decisionale, ai rappresentanti degli USA è concesso di sedere al tavolo delle negoziazioni e quindi partecipare attivamente alle conferenze, avendo l’opportunità di guidare le discussioni nonostante il loro Paese sia esente dai vincoli derivanti dall’essere membri effettivi della convenzione.

Come afferma l’ecologo S. Faizi in un suo articolo pubblicato sulla rivista accademica Current Science, la mancanza degli Stati Uniti tra i firmatari della CBD è dannosa per più ragioni. Una di queste è che difficile salvaguardare la biodiversità se a mancare all’appello è il Paese con il, maggior numero di rettili, anfibi e pesci a rischio. Un’altra è che gli USA giocano un ruolo fondamentale nello scenario internazionale, e che la presenza o meno di un attore così potente influenza pesantemente l’efficacia delle politiche che vengono implementate.

Un merito da attribuire alla CBD, invece, è di aver ottenuto un riconoscimento tale da occupare un posto rilevante nel panorama della trattatistica ambientale e aver contribuito, tramite l’interazione con organizzazioni sovranazionali, a implementare iniziative volte a tutelare la biodiversità in ogni campo.

Sfortunatamente, come fanno notare molti esperti, gli obiettivi prefissati raramente sono raggiunti, il che danneggia fortemente la reputazione della CBD. Si può quindi concludere che il framework di cui si dovrebbero avvalere gli Stati è solido, ma che allo stato corrente manca di sostanza, e che solo un rapido cambio di approccio può trasformare la CBD nell’indispensabile strumento che è nata per essere.

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Fonti consultate per il presente articolo:

https://www.mite.gov.it/pagina/cbd-convenzione-di-rio-de-janeiro

https://www.youtube.com/watch?v=LxjOhWjILXc

https://www.cbd.int/information/parties.shtml#tab=0

https://www.aics.gov.it/oltremare/articoli/pianeta/verso-cop15-lultima-possibilita-per-lambiente/

https://www.wwf.it/pandanews/animali/160-le-specie-estinte-negli-ultimi-10-anni/

https://www.theguardian.com/environment/2018/oct/30/humanity-wiped-out-animals-since-1970-major-report-finds

https://www.youtube.com/watch?v=iXJTPW8l2FU

https://www.iucn.org/news/world-commission-environmental-law/202007/slow-steady-progress-implementation-biodiversity-agenda

http://www.jstor.org/stable/24108687

Fonte immagine:

https://unsplash.com/it/foto/pYW7Qmvro7A

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Alessia Pagano

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CBD biodiversità UNFCCC Cartagena Nagoya COP COP 15