I bombardamenti in Yemen contro gli Houthi e la già complicata situazione umanitaria

  Articoli (Articles)
  Veronica Grazzi
  03 febbraio 2024
  5 minuti, 16 secondi

Qualche settimana fa Stati Uniti e Regno Unito hanno dato una forte risposta agli atti di pirateria dei ribelli Houthi con una serie di bombardamenti mirati. Già a inizio gennaio era stato annunciato da Biden che “il gruppo militante sostenuto dall'Iran avrebbe subito le conseguenze dei suoi attacchi alla navigazione commerciale nel Mar Rosso”. La situazione è molto delicata, con un paese quasi interamente sotto il controllo del gruppo di ribelli Houthi e una delle più complesse crisi umanitarie al mondo.

Perché c’è stato un bombardamento contro gli Houthi

Dal 7 ottobre, data che segna l’inizio della guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, gli Houthi – gruppo sciita antigovernativo finanziato dalI’Iran – hanno intensificato gli attacchi nel Mar Rosso contro navi commerciali che ritengono legate a Israele, con l'obiettivo di esprimere il loro sostegno al gruppo palestinese Hamas.

I continui attacchi di pirateria compiuti per settimane hanno colpito navi delle più grosse compagnie internazionali al mondo, danneggiando il commercio marittimo internazionale che per il 12% passa per l’imbocco Bab el-Mandeb, l’accesso al mar Rosso situato tra le coste occidentali dello Yemen e il corno d’Africa. Molte navi hanno deciso di passare per il Capo di Buona Speranza allungando il percorso di circa 3000 miglia nautiche (l’equivalente di oltre 5.500 km in più) e affrontando, quindi, costi molto elevati per raggiungere in maniera più sicura i porti occidentali.

Gli attacchi hanno scatenato la reazione di Stati Uniti e Regno Unito sostenuti da Australia, Canada, Paesi Bassi e Bahrein, che hanno condotto un’azione mirata a danneggiare infrastrutture di tipo militare appartenenti al gruppo ribelle. In una dichiarazione congiunta questi stati hanno sottolineato che l'azione nel Mar Rosso è stata condotta con l'obiettivo di "ridurre l'escalation" e "ripristinare la pace": un'azione quindi necessaria per proteggere il commercio internazionale.

Intanto, anche nel Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea si è discusso di come difendere il traffico marittimo; in particolare l’asse Roma Parigi Berlino ha presentato la cosiddetta “missione Aspides”, il piano per una missione militare difensiva europea. Pur essendo una missione militare, l’obiettivo non sarà bombardare bensì monitorare il territorio yemenita ed esercitare una funzione di deterrenza verso questi attacchi, distanziandosi in un certo senso dalla missione anglo-americana. Non ci sono ancora dettagli certi sul numero di navi fornite dai rispettivi stati; infatti, si parla di consenso ma non di una decisione formale, che probabilmente verrà definita il 19 febbraio nella riunione dei Ministri degli Esteri.

Quali sono le conseguenze di cui si parla meno

In Yemen in realtà c’è una guerra civile che va avanti da anni, nel silenzio della stampa internazionale. Il paese si vede diviso non solo tra sciiti e sunniti ma anche da potenze contrapposte che sostengono il conflitto dall’esterno. Le conseguenze interne sono ancora una volta ai danni della popolazione civile, che sta vivendo una delle più gravi crisi umanitarie al mondo.

Secondo un report pubblicato da UNDP nel 2021, oltre 377.000 persone hanno perso la vita, di cui più della metà per cause indirette come la mancanza di cibo, acqua ed elettricità. La popolazione, stimata in 30 milioni, affronta gravi carenze di cibo, acqua, servizi igienici e assistenza sanitaria; secondo OCHA, oltre 21,6 milioni di yemeniti hanno ancora bisogno di assistenza umanitaria e l'80% della popolazione lotta per avere accesso a beni di prima necessità. La situazione è ulteriormente complicata dalla crisi economica, con l'inflazione e il crollo della valuta yemenita che hanno portato a una riduzione significativa del potere d'acquisto della popolazione.

Il rapporto mondiale di Human Rights Watch del 2024 ha evidenziato gravi violazioni dei diritti umani da parte di tutte le fazioni in conflitto. Queste violazioni includono attacchi illegali che hanno causato la morte di civili, detenzioni arbitrarie e restrizioni alle organizzazioni umanitarie. Le guardie di frontiera saudite sono accusate di uccidere centinaia di migranti, un possibile crimine contro l'umanità, utilizzando armi esplosive e sparando a distanza ravvicinata, incluso a donne e bambini. La comunità internazionale è stata criticata per non aver mantenuto gli impegni verso la popolazione yemenita mentre le violazioni dei diritti umani continuano.

Organizzazioni come Human Rights Watch hanno affermato che gli attacchi diretti contro civili e beni civili, sia effettuati intenzionalmente che in modo negligente, rappresenterebbero un crimine di guerra. L'Osservatorio dei Diritti ha sostenuto che in diverse circostanze le imbarcazioni prese di mira non mostravano collegamenti diretti con Israele né prove di presenza di obiettivi militari a bordo.

La questione degli attacchi alle navi cargo ha quindi acceso nuovamente i riflettori sulla situazione in Yemen: sembra che la crisi umanitaria resti in secondo piano sebbene la situazione stia incrementandosi in maniera preoccupante. L’insicurezza alimentare è particolarmente peggiorata; il 5 dicembre infatti il World Food Programme (WFP) ha deciso di sospendere il suo programma di aiuti nella zona nord dello Yemen controllata dagli Houthi e allo stesso tempo l’aumento dei costi di spedizione sta rendendo l’accesso ai prodotti alimentari di base sempre più difficile per gli yemeniti.

Il rischio di escalation nella regione rischia di impattare i recenti e fragili progressi in ambito umanitario e verso il raggiungimento di una soluzione politica per porre fine alla guerra in Yemen, lasciando la popolazione ad affrontare le conseguenze di un conflitto continuo. Khaled Khiari, Assistente del Segretario generale per il Medio Oriente, l'Asia e il Pacifico presso i dipartimenti Affari politici e di costruzione della pace e Operazioni di pace, ha di recente rilasciato un comunicato stampa invitando tutte le parti interessate a "fare del loro meglio per evitare un'ulteriore escalation, ridurre le tensioni ed esercitare la moderazione", ribadendo anche la necessità di garantire la sicurezza della navigazione marittima.

La situazione richiede un impegno urgente per affrontare la crisi umanitaria e promuovere una soluzione politica sostenibile, con un maggiore impegno nel determinare la responsabilità per i crimini commessi. La ricerca della pace in Yemen non solo è cruciale per la stabilità della regione, ma rappresenta anche un elemento chiave nel mitigare l'impatto della crisi umanitaria sui civili.


Mondo Internazionale APS - Riproduzione Riservata ® 2024

Condividi il post

L'Autore

Veronica Grazzi

Veronica Grazzi è originaria di un piccolo paese vicino a Trento, Trentino Alto-Adige ed è nata il 10 dicembre 1999.

Si è laureata in scienze internazionali e diplomatiche all’università di Bologna, ed è durante questo periodo che si è appassionata al mondo della scrittura grazie ad un tirocinio presso la testata giornalistica Il Post di Milano. Si è poi iscritta ad una Laurea Magistrale in inglese in Studi Europei ed Internazionali presso la scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento.

Grazie al Progetto Erasmus+ ha vissuto sei mesi in Estonia, dove ha focalizzato i suoi studi sulla relazione tra diritti umani e tecnologia. Si è poi spostata in Ungheria per svolgere un tirocinio presso l’ambasciata d’Italia a Budapest nell’ambito del bando MAECI-CRUI, dove si è appassionata ulteriormente alla politica europea ed alle politiche di confine.

Veronica si trova ora a Vienna, dove sta svolgendo un tirocinio presso l’Agenzia specializzata ONU per lo Sviluppo Industriale Sostenibile. È in questo contesto che ha sviluppato il suo interesse per l’area di aiuti umanitari e diritti umani, prendendo poi parte a varie opportunità di formazione nell’ambito.

In Mondo Internazionale Post, Veronica è un'Autrice per l’area tematica di Diritti Umani.

Categorie

Diritti Umani

Tag

Diritti umani Yemen Mar Rosso Houthi crisi umanitaria