I problemi di Xi Jinping: declino o sviluppo?

  Articoli (Articles)
  Redazione
  16 agosto 2023
  10 minuti, 45 secondi

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, studioso di Geopolitica e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

Mentre le relazioni tra Stati Uniti e Cina sono scese al minimo in mezzo secolo, una nuova preoccupante narrativa ha preso piede tra alcuni analisti e politici occidentali.

Essa suppone che le opportunità di cui dispone la Cina per "riunificare" Taiwan con la terraferma – uno dei principali obiettivi della propaganda di regime e della politica estera del presidente cinese Xi Jinping – si stia progressivamente chiudendo.

Questa narrazione si basa sulla convinzione che l'ascesa della Cina abbia raggiunto il suo apice e stia invece regredendo.

Ne sono la testimonianza il declino demografico senza precedenti, il pesante onere del debito pubblico, l'innovazione gravata dalla disomogeneità degli investimenti e altri gravi problemi economici che hanno rallentato la crescita della nazione e permanendo nella situazione attuale la rallenteranno ulteriormente, lasciando il paese senza la grande potenza militare e l'influenza politica del tutto necessarie per competere con gli Stati Uniti e tutto l’Occidente in campo globale.

Pechino è consapevole di questi venti contrari al suo futuro di potenza strategica ed è quindi probabile che possa agisca con l’adeguata sollecitudine che la sua realtà richiede.

Secondo alcuni analisti, la Cina vuole, come dichiara anche apertamente, ridisegnare la mappa dei suoi interessi nel mondo, ma, prendendo in considerazione alcuni aspetti, tale analisi è fuorviante.

Qualsiasi declino dal picco economico cinese - avuto sino a pochi anni fa- sarà verosimilmente graduale e altresì facilitato dalla pesante spesa deliberata nella ricerca scientifica e lo sviluppo socio-assistenziale.

Tutto avverrà anche nella previsione di dover compensare, se non altro parzialmente, i problemi demografici con quelli legati all’enorme debito economico del paese.

DEMOGRAFIA, NON DESTINO

Il declino demografico non fa che garantire l'analoga decadenza economica della Cina. Ma è probabile che questo processo sia graduale, non improvviso, con la tempistica che rimane comunque incerta.

La forza lavoro cinese si sta riducendo e continuerà a ridursi indefinitamente perché anche la popolazione ha iniziato a ridursi: solo nel 2021 i tassi di natalità cinesi sono scesi a un minimo storico.

L'età media in Cina è di circa sei mesi più vecchia che negli Stati Uniti, ed entro il 2042 sarà quasi sette anni più vecchia, o alla pari con il Giappone di oggi.

Inoltre, secondo i dati ed una proiezione statistica prodotta delle Nazioni Unite, la popolazione cinese diminuirà più rapidamente alla fine di questo secolo, diminuendo di oltre 200 milioni di persone entro il 2060.

Man mano che questo declino si svilupperà, sarà materialmente più difficile la ripresa di una consistente crescita economica.

Ma anche nel bel mezzo di questa contrazione demografica, la Cina resterà comunque la terza economia nazionale più grande del mondo, come lo era nel primo decennio di questo secolo, e con ricchezza e capacità tecnologiche più vicine a quelle degli Stati Uniti.

Ma stando ad una valutazione concreta, la salute economica degli Stati Uniti, così come quella della Cina Popolare, continuerà a dipendere anche da altri fattori.

Qualsiasi declino dal recente picco economico cinese sarà probabilmente graduale.

Uno di questi fattori è l’incidenza negativa dovuta al vertiginoso debito statale. Ma il problema è di tipo cronico, non acuto. Il credito totale cinese nel settore non finanziario è aumentato sostanzialmente nell'ultimo decennio, a partire principalmente come conseguenza della gravissima crisi finanziaria globale del 2008-9.

Alla fine del 2019, questa misura del debito si attestava al 263% del PIL, leggermente superiore alla quota degli Stati Uniti del 255%.

La Cina è stata più prudente durante la pandemia di COVID-19, ma il suo onere del debito potrebbe aumentare ancora di più con l'invecchiamento della popolazione in quanto dovrà prendersi cura – anche economica e assistenziale - di un numero maggiore di pensionati.

Tuttavia, il peso del debito cinese limiterà la crescita in modo costante, non causando una forte caduta.

Il capitale degli Stati Uniti è di gran lunga più produttivo del capitale cinese, ma non c'è dubbio che anche con il suo elevato onere del debito, la Cina potrà contare a lungo su notevoli risorse a sua disposizione nel futuro.

Un altro fattore che modellerà la traiettoria economica della Cina è l'innovazione.

Come sempre, il bisogno di controllo e sicurezza interni, legato anche alla insopportabile lentezza burocratica, del Partito Comunista Cinese, limiterà il ritmo dell'innovazione.

Su questo punto, il regime di Xi ha funzionato decisamente male. Ha depresso le aziende tecnologiche private e più in generale ha scoraggiato la concorrenza. Ma Pechino, non soffrendo recriminazioni sindacali interne, può permettersi di spendere molto di più in nuove tecnologie capaci di offrire una spinta economica moderata e duratura.

Secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), la Cina ha speso circa 515 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo nel 2019, mentre gli Stati Uniti hanno speso 633 miliardi di dollari.

Pechino continuerà anche a trasferire importanti tecnologie produttive da società private che fanno affari in Cina oppure sottraendola da altri tramite operazioni d’intelligence.

La Cina con il suo attuale sistema economico, in definitiva ancora concentrato in alcune aree e antiquato, non è in grado di diventare un innovatore leader, ma ha raggiunto il resto del mondo avanzato in settori chiave come le telecomunicazioni 5G e il consistente stoccaggio di energia.

Rimarranno deficitarie, invece, le possibilità di innovazione, indispensabili in ogni sistema ad alta tecnologia, per il know-how che richiede costanti modifiche e avanzamenti costruttivi.

Otterrà di più spendendo di meno

Sotto alcuni aspetti, le tendenze militari sono abbastanza favorevoli alla Cina, almeno nel prossimo decennio. Ciò è in parte dovuto al fatto che le prospettive economiche richiederanno molto tempo per condizionare la difesa e successivamente in quanto la Cina si è dimostrata più o meno in grado di competere con meno risorse.

La spesa militare cinese espressa in percentuale del PIL è diminuita dal 2010 e il paese non ha mai speso più dell'1,9% dell’intero PIL per la propria difesa nazionale.

Gli Stati Uniti hanno speso il 3,7% del PIL per la difesa nel 2020. In cifra assoluta e valutazione espressa i dollari, negli ultimi tre decenni, la spesa militare della Cina è stata pari ad un terzo di quella degli Stati Uniti. In gran parte perché si è concentrata sull'acquisizione di capacità militari asimmetriche e ha limitato le sue ambizioni strategiche nell'area asiatica e ha allestito un esercito di terra che in termini numerici potrebbe rivaleggiare con quello degli Stati Uniti in un eventuale conflitto terrestre su Taiwan.

L’esercito cinese

Sebbene alcuni dei suoi sforzi di modernizzazione rimangano fortemente incompiuti l'Esercito Popolare di Liberazione (PLA), oggi ancora fortemente politicizzato e con gestione verticistica, ha raggiunto progressi abbastanza significativi verso la professionalizzazione del suo corpo di sottufficiali e l'assunzione di personale civile capace di svolgere ruoli di supporto vitali, specie in campo logistico e nei sistemi informatici.

Sta anche reclutando sempre più laureati, migliorando la propria capacità di condurre efficacemente complesse operazioni congiunte in un ambiente conflittuale controllato e condizionato dalle altissime tecnologie e un sofisticato sistema di intercettazione e raccolta delle informazioni.

Nei prossimi dieci anni, crescerà la capacità della Cina di proiettare la propria potenza in tutta l'Asia.

Entro il 2030, potrà disporre di quattro portaerei d’attacco operative, una rete e un'infrastruttura spaziale che migliorerà la connettività e quindi la letalità delle sue forze, armi terrestri e spaziali in grado di minacciare le reti satellitari militari e civili statunitensi e occidentali, con una forza aerea che potrebbe sfidare la superiorità aerea degli Stati Uniti in Asia.

La Cina ha investito capitali consistenti nello sviluppo delle capacità di guerra antisommergibile, nel campo degli elicotteri tecnologicamente avanzati e sistemi sonar basati su navi che diverranno operativi in sintonia con i progetti che si svilupperanno nei prossimi dieci anni.

Cosa fa l’Occidente?

Naturalmente, l'esercito americano non starà affatto a guardare mentre il PLA fa progressi.

Gli Stati Uniti e tutto l’Occidente stanno costruendo numerose infrastrutture e sofisticate capacità spaziali resilienti anche nell’indo-pacifico

E’ previsto lo schieramento a breve di missili balistici a raggio intermedio nell'Indo-Pacifico ora che Washington non è più vincolata dal Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (trattato INF Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty). E prevede di aggiungere navi e sommergibili totalmente prive equipaggio ed altre provviste invece di equipaggio, da utilizzare in tutti gli oceani.

La Pacific Deterrence Initiative (PDI)

Il sistema offensivo-difensivo americano di punta è oggi rappresentato dall’avanzatissimo sistema tecnologico della “Pacific Deterrence Initiative”(PDI), un piano del Pentagono che attualmente fa primeggiare la competitività degli Stati Uniti nell'Indo-Pacifico, e pure altrove.

In questo suo anno inaugurale (2023), il PDI richiede lo stanziamento di circa 6 miliardi di dollari per nuovi sistemi integrati di comando e controllo delle operazioni militari fino alle più semplici, capacità operative di droni di nuova concezione, guerra elettronica, caccia F-35 ulteriormente potenziati, navi per contrastare sia l'eventuale aggressione che le provocazioni cinesi di basso livello, innovativi sistemi di supporto logistico e attrezzature per i marines statunitensi e altre forze di terra.

Ma anche con questi investimenti, le forze statunitensi nell'Indo-Pacifico presenteranno pur sempre un certo grado di vulnerabilità che la Cina potranno sfruttare per ottenerne un vantaggio asimmetrico. Ad esempio, gli Stati Uniti non potranno essere in grado di difendere le loro basi avanzate dagli attacchi missilistici cinesi o le loro risorse spaziali dalle operazioni controspaziali cinesi.

Gli attuali piani di approvvigionamento e acquisizione rivelano che tra dieci anni gli Stati Uniti non avranno molte più forze da dispiegare nella regione di quanto non abbiano ora. La Marina degli Stati Uniti si sta modernizzando, consentendo una riduzione della flotta pianificata in una prospettiva decennale, compresa tra 450 e 500 navi fino al 2045.

È significativo che, sebbene alcuni analisti occidentali suggeriscano che un'economia relativamente stagnante dovrebbe influenzare il calcolo strategico dei leader cinesi, li incoraggi magari ad agire ora oppure perdere la loro occasione migliore. Tuttavia, non ci sono riscontri relativi a questa linea di pensiero negli scritti politici o militari cinesi.

Cina fiduciosa, Cina capace

Ci si può aspettare che una Cina ansiosa di raggiungere l’apice del suo potere a livello internazionale insieme a una Cina fiduciosa nella propria ascesa militare, agiscano in modo simile e sinergico.

In entrambi i casi questa grande nazione sarà probabilmente più aggressiva, soprattutto quando si tratterà di questioni relative alle integrazioni territoriali come quella di Taiwan.

Tutte le ipotesi di un’eventuale aggressione militare cinese di Taiwan suggeriscono risposte strategiche diverse da parte degli USA.

Per tali considerazioni, e per quant’altro si potrebbe aggiungere, gli Stati Uniti dovrebbero diffidare delle soluzioni a breve termine che minano la loro capacità di competere a lungo termine e prepararsi allo stesso modo per una prospettiva bellica nel 2027 e nel 2037.

C’è qualche lato positivo ?

Potrebbe esserci: una potenza può combattere fino alla sua estinzione allorché sa di avere solo una possibilità di rifare l'ordine internazionale secondo i suoi interessi.

Ma una potenza che sa fin dall’inizio che le opportunità di farsi strada sono numerose, potrebbe essere più disponibile a esitare alquanto prima di un confronto militare che potrebbe andare in senso del tutto imprevisto.

A tale proposito, si potrebbe citare l’ipotesi che, se Xi muovesse militarmente contro Taiwan incontrando un’efficace resistenza e vedesse svanire concretamente la vittoria, magari dopo aver conquistato un'isoletta al largo o semplicemente dopo aver dichiarato con gran suonar di propaganda di aver “impartito una severa lezione sia ai separatisti" di Taiwan che agli "imperialisti" negli Stati Uniti. Ebbene, in tale evenienza diventerebbe probabile che il gruppo al governo che sostiene Xi possa perdere il proprio potere a Pechino.

Sebbene abbia condotto esercitazioni militari su larga scala vicino a Taiwan dopo che la presidente della Camera degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, ha recentemente visitato l'isola, la Cina si è accuratamente astenuta da azioni più aggressive – intercettando l'aereo di rientro di Pelosi, per esempio – che avrebbero potuto rischiare di innescare un conflitto.

Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che la migliore guerra per una Cina determinata è quella in cui il PLA si muove rapidamente contro Taiwan dando poco preavviso agli Stati Uniti.

Per gli anni a venire, gli Stati Uniti hanno maggiori probabilità di affrontare una Cina sicura e capace rispetto a una desiderosa di fare scelte spericolate.

Washington non uscirebbe vittoriosa da questa competizione in quanto Pechino uscirebbe dalla competizione, un po’ come ha fatto Mosca alla fine della Guerra Fredda.

Per garantire i propri interessi in Asia, quindi, gli Stati Uniti per il momento devono prepararsi a una guerra con la Cina, da potersi fare sia in tempi brevi che fra due decenni.

Riproduzione Riservata ®

Condividi il post

L'Autore

Redazione

Categorie

Asia Orientale

Tag

Cina Xi Jinping Sviluppo Declino Economia Taiwan