Il diritto alla vita e la pena di morte

Dati e prospettive di abolizione

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  Flora Stanziola
  22 febbraio 2023
  5 minuti, 47 secondi

La pena di morte è da sempre un tema dibattuto a livello internazionale, in particolare riguardo il raggiungimento della totale abolizione come mezzo sanzionatorio e di repressione per reati più o meno gravi. Al 2023 sono ancora troppi i paesi dove è in vigore e, sebbene nella maggior parte del mondo non venga applicata, i paesi che ne fanno ricorso più comunemente non sembrano prevederne un’abolizione.

Il diritto alla vita nel diritto internazionale

Il diritto alla vita, così come il divieto di tortura e trattamenti inumani e degradanti, è incluso nella Dichiarazione universale dei diritti umani. Alla pari del divieto di tortura, quello di privazione arbitraria della vita non è derogabile e costituisce una norma del diritto internazionale consuetudinario. Ciò è supportato dal Secondo Protocollo aggiuntivo al Patto internazionale sui diritti civili e politici avente lo scopo di promuovere l’abolizione della pena di morte, adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989, il quale richiede l’abolizione totale della pena di morte da parte degli Stati aderenti pur permettendo di mantenerla in tempo di guerra agli Stati che hanno posto una riserva specifica al momento della ratifica.

Allo stesso modo, diversi sono i sistemi regionali che prevedono l'abolizione della pena di morte. In Europa, il Protocollo N. 13 alla Convenzione europea sui diritti umani, adottato dal Consiglio d’Europa nel 2002, richiede l’abolizione della pena di morte in ogni circostanza, incluso in tempo di guerra o di imminente minaccia di guerra. Tutti i paesi appartenenti all’Unione Europea difatti hanno ufficialmente abolito la pena di morte.

Invece negli Stati Uniti, nonostante il Protocollo alla Convenzione americana sui diritti umani per l’abolizione della pena di morte, adottato dall’Assemblea generale dell’Organizzazione degli Stati americani nel 1990, risulta ancora alto il numero dei sostenitori piuttosto che degli abolizionisti e per questo ancora diversi Stati fanno ricorso nel proprio ordinamento legislativo alle esecuzioni capitali.

La pena di morte

La pena di morte consiste nella massima sanzione penale applicabile ad un individuo. Viola il diritto alla vita, la sua irrevocabilità e l’uso sproporzionato anche nei confronti di innocenti a causa di discriminazioni sociali, politiche e razziali comportano repressione e limitazione di numerose libertà all’interno dei paesi dove viene applicata. Le condanne a morte avvengono spesso al termine di processi gravemente irregolari, dove le confessioni vengono estorte con la tortura e lo sfinimento del presunto colpevole. Sebbene sia inflitta più raramente rispetto al passato, ogni anno ne sono vittime migliaia di persone. I reati per i quali si può essere condannati a morte variano a seconda degli Stati: in molte legislazioni la pena capitale è prevista solo per crimini violenti come l’omicidio, ma in alcuni casi sono inclusi anche delitti di altro genere.

In totale 142 paesi hanno abolito la pena di morte : 111 stati l’hanno abolita per ogni reato; 7 stati l’hanno abolita salvo che per reati eccezionali, quali quelli commessi in tempo di guerra; in almeno 25 stati non si registrano esecuzioni da almeno dieci anni o sono stati assunti impegni a livello internazionale a non eseguire condanne a morte. Negli Stati Uniti la pena di morte è prevista in 12 stati, ci sono poi 13 Stati nei quali la pena capitale è ancora ufficialmente presente, ma che hanno deciso di aderire ad una moratoria temporanea che sospende ogni esecuzione. Essa è quindi prevista nell’ordinamento legislativo di 53 Paesi, ma quelli che eseguono condanne a morte sono assai di meno.

Dove viene applicata?

Sebbene nel 2022 il numero di paesi in cui è in vigore la pena di morte sia diminuito, lo stesso non si può dire per il numero di esecuzioni. Con l’avvento della pandemia da COVID-19 il numero delle esecuzioni aveva subito un forte calo che però con il progressivo ridimensionamento della diffusione del virus ha iniziato a riprendere il ritmo già nel 2021 con un aumento del 20% rispetto all’anno precedente. I paesi che più fanno ricorso alle esecuzioni capitali ufficialmente registrate sono Iran, Egitto e Arabia Saudita, quest’ultima in particolare ha più che raddoppiato il numero di esecuzioni. Una tendenza confermata nel 2022, con il macabro record di 81 persone giustiziate in un solo giorno a marzo.

Secondo Amnesty International dal periodo post-pandemico si sono registrati aumenti delle esecuzioni in Somalia, Sud Sudan, Yemen, Bielorussia, Giappone ed Emirati Arabi Uniti e delle condanne a morte nella Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Iraq, Myanmar, Vietnam e Yemen. In generale i numeri forniti dagli apparati statali di questi paesi vanno comunque considerati come numeri di partenza a causa della mancata trasparenza dei governi.

È bene notare che i dati provenienti da Amnesty International non tengono conto delle centinaia se non migliaia di esecuzioni capitali che vengono svolte in Cina, così come in Corea del Nord dove l’accesso alle informazioni e interdetto a ricercatori e divulgatori rappresentando un segreto di stato che non permette il monitoraggio delle esecuzioni nel mondo.

I metodi utilizzati possono differire a seconda dei paesi. Negli Stati Uniti vengono impiegati la sedia elettrica, le camere a gas, iniezioni letali (un mix di farmaci), fucilazione e impiccagione. In Arabia Saudita, invece, il metodo più usato è la decapitazione, che viene eseguita con la spada e per determinati reati, come l’adulterio, si può essere puniti con la lapidazione (cioè l’uccisione mediante lancio di pietre), che però è inflitta soprattutto in società tribali e da tribunali non statali. In Cina sono previste la fucilazione e l’iniezione letale.

Prospettive di abolizione

L’ultimo paese ad aver eliminato la pena di morte dal suo sistema giuridico è stato lo Zambia nel 2022, il numero dei paesi continua a ridursi negli anni quindi, ma il numero delle esecuzioni resta comunque alto.

Negli Stati Uniti, dall’inizio del 2023 sono state eseguite già 6 esecuzioni, un numero relativamente alto se si pensa che in tutto il 2021 ne sono state eseguite 11. Una questione importante che rientra nella questione sulla pena di morte riguarda anche il cosiddetto braccio della morte utilizzato in USA e Giappone: si tratta di un'ala di un carcere in cui sono rinchiusi i condannati a morte in attesa dell’esecuzione. Recentemente il California Department of Corrections and Rehabilitation (CDCR) sta muovendo verso l’eliminazione del braccio della morte dello stato pur mantenendo la condanna e lo stato di “in attesa di esecuzione” per i detenuti. Va comunque notato che la California non ha eseguito una condanna a morte da 17 anni.

In altri paesi invece come Iran e Arabia Saudita il ricorso alla pena di morte nei confronti anche di minorenni resta comunque in aumento a causa della situazione politica che ogni giorno vede condannati numerosi attivisti, oppositori del regime e civili a seguito di processi iniqui.

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Fonti utilizzate per il presente articolo:

https://www.amnesty.it/rapport...

https://www.osservatoriodiritt...

https://rivista.camminodiritto...

Fonte immagine:

https://www.pexels.com/it-it/f...

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L'Autore

Flora Stanziola

Autrice da giugno 2022 per Mondo Internazionale Post. Originaria dell'Isola d'Ischia e appassionata di lingue e culture straniere ha conseguito nel 2018 il titolo di Dott.ssa in Discipline per la Mediazione linguistica e culturale. Dopo alcune esperienze all'estero e nel settore turistico, nel 2020 ha intrapreso la strada delle relazioni internazionali iscrivendosi al corso di laurea magistrale in Politiche per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo, appassionandosi alle tematiche relative alla tutela dei diritti umani. Recentemente ha concluso il suo percorso di studi con la tesi dal titolo: "L'Uganda contemporaneo: dalle violenze ai processi di sviluppo".

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