Il forum di Davos e le sfide mondiali

Con una partecipazione record, si è da poco concluso il Forum economico mondiale

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  Michele Bodei
  24 gennaio 2023
  5 minuti, 42 secondi

Si è concluso il 20 gennaio il Forum economico mondiale (WEF) dopo cinque giornate. Nella cittadina svizzera di Davos – come ogni anno nello stesso periodo – si sono riuniti diversi leader politici mondiali, figure cardine nella politica e nel commercio mondiale, importanti giornalisti e intelluttuali e i rappresentanti delle principali istitutzioni internazional in materia di salute, ambiente e sviluppo.

Forum economico mondiale: di cosa si tratta?

Il forum nasce dall’idea del professore di business Klaus Schwab, che nel 1971 inaugura il Forum del Management Europeo – patrocinato dalla Commissione Europea – a cui partecipano i più importanti imprenditori e direttori d’azienda mondiali, con lo scopo di introdurre il modello manageriale statunitense alle imprese europee. Ben presto il progetto supera le sue ambizioni, quando nel 1974 vengono coinvolti anche leader politici internazionali per discutere sulla questione della crisi energetica che incombeva in quegli anni. Solo nel 1987 assume il nome di Forum economico mondiale (World economic forum), offrendo fin da subito opportunità per risolvere crisi bilaterali importanti – tra queste ricordiamo la Dichiarazione di Davos, che pone fine alla guerra tra Grecia e Turchia nel 1988, il primo incontro tra Corea del Nord e Corea del Sud nel 1989, l’incontro tra Mandela e il governo del Sudafrica sulla questione dell’Apartheid nel 1992, sino alla conclusione dell’accordo quadro su Gaza tra Palestina e Israele nel 1994.

Si ritiene l’edizione del 2023 “da record” per la partecipazione: 2700 partecipanti, tra leader economici e politici – 57 ministri delle finanze e 17 banchieri centrali – ma anche rappresentanti dell’Unione Europea – la presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen con altri commissari: Gentiloni per gli Affari Economici, Hahn al Bilancio e Simons per l’Energia, insieme anche alla presidente della BCE Lagarde – fino ad arrivare alla presidente del Fondo Monetario Internazionale Georgieva, ma anche vertici dell’intelligence americana. Tra i temi trattati spiccano l’ambiene e la guerra in Ucraina – con Zelensky in videoconferenza - le cui conseguenze hanno scosso l’economia di tutto il mondo.

Pessimismo sull’economia, fino a che punto?

L’organizzazione del forum svolge anche report e analisi che sono oggetto di dibattito nelle giornate d’incontro. Uno dei più importanti è quello presentato dal Boston Consoulting Group, che elenca i rischi del 2023 su diversi temi: ambiente, salute, sicurezza e stabilità economica. I dati non sono ottimisti per quanto riguarda la crescita del PIL mondiale, ostacolata dalla crescente inflazione causata dall’invasione russa. I dirigenti delle più grandi aziende ritengono di essere più pessimisti rispetto a dieci anni fa. Nonostante ci aspetti un anno di recessione,[1] l’FMI e la BCE ci tengono a essere ottimisti, in quanto comunque l’economia è cresciuta nel 2022 e ora la situazione sembra andare meglio del previsto. Secondo Georgieva bisogna comunque prestare attenzione a tre sfide importanti quest’anno: la guerra che continua, l’inflazione – che secondo Lagarde in Europa sta già iniziando a diminuire - e gli effetti dell’aumento dei tassi di interesse per il suo contenimento, che si prevede aumenteranno ulteriormente già nelle prossime settimane.

Il dilemma transaltantico dei sussidi

Nella discussione sull’inflazione, Paolo Gentiloni e Ursula Von Der Leyen ne aprofittano per annunciare due piani di investimenti importanti per incentivare la transizione ecologica e mitigare gli effetti dei rincari del gas: il Green Deal industriale europeo e il Net-Zero Industry Act. Quest’ultima misura è stata concepita in risposta all’Inflation Reduction Act di Biden, la misura volta a rilanciare il made in USA e a guidare la transizione ecologica che si sta ripercuotendo sull’economia europea. La presidente della Commissione non ha nascosto le sue preoccupazioni al ministro del lavoro americano Walsh, il quale ha garantito che Washington sarà disposta a dialogare con i suoi alleati per risolvere la questione. Le misure europee hanno anche scatenato divisioni tra i governi degli stati membri. Sul Net-Zero Industry Act aveva insistito molto la Francia, mentre paesi come la Germania all’inizio non ne erano convinti. Il primo ministro dei Paesi Bassi, Mark Rutte, ha dubitato sulla necessità di istituire altri fondi, sostenendo che “ce ne sono già abbastanza” e criticando la Francia e l’Italia per il debito pubblico.

Le posizioni sull’ambiente

Sulle problematiche ambientali il Segretario delle Nazioni Unite Guterres chiede un intervento rapido –“il mondo sta vivendo in una tempesta perfetta”- e attacca “le bugie dei Big dell’energia”. Fatih Birol - direttore esecutivo dell’Agenzia Internazioanle per l’Energia – ha fissato l’obiettivo di non superare l’aumento di 1,5 gradi della media delle tempere globali, per il quale sarà necessario aumentare gli investimenti nelle fonti rinnovabili da 1,5 miliardi a 4. Ha attirato l’attenzione la partecipazione della ministra dell’ambiente del Brasile, Marina Silva, parte del governo appena eletto di Lula. Dopo che la deforestazione ha raggiunto livelli record nel 2022, la ministra ha promesso che si impegnerà a proteggere l’Amazzonia, ma che avrà bisogno di una mano – motivo per cui Lula nei prossimi giorni incontrerà i leader dei paesi vicini per discutere la preservazione della Foresta. Il cancelliere tedesco Schulz scommette sulla neutralità climatica, che promette di raggiungere in Germania entro il 2045. A rubare la scena su questo tavolo è stata sicuramente Greta Thunberg, la cui partecipazione ha attirato l’attenzione di tutti i media. La giovane attivista accusa i leader presenti per non aver fatto abbastanza: “sapevano da decenni che i combustibili fossili causano catastrofici cambiamenti climatici” e incalza “è il forum di chi distrugge il pianeta”.

Sostegno all’Ucraina

Il forum si è espresso in coro a sostegno dell’Ucraina. Zelensky ha chiesto di continuare ad a appoggiare Kiev e di rafforzare le sanzioni contro Mosca. A favore si è espresso anche Henry Kissinger, dichiarando che “non c’è più motivo di tenere l’Ucraina fuori dalla NATO”. La stessa posizione è stata condisa da Jens Stoltenberg, segretario generale della NATO, che vuole mantenere la promessa già fatta sull’ammissione di Kiev nell’alleanza, confermando che “il tempo conta ed è necessario fornire nuovi mezzi pesanti e moderni”. Zelenski ha criticato l’atteggiamento restio della Germania a fornire aiuti, ma la presidente del Parlamento Europeo Metzola ha garantito che gli auti non si fermeranno: “con aiuti militari Kiev può vincere, senza no”.

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Michele Bodei

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