Dopo oltre due decenni dall'uscita di Gladiatore, Ridley Scott torna a esplorare il mondo dell'antica Roma con un sequel tanto atteso quanto controverso: Gladiatore II. La pellicola, che ha come protagonista Lucio (Paul Mescal), figlio illegittimo di Massimo Decimo Meridio, si apre con un’atmosfera familiare, ma promette, sin dai primi minuti, un viaggio ricco di azione, intrighi e spettacolarità. Tuttavia, ciò che emerge è un prodotto cinematografico che sembra oscillare tra il tentativo di riprodurre l'epicità del primo film e una serie di scelte narrative e stilistiche discutibili, in cui la necessità cinematografica e la superbia registica la fanno da padrone.
Ma andiamo per ordine:
Lucio, presentato come un umile contadino e soldato dell'esercito della Numidia, si ritrova nuovamente coinvolto nei giochi di potere di una Roma divisa e corrotta. Pur essendo il figlio di Massimo Decimo Meridio, un uomo che non ha mai conosciuto e di cui ignora quasi tutto, vive costantemente nell'ombra di quel padre leggendario. Una figura assente e mitizzata che condiziona profondamente il suo percorso, ma al tempo stesso lo priva di una vera connessione emotiva con il passato. Così, la sua sete di vendetta, pur essendo il motore della sua esistenza, manca della complessità e del peso emotivo che avevano reso Massimo un eroe indimenticabile.
La rabbia è l’emozione che trasforma Lucio dal protagonista del film allo strumento nelle mani di tre diverse figure che portano avanti l’azione durante tutto il corso del film:
Marco Acacio, che con la prima battaglia in Numidia segna il destino di Annone, rendendolo uno schiavo e poi un gladiatore; permettendogli di seguire le orme del padre.
Macrino che dopo averlo comprato per farlo combattere nella sua scuderia, capisce le potenzialità spettacolari ma anche i legami con il potere, che Annone ha, e li sfrutta a suo piacimento per raggiungere il trono.
Lucilla che prima di morire, è il baluardo di una Roma ancora fedele a Marco Aurelio e al suo ideale di un impero trasformato in una pseudo-democrazia con a capo il senato. Ideale che è il gancio da traino utilizzato per tutta la durata del film.
Tra loro, brilla l'interpretazione e il personaggio di Denzel Washington, Macrino, a mio parere protagonista assoluto del film, un lanista scaltro e manipolatore che impone a Lucio il mondo dei gladiatori. La sua performance, ricca di sfumature e carisma, domina ogni scena in cui appare, rendendo, mi ripeto, evidente una problematica centrale del film: i personaggi secondari sono talvolta più interessanti del protagonista stesso, tanto da metterlo completamente in ombra.
Il Gladiatore II cerca di bilanciare scene d’azione mozzafiato con un’intensa drammaticità. Tuttavia, questa ambizione spesso si traduce in un risultato disomogeneo. Le battaglie sono visivamente impressionanti, ma cariche di anacronismi e scelte poco plausibili. La prima sequenza in Numidia, ad esempio, vede i romani attaccare con torri d’assedio da navi, un’idea affascinante, ma storicamente e logisticamente improbabile. Anche le dinamiche dell'arena, per quanto spettacolari, sembrano più vicine a una coreografia teatrale che a combattimenti brutali e realistici.
L’inserimento di squali nel Colosseo è un altro esempio di un approccio che privilegia l’effetto scenico alla credibilità storica. Scott potrebbe difendersi affermando che la storia è al servizio della narrazione cinematografica, ma l’effetto finale risulta ridicolo, aggravato da una CGI poco convincente.
Tornando alla carica sul lato narrativo, il film si struttura in tre atti principali, ma ciascuno sembra soffrire di un problema fondamentale: la mancanza di coerenza. La prima parte, come già detto. è dominata dalla figura di Marco Acacio, Pedro Pascal, il generale romano che imprigiona Lucio dopo la guerra e che lo porta sulla strada del suo destino, rimanendo, comunque, un ruolo marginale. La seconda parte, guidata da Macrino, è senza dubbio la più forte grazie alla caratterizzazione del personaggio e alla performance di Washington. Tuttavia, la terza parte, che dovrebbe rappresentare l’apice emotivo e narrativo, si perde in un tentativo forzato di replicare le emozioni del primo film.
La circolarità narrativa – con Lucio che ricalca i passi del padre, persino in dettagli visivi come il gesto di raccogliere la terra prima del combattimento – appare più come una scelta pigra che un omaggio. Il tutto condito con l’idea del “sogno romano”, una sorta di trasposizione del sogno americano nel contesto dell’impero, che svuota ulteriormente l’anima della storia, riducendo la grandezza di Roma a una semplice metafora contemporanea, fatta da un americano per gli americani.
La domanda che quindi mi sorge spontanea è “il Gladiatore II era davvero necessario?” La pellicola sembra costruita più per soddisfare un’esigenza commerciale che per offrire un capitolo significativo nella saga iniziata nel 2000. Il film, pur essendo visivamente spettacolare e intrattenente in alcuni momenti, manca di quella forza narrativa ed emotiva che ha reso Gladiatore un classico e un film studiato nelle corsi universitari di cinema per la sua grandezza in fatto di simbolismo e puntualità nella costruzione narrativa.
L’interpretazione di Washington è il punto di forza principale, ma non basta a compensare le debolezze di una sceneggiatura frammentaria e di una regia che, a tratti, sembra compiacersi eccessivamente.
Il Gladiatore II è un film ambizioso che cerca di catturare l’essenza del suo predecessore, ma che finisce per esserne un’ombra traballante proiettata dalla luce di una candela. Con scene d’azione elaborate, personaggi secondari accattivanti e un’estetica visiva innegabilmente seducente, intrattiene il pubblico, generalista, ma lascia con la sensazione che il cuore della storia sia stato sacrificato sull’altare dello spettacolo.
Come spettatori consapevoli, possiamo apprezzare il ritorno nel mondo dell'antica Roma, ma è impossibile ignorare che, a differenza di Massimo, il Gladiatore II non ci conquista completamente né ci fa sentire davvero “intrattenuti”.
Mondo Internazionale APS - Riproduzione Riservata ® 2024
Condividi il post
L'Autore
Jacopo Cantoni
Laureato in Cinema presso l'Alma mater Studiorum di Bologna, mi cimento nella scrittura di articoli inerenti a questo bellissimo campo, la Settima Arte. Attualmente frequento il corso Methods and Topics in Arts Management offerto dall'università Cattolica del Sacro Cuore.
Categorie
Tag
Gladiatore II Ridley Scott Sequel Pedro Pascal Denzel Washington 2024 Paul Mescal Connie Nielsen Marco Aurelio Annone Massimo Decimo Meridio